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 2014  aprile 20 Domenica calendario

IL SENTIERO STRETTO PER RIDURRE IL DEBITO


Circola un fantasma per l’Italia che, se dovesse materializzarsi con le sue catene, avrebbe un effetto devastante. Si sostiene in sedi politiche e accademiche che, sulla base delle regole del Six Pack europeo, dal 2015 dovremo ridurre il debito pubblico di 55 miliardi l’anno, una cifra che metterebbe k.o. l’economia. Il numero deriva dal fatto che ogni Paese si impegna a ridurre di un ventesimo l’anno la quota di debito pubblico eccedente il 60% del prodotto lordo (Pil). Dal momento che il debito italiano ha raggiunto nel 2013 il 132,6% , la riduzione dovrebbe essere di circa il 3,5% l’anno, cioè, appunto, attorno ai 55 miliardi . Questo fantasma, però, ha buone probabilità di non materializzarsi. Lo ha dimostrato in un recente paper Franco Mostacci, un ricercatore dell’Istat. Il timone dei conti pubblici, però, dovrà essere tenuto saldo.
Mostacci ricorda che, per venire incontro ai Paesi che hanno impostato una manovra correttiva del debito, la Commissione Ue prevede, tra le altre, la possibilità di effettuare il calcolo della sua riduzione non sugli anni passati ma sulle aspettative riferite ai due anni successivi al 2015 . Bene, partendo dalle indicazioni della Commissione, calcola che il livello di riferimento (da non superare) del debito italiano per il 2017 sarebbe pari al 124,6% del Pil. Sulla base dei dati della Banca d’Italia, dell’Istat e delle previsioni della Ue, il debito italiano sarà pari al 133,7% nel 2014 , al 132,4% nel 2015 , al 128,6% nel 2016 e — importante — al 124,5% nel 2017 . Per un soffio, dunque, la riduzione richiesta sarà raggiunta. Il calcolo si fonda sull’ipotesi moderata di una crescita reale del Pil dello 0,6% quest’anno e dell’1,2% gli anni successivi e su una riduzione costante del deficit netto fino allo 0,7% del Pil nel 2017 . Ciò nonostante, il margine di rientro è sottile: ogni deviazione potrebbe essere fatale.
Mostacci sottolinea due altre ragioni di ottimismo, in prospettiva, anche se non decisive. A settembre, l’Istat effettuerà una revisione del Pil che dovrebbe portarlo a crescere tra l’uno e il 2% . Secondo, se l’obiettivo del debito al 124,6% del Pil non dovesse essere raggiunto per pochi punti decimali l’Italia potrebbe ricorrere a un «aiuto» (previsto dalla Commissione) grazie al fatto che negli ultimi anni ha contribuito per 55,6 miliardi ai piani di salvataggio europei, senza i quali il debito del 2013 sarebbe il 129% del Pil invece che il 132,6% . Se la traiettoria di rientro dal debito prevista sarà rispettata, dunque, il taglio di 55 miliardi all’anno del bilancio pubblico non ci sarà. Semmai, è un’altra regola europea che potrebbe spingere a tagli. L’Italia si è impegnata a rispettare il limite del deficit netto sotto al 3% del Pil e il limite del deficit strutturale (cioè depurato da misure una tantum e dagli effetti del ciclo economico) dello 0,5% . Secondo le previsioni della Commissione, però, il deficit strutturale nel 2015 sarà lo 0,8% del Pil: uno 0,3% di differenza che potrebbe costringere a una manovra attorno ai cinque miliardi . Un fantasma undici volte più piccolo. Camminiamo però su un sentiero molto, molto stretto.