Guido Olimpio, Corriere della Sera 20/4/2014, 20 aprile 2014
I RAZZI USA A RIBELLI SIRIANI «MODERATI»
WASHINGTON - Un progetto pilota per testare la fedeltà di una parte dei ribelli siriani. Lo hanno messo a punto le intelligence di Usa, Arabia Saudita e Giordania con la fornitura di alcuni sistemi anti-carro Tow statunitensi. Una ventina di «pezzi», dotati di un apparato che permette l’uso, grazie alle impronte digitali, a un numero ristretto di militanti. A rivelare i dettagli il Wall Street Journal che conferma notizie trapelate in queste settimane. Impossibile negarlo: su Youtube si possono vedere gli insorti che tirano sui tank del regime con i Tow. A beneficiare dell’aiuto la formazione Harakat Hazm, nata a gennaio dalla fusione di gruppi minori e sponsorizzata da Riad. Probabile che in seguito i missili arrivino anche al Fronte Rivoluzionario, altra organizzazione ritenuta «moderata» (secondo criteri molti vaghi). Il piano ideato dai servizi prevede: 1) Training di un nucleo ristretto di ribelli, probabilmente in una base nel nord della Giordania. 2) I Tow sono arrivati dall’arsenale statunitense. Quelli apparsi sul campo hanno matricole che riportano a una dotazione dei marines nel 2012. 3) Periodo di prova per capire se ci possa fidare delle formazioni. Se non cederanno le armi a fazioni estremiste, è probabile che le forniture saranno più ampie. 4) I sauditi cercheranno di usare questo periodo per convincere gli americani a permettere l’invio di missili anti-aerei. Le armi sono da mesi nei depositi in Giordania e Turchia, ma la Casa Bianca ha posto il veto perché teme che finiscano nelle mani sbagliate. E a proposito dei qaedisti, osservatori mediorientali sono attenti alle mosse del kuwaitiano Mohsen al Fadhli. Secondo diverse analisi è lui il vero rappresentante di al Zawahiri in Siria. Per anni «ospite» in Iran, ha lasciato il Paese per unirsi alla ribellione nella primavera del 2013. Missione per nulla facile vista la spaccatura all’interno della componente più radicale della resistenza. Al Fadhli ha incassato la fedeltà di al Nusra, ma ha dovuto parare i colpi dell’Isis, movimento estremista che si è esteso dalla Siria all’Iraq. Una contestazione rinnovata in queste ore con una scomunica nei confronti di al Zawahiri che ha risposto con un appello all’unità. Lo spazio per il dialogo è ridotto. In questa fase c’è più propensione a usare le armi. L’Isis ha assassinato una figura qaedista storica come Abu Khaled al Suri e sembra deciso a proseguire in autonomia. Del resto il suo seguito è impressionante, il numero di combattenti e la preparazione non sono da meno. Molte organizzazioni presenti nei Paesi vicini hanno scelto l’Isis voltando le spalle a Zawahiri. Persino a Gaza sono nate cellule scissioniste. Restano infine da capire le mosse di Teheran. L’Iran, grande alleato della Siria, ha lasciato partire al Fadhli permettendogli di aderire all’insurrezione. Probabilmente una manovra per favorire i dissidi, profondi, tra le diverse componenti della rivolta.