Antonella Baccaro, Corriere della Sera 19/4/2014, 19 aprile 2014
RADDOPPIA LA TASSA SULLE BANCHE IMPRESE, 8 MILIARDI DI RIMBORSI
ROMA — Una manovra da circa 7,7 miliardi tra maggiori spese e minori introiti è quella messa a punto dal governo Renzi nel decreto che finanzia, a partire da maggio e per il solo 2014, il bonus da 80 euro mensili per i lavoratori dipendenti che guadagnano tra 8 mila e 24 mila euro (costo circa 6,9 miliardi) e il taglio dell’Irap dal 3,9% al 3,5% (costo circa 700 milioni), coperto con l’aumento della tassazione sulle rendite finanziarie dal 20% al 26%. «Le misure sono strutturali» ha assicurato Renzi. Ma per il 2015 le coperture per il bonus dovranno essere trovate e inserite nei prossimi mesi nella legge di Stabilità.
Le una tantum
Spariti i tagli diretti alla Sanità che avrebbero portato un miliardo nel 2014, sono state confermate alcune misure una tantum che nel complesso cifrano 2,7 miliardi.
Come l’aumento della tassazione sulle quote rivalutate di Banca d’Italia detenute dalle banche con un’aliquota che passa dal 12% al 26% (1,8 miliardi). Le tre rate annuali che erano state previste saltano: 1,8 miliardi dovranno essere versati subito in un’unica soluzione. Una decisione che il premier avrebbe preso in Consiglio dei ministri malgrado il pressing delle banche, convinte che la nuova norma, poiché retroattiva, sia incostituzionale. È una tantum anche la copertura derivante dal pagamento di 8 miliardi di debiti arretrati della Pubblica amministrazione: il gettito Iva atteso è «prudente» secondo Renzi e ammonta a 600 milioni.
Il decreto contiene finalmente la normativa necessaria a far entrare in campo la garanzia di Cassa depositi e prestiti per la cessione dei crediti dalle imprese alle banche. Infine ci sono 300 milioni di introiti provenienti dalla lotta all’evasione fiscale del 2013. Rispetto alla quale nel 2015 il governo si aspetta un incremento di almeno due miliardi.
Acquisti di beni e servizi
È questo il capitolo più cospicuo delle coperture per una cifra pari a 2,1 miliardi. Parte la riorganizzazione della spesa in grossi centri (aggregatori) il cui numero complessivo alla fine non potrà essere superiore a 35. Le amministrazioni pubbliche dovranno pubblicare sui siti istituzionali i dati relativi alla spesa e l’indicatore della tempestività dei pagamenti. Ma soprattutto è previsto un taglio da 700 milioni della spesa per acquisti in egual misura per Stato, Regioni ed enti locali. I risparmi dovranno essere definiti entro 60 giorni «pena il taglio lineare dei trasferimenti» ha detto il sottosegretario Graziano Delrio, dicendo di augurarsi che a questa stretta non si faccia fronte con aumenti d’imposte a livello locale. Niente l’assicura: le Regioni, ad esempio, dovranno scegliere se agire altrimenti tagliando i costi della politica, i Trasporti o la Sanità, che dunque verrebbe indirettamente coinvolta nei tagli.
Auto e aerei
Un tetto di acquisto riguarda le auto di servizio — tranne quelli per servizi di sicurezza e sociali — che vedrà l’assegnazione di sole cinque auto a Ministero. La Difesa assicura un apporto in termini di risparmi 400 milioni, 135 dei quali provenienti dalla riduzione del programma degli F35. Altri 200 milioni di tagli lineari riguardano gli altri ministeri. Sono previste specifiche misure per ridurre gli affitti di immobili da parte di enti pubblici e per un miglior utilizzo degli spazi esistenti. Dalla facoltà di ricontrattare i canoni di locazione degli immobili dello Stato si attende un risparmio di 100 milioni. Alla Rai viene chiesto un impegno che vada a ridurre il trasferimento da parte dello Stato di 150 milioni per l’anno 2014 attraverso scelte di efficientamento e cessione di quote di partecipate.
Trasferimenti
Il capitolo è ancora coperto dal riserbo e contiene risparmi per un miliardo: si tratta dei trasferimenti alle imprese e di alcune agevolazioni (crediti di imposta) che verrebbero ridotti. Coinvolti le Ferrovie e il settore dell’agricoltura. È previsto un ulteriore incremento della digitalizzazione della macchina pubblica, con 100 milioni di euro di risparmi, e con l’anticipazione dell’obbligo della fatturazione elettronica e la pubblicazione telematica di avvisi e bandi di gara. Dal riordino delle Province determinato dalla legge appena approvata si attendono 100 milioni nel 2014.
Il tetto per i dirigenti
Arriva in porto il tetto ai compensi dei dirigenti della Pubblica amministrazione, che non potranno superare l’importo annuo massimo di 240 mila euro lordi, pari all’emolumento del capo dello Stato. Si va quindi a ridurre di oltre 70 mila euro il tetto fissato in precedenza a 311 mila euro. La misura, che parte dal 1° maggio 2014, tocca anche le società partecipate, ad esclusione di quelle quotate e emittenti strumenti finanziari quotati nei mercati regolamentati. Riguarda anche i magistrati e gli organismi autonomi come Banca d’Italia e le Autorità indipendenti. Le prime bozze del provvedimento ipotizzavano che i tetti fossero tre o quattro, dunque introducevano dei risparmi a livello dei «quadri» che sono scomparsi.
Camera e Senato
Per il 2014 si prevede il concorso alla riduzione della spesa pubblica da parte degli organi costituzionali, presidenza della Repubblica, Camera dei deputati, Senato della Repubblica, Corte costituzionale, nel rispetto delle loro prerogative di autonomia, secondo le cifre deliberate per 50 milioni di euro. In attesa della Riforma costituzionale per il Cnel è previsto nel 2014 un minor stanziamento di 5 milioni di euro.
Clausole di salvaguardia
Tutte le coperture sono assistite dalla garanzia delle clausole di salvaguardia secondo le regole europee. Se, cioè, non dovessero realizzarsi i risparmi o i maggiori introiti previsti dal decreto scatterebbero tagli lineari o aumenti di tassazione tali da garantire le cifre previste.