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 2014  aprile 21 Lunedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - GLI INCAPIENTI E GLI ALTRI POVERI


ROMA - Oltre un milione di famiglie è senza reddito da lavoro, mentre sono più di quattro milioni gli italiani che chiedono un aiuto per riuscire a mangiare. E tutti i componenti ’attivi’ che partecipano al mercato del lavoro sono disoccupati. E’ quanto emerge da dati Istat e Coldiretti sul 2013 che descrivono una situazione drammatica: solo un anno fa erano il 18% in meno quelli senza redditi, 955.000 nel 2012 contro i 1.130.000 attuali. Tra questi quasi mezzo milione (491.000) corrisponde a coppie con figli, mentre 213.000 sono monogenitore, 295.000 single e 83.000 coppie senza figli
Il numero delle famiglie dove tutte le forze lavoro sono in cerca di occupazione risulta in crescita quindi di 175.000 unità, in termini assoluti. E nel confronto con due anni prima il rialzo supera il 50%, attestandosi precisamente al 56,5%. Si tratta quindi di ’case’ dove non circola denaro, ovvero risorse che abbiano come fonte il lavoro. Magari possono contare su redditi da capitale, come le rendite da affitto, o da indennità di disoccupazione, o ancora da redditi da pensione, di cui beneficiano membri della famiglia ormai ritiratisi dal lavoro attivo. A soffrire di più, ancora una volta, è il Mezzogiorno, con 598.000 famiglie. Seguono il Nord, che ne ha 343.000, e il Centro, con 189.000. Ma il fenomeno avanza dappertutto rispetto a 12 mesi prima.
Ai dati dell’Istat si sposano quelli, ugualmente a tinte fosche, di
Coldiretti. Secondo un’analisi dell’Associazione sono 4.068.250 le persone che in Italia sono state costrette a chiedere aiuto per mangiare nel 2013, con un aumento del 10 per cento sull’anno precedente. Per effetto della crisi economica e della perdita di lavoro si sta registrando un aumento esponenziale degli italiani senza risorse sufficienti neanche a sfamarsi: erano 2,7 milioni nel 2010, sono saliti a 3,3 milioni nel 2011 ed hanno raggiunto i 3,7 milioni nel 2012. In particolare, nel 2013 si contano 303.485 persone che hanno beneficiato dei servizi mensa, mentre sono ben 3.764.765 i poveri che nel 2013 hanno avuto assistenza con pacchi alimentari che rispondono maggiormente alle aspettative dei nuovi poveri (pensionati, disoccupati, famiglie con bambini) che per vergogna prediligono questa forma di aiuto piuttosto che il consumo di pasti gratuiti in mensa. Una situazione drammatica che, osserva la Coldiretti, "rappresenta la punta di un iceberg delle difficoltà che incontrano molte famiglie italiane nel momento di fare la spesa".

http://genova.repubblica.it/cronaca/2014/03/20/news/carta_acquisti_anti-povert_da_domani_la_graduatoria-81445608/?ref=search
Da domani verrà pubblicata sul sito del comune di Genova la graduatoria provvisoria per l’assegnazione della carta acquisti sperimentale per combattere la povertà, una tessera che avrà caricata una cifra variabile fra 231 e 404 euro al mese per acquistare beni di prima necessità. Il progetto era partito già l’anno scorso tanto che già a settembre erano stati presentati tutti i documenti ma i tempi di valutazione da parte dell’ Inps sono stati infiniti e comunque su una cifra che a Genova permetterebbe di accogliere 645 domande alla fine gli idonei sono risultati solo 313 mentre 630 sono le pratiche bollate come non idonee e 47 sospese.
"Si tratta di un progetto sperimentale nazionale - spiega l’assessore ai servizi sociali Emanuela Fracassi - ora ci auguriamo che venga intanto confermata
ma soprattutto semplificata e che i requisiti vengano resi più elastici e gestibili a livello locale". Per quanto riguarda comunque la graduatoria attuale gli esclusi potranno presentare ulteriori chiarimenti. La graduatoria definitiva sarà pronta a maggio.

Tremilacinquecento famiglie sfrattate in un anno e 2.300 cittadini senza fissa dimora nell’area metropolitana, che salgono a 3.300 in tutto il Piemonte. Sono le cifre sulla povertà riferite ieri pomeriggio, nell’aula magna del Cottolengo, dal responsabile regionale della Caritas, Pierluigi Dovis. L’occasione è la giornata di studi promossa da Acos Piemonte su "Salute e crisi". Il quadro generale non è confortante: "Sono troppi coloro che si vergognano di chiedere aiuto", lamentano gli operatori. L’associazione cattolica degli operatori sanitari ha invitato esponenti di Caritas, Sermig e Gruppo Abele a illustrare la situazione sociale nelle città e nella regione e le esperienze di intervento degli ultimi anni. Una opportunità per infermieri e operatori sanitari in genere: "Fino a quando non ho avuto modo di entrare nelle case per portare l’assistenza domiciliare non ho avuto davvero idea di quale fosse il contesto in cui ci muoviamo", racconta una delle infermiere che aderiscono ad Acos.

Il contesto torinese non è facile. "Agli effetti della crisi economica spiega Leopoldo Grosso del Gruppo Abele si aggiungono le difficoltà di chi, dopo aver perso il lavoro, perde la casa a causa degli sfratti e, successivamente, rischia di vedere sfaldarsi la famiglia. Spesso testimonia nei nostri dormitori si presentano padri che hanno perso il lavoro e non sanno più dove andare, senza casa e senza più la famiglia che è riparata dai genitori della madre". Situazioni alle quali non è facile porre rimedio. Dovis spiega che "ormai in diversi casi chi si rivolge alla Caritas segnala la difficoltà non solo a pagare le bollette ma anche ad affrontare i costi dei ticket per gli esami medici. E molti, soprattutto tra coloro che sono diventati poveri dopo una vita di relativo benessere, fanno una fatica enorme a raccontarci le loro difficoltà". "La crisi aggiunge Grosso sta facendo diminuire le richieste negli asili nido della città. Non solo perché le famiglie non sono in grado di far fronte ai costi ma anche perché la mancanza di lavoro lascia a casa padri e madri".

Le diffuse difficoltà economiche stanno facendo affluire all’ambulatorio medico per immigrati del Sermig, all’Arsenale della pace di Borgodora anche una quota di italiani. "L’ambulatorio spiega la direttrice sanitaria Maria Pia Bronzino è nato 25 anni fa per offrire cure mediche agli immigrati che non potevano ottenerle. Un lavoro fatto basandoci esclusivamente sul volontariato di medici e infermieri e, per quanto riguarda i medicinali, alle donazioni". Oggi l’ambulatorio è in grado di fornire assistenza anche ai non pochi italiani indigenti. "L’unica difficoltà è legata al fatto che non siamo in grado di eseguire esami e interventi perché richiederebbero apparecchiature costose. Tutto si basa sull’iniziativa di chi ha deciso di mettere a nostra disposizione un po’ del suo tempo e della sua professionalità. Anche se spesso la sanità è identificata con il business, noi proviamo a invertire quella logica creando una sorta di economia sanitaria della fraternità".

Una soluzione che serve a offrire un salvagente per i molti che sono caduti in una situazione di povertà: "Calcoliamo conclude Pierluigi Dovis che a Torino il 13 per cento della popolazione sia povero o rischi di diventarlo presto mentre un altro 56 per cento ha il timore di peggiorare nei prossimi mesi la propria condizione economica".

PAOLO GRISERI
Tremilacinquecento famiglie sfrattate in un anno e 2.300 cittadini senza fissa dimora nell’area metropolitana, che salgono a 3.300 in tutto il Piemonte. Sono le cifre sulla povertà riferite ieri pomeriggio, nell’aula magna del Cottolengo, dal responsabile regionale della Caritas, Pierluigi Dovis. L’occasione è la giornata di studi promossa da Acos Piemonte su "Salute e crisi". Il quadro generale non è confortante: "Sono troppi coloro che si vergognano di chiedere aiuto", lamentano gli operatori. L’associazione cattolica degli operatori sanitari ha invitato esponenti di Caritas, Sermig e Gruppo Abele a illustrare la situazione sociale nelle città e nella regione e le esperienze di intervento degli ultimi anni. Una opportunità per infermieri e operatori sanitari in genere: "Fino a quando non ho avuto modo di entrare nelle case per portare l’assistenza domiciliare non ho avuto davvero idea di quale fosse il contesto in cui ci muoviamo", racconta una delle infermiere che aderiscono ad Acos.
Il contesto torinese non è facile. "Agli effetti della crisi economica spiega Leopoldo Grosso del Gruppo Abele si aggiungono le difficoltà di chi, dopo aver perso il lavoro, perde la casa a causa degli sfratti e, successivamente, rischia di vedere sfaldarsi la famiglia. Spesso testimonia nei nostri dormitori si presentano padri che hanno perso il lavoro e non sanno più dove andare, senza casa e senza più la famiglia che è riparata dai genitori della madre". Situazioni alle quali non è facile porre rimedio. Dovis spiega che "ormai in diversi casi chi si rivolge alla Caritas segnala la difficoltà non solo a pagare le bollette ma anche ad affrontare i costi dei ticket per gli esami medici. E molti, soprattutto tra coloro che sono diventati poveri dopo una vita di relativo benessere, fanno una fatica enorme a raccontarci le loro difficoltà". "La crisi aggiunge Grosso sta facendo diminuire le richieste negli asili nido della città. Non solo perché le famiglie non sono in grado di far fronte ai costi ma anche perché la mancanza di lavoro lascia a casa padri e madri".
Le diffuse difficoltà economiche stanno facendo affluire all’ambulatorio medico per immigrati del Sermig, all’Arsenale della pace di Borgodora anche una quota di italiani. "L’ambulatorio spiega la direttrice sanitaria Maria Pia Bronzino è nato 25 anni fa per offrire cure mediche agli immigrati che non potevano ottenerle. Un lavoro fatto basandoci esclusivamente sul volontariato di medici e infermieri e, per quanto riguarda i medicinali, alle donazioni". Oggi l’ambulatorio è in grado di fornire assistenza anche ai non pochi italiani indigenti. "L’unica difficoltà è legata al fatto che non siamo in grado di eseguire esami e interventi perché richiederebbero apparecchiature costose. Tutto si basa sull’iniziativa di chi ha deciso di mettere a nostra disposizione un po’ del suo tempo e della sua professionalità. Anche se spesso la sanità è identificata con il business, noi proviamo a invertire quella logica creando una sorta di economia sanitaria della fraternità".
Una soluzione che serve a offrire un salvagente per i molti che sono caduti in una situazione di povertà: "Calcoliamo conclude Pierluigi Dovis che a Torino il 13 per cento della popolazione sia povero o rischi di diventarlo presto mentre un altro 56 per cento ha il timore di peggiorare nei prossimi mesi la propria condizione economica".

http://bologna.repubblica.it/cronaca/2014/02/11/news/caffarra_contro_la_povert_grida_vendetta_davanti_a_dio-78306033/?ref=search
"Queste situazioni gridano vendetta al cospetto di Dio". Così, a margine della presentazione del progetto sulla distribuzione delle eccedenze ortofrutticole ritirate dal mercato, l’Arcivescovo di Bologna, cardinale Carlo Caffarra, ha replicato a chi gli chiedeva un commento sulla povertà in città.
"Ieri mattina, quando pioveva così forte, affacciandomi alla finestra, ho visto che c’era una signora con un bambino piccolo che si erano riparati
sotto il portone e, sostanzialmente l’unico cibo che avevano, perchè dopo sono sceso, era una arancia. Il bambino camminava già, era grande: sono situazioni che gridano vendetta al cospetto di Dio perchè poi dopo, magari, troviamo i cassonetti pieni di cibo buttato via".



http://www.agea.gov.it/portal/page/portal/AGEAPageGroup/HomeAGEA/AreaCons/ElencoPagamenti
AVVISO
La pubblicazione via Internet dei beneficiari degli aiuti della Politica agricola comune (Pac) è stata sospesa a seguito della decisione della Corte europea di giustizia del 9 novembre 2010 che ha dichiarato "parzialmente non validi i principi legali su cui la Commissione aveva imposto agli Stati membri di rendere pubblici i nomi dei beneficiari dei sussidi e del loro ammontare".
La Commissione UE ha disposto la sospensione della pubblicazione in attesa di varare nuove disposizioni in merito.


Mentre è in corso un’inchiesta della Procura di Roma sull’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura (AGEA) che gestisce i fondi comunitari, la Regione Veneto ha annunciato entro primavera i bandi dal fondo di 1,2 miliardi per l’innovazione nell’ambito della nuova Politica Agricola Comunitaria (PAC) che per il Veneto prevede complessivamente 3,5 miliardi di euro. L’eurodeputato PD Andrea Zanoni ha affermato: «Di fronte allo scandalo AGEA anziché contestare l’Europa e assumere atteggiamenti anti europeisti dovremmo impegnarci a risanare le nostre strutture per guadagnare la fiducia degli altri Paesi, oltre a quella dei nostri cittadini».



L’Unione Europea ha stanziato i fondi per la Politica Agricola Comunitaria 2014 - 2020 divisa in due grossi filoni, definiti “pilastri”. Il 16 gennaio 2014, si è chiusa la trattativa tra Stato e Regioni per definire l’ammontare, per ogni Regione, del contributo destinato ai progetti, vale a dire il “secondo pilastro” per il quale in Veneto arriveranno circa 1,2 miliardi, che comprendono 511 milioni di contributi che arrivano direttamente dall’Ue, 471 dallo Stato e una quota regionale di 202 milioni di euro.



A breve inizieranno, inoltre, le trattative per dividere la tornata del “primo pilastro”, ovvero le risorse dirette agli agricoltori che la Regione Veneto stima in circa 2,3 miliardi.

Complessivamente, dunque, al Veneto sono destinati circa 3,5 miliardi di euro.



Il 20 novembre 2013, è stata approvata dal Parlamento europeo la nuova Politica Agricola Comunitaria (PAC) per il periodo 2014-2020, sulla base dell’accordo raggiunto dal Consiglio europeo. Il Parlamento europeo ha ratificato i quattro testi legislativi su pagamenti diretti, sviluppo rurale, Ocm unica (ortofrutta) e monitoraggio della PAC.



L’Europa ha destinato all’agricoltura circa 373 miliardi di euro, ovvero il 38% del bilancio complessivo dell’Ue (prima si era oltre il 40%). All’Italia arriveranno circa 52 miliardi, e cioè 41,5 miliardi di fondi Ue e 10,5 di fondi nazionali. In pratica si tratta di 7,4 miliardi l’anno: di questi 3,8 saranno destinati ai pagamenti diretti, 3 allo sviluppo rurale e 600 milioni all’Ocm ortofrutticola.



Il 30% dei pagamenti diretti sarà destinato al “Greening”, ossia a progetti e investimenti finalizzati a diversificare le colture, al mantenimento dei pascoli permanenti e alla creazione di aree di interesse ecologico.



Il 17 dicembre 2013, i Parlamento europeo e il Consiglio dell’Unione europea hanno adottato i Regolamento Ue 1305/2013 sul Sostegno allo sviluppo rurale da parte del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale” (FEASR) che abroga il Regolamento CE n. 1698/2005 del Consiglio europeo.



Intanto la Procura di Roma sta indagando sull’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura (AGEA) che eroga i fondi comunitari, dopo che la sparizione di 50 milioni di euro dai libri contabili dell’ente. L’inchiesta è condotta dal Nucleo Spesa pubblica e frodi comunitarie della Guardia di Finanza che avrebbe già portato alla luce una serie pluriennale di irregolarità nell’uso dei finanziamenti.



Dopo le perquisizioni, gli uomini delle Fiamme Gialle ritengono che l’Agenzia, società controllata al 51% dal Ministero dell’Agricoltura abbia accertato 50 milioni di irregolarità compiute fra gli anni ‘90 e il 2007-2008 e non abbia provveduto alle dovute comunicazioni, impedendo di fatto che scattasse il meccanismo della richiesta di recupero dell’Ue.



Nella lente dell’inchiesta è finita anche la SIN, una delle agenzie satellite dell’Agea, che gestisce il sistema informativo tra il Ministero e le singole Regioni. Sullo scandalo AGEA sono in corso indagini anche dell’OLAF, l’organismo antifrode dell’Ue. L’omessa comunicazione delle irregolarità sarebbe già sufficiente affinché Bruxelles ritiri la “concessione” a intermediare gli aiuti.



Con Deliberazione numero 3 del 2013, la Sezione di controllo per gi affari comunitari e internazionali della Corte dei Conti aveva certificato irregolarità e frodi nel FEAGA/FEASR gestite da AGEA con riguardo alle Regioni Campania e Sicilia. Nella relazione depositata il 7 maggio 2013, la Corte dei Conti ha espresso per gli esercizi dal 2009 al 2011, giudizi di inefficienza e di inefficacia nei riguardi dell’attività dell’AGEA ritenendo tra l’altro che gli impegni assunti dall’ ente si siano rivelati “poco attendibili”.



Ogni Regione avrebbe dovuto istituire un organismo decentrato rispetto ad AGEA. Il Veneto vi ha provveduto con la Legge Regionale 31/2001 istituendo l’Agenzia Veneta per i Pagamenti in agricoltura (AVEPA) con funzioni di ente pagatore per la Regione Veneto di aiuti, contributi e premi comunitari previsti dalla normativa dell’Unione Europea e finanziati, in tutto o in parte da fondi comunitari. L’AVEPA è sottoposta alla vigilanza del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali.
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http://www.sivempveneto.it/leggi-tutte-le-notizie/19834-agea-bloccate-50mila-aziende-la-gdf-congela-contributi-per-200-mln-sotto-indagine-la-gestione-2009-2012
Dopo l’operazione della Guardia di finanza in migliaia di centri di assistenza agricola sono 50 mila le aziende agricole, vere o presunte, che hanno visto il blocco del loro fascicolo aziendale, con conseguente congelamento dei contributi della Pac per un importo complessivo di 200 milioni di euro. In molti casi si tratta di piccole irregolarità amministrative. Nel frattempo Agea e le sue consorelle non trovano pace. Nuovi cambi al vertice del Sin a soli 15 giorni dalle nomine. Un vaso di Pandora di nome Agea. Appena la Guardia di Finanza lo ha scoperchiato sono cominciati i guai per il settore agricolo e l’instabilità continua ancora oggi. Dopo il primo commissariamento nel giugno 2011 con un generale delle Fiamme Gialle, Mario Iannelli, in carica per un anno, ci fu la nomina di Guido Tamperi come direttore unico
Tamperi si dimise dopo poche settimane, lasciando il posto all’attuale commissario straordinario Giovanni Mainolfi, anche lui di provenienza della Guardia di Finanza.
Non va meglio per le collegate di Agea. Dopo lo scandalo sulle presunte frodi al Sin, solo 15 giorni fa si era arrivati a una stabilizzazione dei vertici ma dopo sole due settimane cambia tutto, di nuovo. Francesco Martinelli diventa presidente Consiglio amministrazione Sin, Simona Angelini capo della segreteria di Blasi, funzionario Mipaaf, amministratore delegato, e Sofia Francesco, dirigente Agea, consigliere.Fosse solo una questione di giri di poltrone l’agricoltura italiana potrebbe sopravvivere lo stesso, il problema è che da due anni non si fermano le ispezioni e le inchieste, con pesanti conseguenze anche per le aziende agricole. Nell’ottobre 2013 una grande operazione delle Fiamme Gialle nei centri di assistenza agricola (Caa) di tutta Italia ha portato al sequestro di migliaia di fascicoli aziendali.
A distanza di mesi ne sappiamo il numero. Sarebbero 50 mila. Varie le ipotesi di irregolarità riscontrate, ma le due più ricorrenti sono: 8000 aziende avrebbero dichiarato contratti di affitto o comodato d’uso con persone decedute; 7000 casi si riferiscono a aziende che avrebbero denunciato terreni in realtà di proprietà di enti pubblici. Non tutte queste contestazioni si tradurranno poi in reati e reale ritiro dei contributi Pac oggi congelati.
In molti casi le irregolarità riscontrate sarebbero solo di natura amministrativa, quando vi sono. Contratti di affitto o di comodato d’uso non regolarizzati da parte degli eredi, mancata voltura catastale di particelle ancora in carico a parenti defunti sono casi piuttosto frequenti registrati dai Caa in tutta Italia. Anche, magari, a causa di successioni andate per le lunghe per i litigi sull’eredità. Una certa leggerezza che non riguarda solo i privati ma anche le pubbliche amministrazioni che, per esempio, non avrebbero proceduto al frazionamento e alla voltura dopo espropri per uso pubblico di porzioni di terreni agricoli.
Certo, ci sono anche casi di conclamate violazioni. E’ il caso di cinquecento soggetti che hanno inserito nella domanda della Pac terreni confiscati alla criminalità organizzata e alcune decine di loro sarebbero in carcere proprio per delitti di mafia. Resterà dunque da capire cosa resterà dopo questa maxi operazione, a parte il mal di testa per quelle aziende che hanno aperto contenzioso, dovendo portare relazioni, documenti e incartamenti, solo per spiegare di essere in regola e così vedersi sbloccato fascicolo aziendale e contributi Pac. Al momento risultano congelati circa 200 milioni di euro di aiuti.
Agenparl – 3 febbraio 2014

http://ricerca.gelocal.it/gazzettadireggio/archivio/gazzettadireggio/2013/08/13/NZ_30_01.html
REGGIO Il gravissimo scandalo di Agea scoppiato in questi giorni oltre ai danni diretti al settore mina pesantemente la credibilità del nostro paese. Secondo la senatrice reggiana Leana Pignedoli questa vicenda rappresenta un danno economico per l’intero sistema agricolo. "La perdita è di 183 milioni di euro nel triennio 2009-2011 - puntualizza - e a questi vanno aggiunti quelli del 2012, in corso di verifica. Risorse non arrivate o restituite all’Unione Europea a seguito di irregolarità nella gestione dei fondi comunitari sono un onere non recuperabile per l’economia nazionale. Non lo dico io ma la stessa corte dei conti nella relazione di controllo sull’ente che specifica come l’economia italiana abbia sopportato ingenti oneri per correzioni e rettifiche finanziarie per il periodo 1999 -2012". Leana Pigendoli, vicepresidente della Commissione Agricoltura a Palazzo Madama, è estremamente critica e sottolinea l’importanza di fare piena luce su di una vicenda che, se vera, oltre ad essere gravissima confermerebbe le preoccupazioni che l’hanno spinta, in tempi non sospetti, a lavorare sulla riforma degli enti Agricoli. "Il sistema dell’Agea e delle sue società controllate - puntualizza la Pignedoli - è il punto centrale del Ministero dell’Agricoltura. Gestisce la maggior parte delle risorse Pac ovvero in media oltre 2 miliardi e mezzo annui che sono circa il 60 % delle risorse complessive europee per l’agricoltura nel nostro paese." "Dopo un lavoro di analisi, audizioni ed interrogazioni - prosegue la senatrice - mi sono fatta promotrice di un disegno di legge per un riordino radicale degli Enti proponendone una forte riduzione nel numero. A tutto questo dovrebbe inevitabilmente corrispondere più chiarezza nelle funzioni e più razionalizzazione anche dal unto di vista dell’efficienza. Da questo complicato lavoro è emersa tutta l’inadeguatezza di uno strumento come Agea e le sue società partecipate. Parliamo di ampi margini di inefficienza e carenza di trasparenza. Questo oggi lo rileva anche la corte dei conti sottolineando carenze nei sistemi contabili amministrativi e di controllo". "Vista l’emergenza - conclude la senatrice - nel consiglio dei ministri di venerdì è stato nominato commissario di Agea il generale della guardia di finanza Giovanni Mainolfi. Claudio Corradi