Giampaolo Visetti, la Repubblica 19/4/2014, 19 aprile 2014
“MAMMA, STO MORENDO” GLI SMS DAL TRAGHETTO CHE COMMUOVONO SEUL
PECHINO.
Si è sfilato la cintura, l’ha fissata al ramo di un ciliegio e si è impiccato. «Sopravvivere — ha scritto prima su un biglietto — è troppo doloroso». L’ultima vittima del traghetto sudcoreano Sewol, inabissatosi mercoledì al largo dell’isola di Byeongpung, era tra i pochi a essere sopravvissuti. Ieri mattina il vicepreside delle superiori di Ansan, che ha visto scomparire quasi 300 dei suoi studenti al secondo anno, ha raggiunto una collina dell’isola di Jindo, da cui si vede il tratto di mare in cui si è inabissata la nave. Kang Min-kyu, professore giapponese di 52 anni, ha lasciato scritto di volersi «assumere pienamente la responsabilità» della tragedia. «Desidero essere cremato — ha chiesto — e che le mie ceneri vengano sparse sul posto in cui i miei amati allievi si sono perduti».
Nelle stesse ore anche l’altro protagonista del peggior naufragio della storia sudcoreana ha visto compiersi il proprio destino. Il comandante Lee Joon-seok, 69 anni di cui 40 in mare, è stato arrestato di polizia e procura di Morko. Le autorità avevano spiccato un mandato di cattura a furor di popolo, dopo che la tivù aveva trasmesso le immagini del capitano in fuga su una scialuppa, con il viso nascosto sotto il cappuccio di una felpa grigia, mentre balbettava «mi dispiace moltissimo per i passeggeri e per le loro famiglie».
La Corea del Sud sconvolta dalla sciagura ha avuto così il suo eroe, il vicepreside suicida per
onore, e il suo vigliacco, l’uomo che con un po’ di coraggio avrebbe potuto salvare centinaia di ragazzi tra i 16 e i 17 anni. Arrestati anche il vice del comandante e il terzo ufficiale, una donna di appena 26 anni, assunta sei mesi fa e con un solo anno di esperienza al timone di una nave. A tre giorni dal naufragio è emerso così che al momento dei disastro, a condurre la Sewol non era il capitano, ma l’esordiente terzo ufficiale, che avrebbe commesso una incredibile serie di errori di manovra. Perché il traghetto si sia inclinato e poi capovolto, resta da chiarire. Inquirenti e sopravvissuti hanno però accertato che la Sewol, in navigazione tra il porto di Incheon e l’isola subtropicale di Jeju, ha virato bruscamente e poi ha compiuto un’improvvisa contro-virata. La procura, arrestando le tre persone che comandavano l’imbarcazione, vuole ora chiarire la causa delle manovre fatali: un banco di rocce affioranti non rilevato dai radar, o un’altra nave in rotta di collisione, avvistata in ritardo. A far infine capovolgere il traghetto, i veicoli parcheggiati nella stiva, ammassati su un lato dalle violente oscillazioni.
Dalla tragedia sulla nave degli studenti in gita scolastica sono emersi ieri altri tre particolari agghiaccianti. Una volta scattato l’allarme, quando era chiaro che la Sewol sarebbe affondata, l’equipaggio chiese ai passeggeri di non muoversi da cabine e sale interne. La proprietà del traghetto, acquistato usato nel 2012, per guadagnare di più fece aggiungere 117 cabine, che hanno appesantito lo scafo di 187 tonnellate. E nei minuti tragici del naufragio, mentre il comandante saltava su una delle prime scialuppe calate in acqua, decine di studenti intrappolati dietro gli oblò hanno inviato disperati messaggi ai propri cari. «Sto morendo — ha scritto alla madre un adolescente di 16 anni — la cabina è invasa di acqua gelida. Voglio chiederti scusa per i dispiaceri delle ultime settimane». Altri chiedevano aiuto, raccontavano in diretta il naufragio, o chiedevano ai genitori di «essere forti e di non piangere perché c’è ancora una speranza». Fiducia spenta nel giro di due ore, il tempo dell’ipotermia quando la temperatura dell’acqua non arriva a 12 gradi. A sconvolgere il mondo anche il fatto che la maggioranza dei passeggeri è ancora prigioniera del relitto. Gli oltre 500 soccorritori subacquei nemmeno ieri sono riusciti a penetrare nel traghetto, ormai totalmente sommerso, a causa delle correnti e del mare in tempesta.
Il bilancio della sciagura, su 475 persone a bordo, è così di 30 morti e 268 dispersi, per i quali non c’è più possibilità di salvezza. Le registrazioni di bordo provano che dal primo allarme alla richiesta di aiuto è trascorsa oltre mezz’ora, durante la quale la Sewol è rimasta di fatto in balìa di se stessa. È il tempo della fuga del comandante, mentre anche i suoi ufficiali si mettevano in salvo e i passeggeri, obbedendo ai loro ordini, si inabissavano nell’oceano. Una vergogna a cui il vicepreside Kang, che aveva scelto la gita scolastica in traghetto per risparmiare, ha scelto di non sopravvivere.
Giampaolo Visetti, la Repubblica 19/4/2014