Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  aprile 19 Sabato calendario

LA BIOLOGA DEL PERTINI “NON È SOLO COLPA MIA L’ERRORE È DELL’ÉQUIPE”


La nostalgia struggente della mamma mancata: «In questa storia soffriamo tutti, ma pensate a me che a quest’ora potevo essere incinta dei mie due gemelli». La dolorosa rabbia della biologa che ha scambiato le provette: «Non è colpa mia, si è trattato di un lavoro di équipe. Sono profondamente dispiaciuta ma non ero la sola lì durante il transfert».
E poi l’inchiesta della procura di Roma, che ieri ha incaricato i carabinieri del Nas di sequestrare le cartelle cliniche e tutta la documentazione necessaria a far luce sulla vicenda specifica e sulle modalità con cui, negli ultimi 10 anni all’ospedale Pertini, sono stati eseguiti i controlli sull’attività del reparto di fecondazione assistita. L’intervento dei Nas si intensificherà dopo Pasqua perché molti dei protagonisti del caso in questi giorni sono fuori città.
Ma partiamo dall’inizio, dall’embriologa che, per colpa dei cognomi simili delle due aspiranti mamme – 5 lettere su 7 – ha trasferito gli embrioni di una nell’utero dell’altra. È una stimata professionista che oltre al lavoro all’ospedale, presta la sua attività in una nota, notissima, clinica romana dotata di un centro privato di fecondazione artificiale. Una di quelle strutture dove il sogno di diventare genitori ha un costo piuttosto elevato.
La dottoressa si divide quindi tra pubblico e privato e poi la sera torna a casa sua, in un quartiere piuttosto alberato, poco distante dal Pertini. «Girano tante voci sul mio conto ma le smentisco – afferma –. Per le questioni tecniche rivolgetevi all’Asl. Io però di certo non operavo da sola, non è tutta colpa mia».
Al momento non è indagata e non è neppure detto che lo sia mai: non è ancora chiaro se sia stato commesso un reato e se sì quale. L’unica certezza è la sofferenza interiore, lancinante e struggente, della donna incinta che ha paura di vedersi strappare i due gemellini e della mamma biologica.
Quest’ultima ha 38 anni, non è ancora sposata ma convive con l’amore della sua vita con cui aveva deciso di sottoporsi alle cure ormonali per coronare il sogno di un bebè. «Ancora non mi pare possibile che sia potuta accadere una cosa del genere». Vive in una zona verde e tranquilla, a ridosso di un quartiere molto elegante. L’unica cosa che desidera in questo momento è essere lasciata in pace, in attesa di capire che cosa succederà alla donna rimasta incinta con i suoi embrioni.
Un errore che sta procurando tanto dolore e su cui si sta indagando su un doppio registro. Quello della legge ordinaria: un fascicolo è stato aperto dal procuratore aggiunto Leonardo Frisani e la pm Claudia Alberti. E poi ci sono gli accertamenti disposti dal ministro della Sanità Beatrice Lorenzin: «Qualcuno mi deve ancora spiegare, e lo farà anche ai nostri uffici legali, perché sia la Regione che la direzione dell’ospedale non hanno informato dell’accaduto il Centro nazionale trapianti. Ho chiesto al presidente della Regione Lazio Zingaretti che chi ha sbagliato deve pagare».
Martedì, intanto, i Nas su mandato della procura, raccoglieranno tutti gli atti relativi alla vicenda. Non basta, la loro attenzione si concentrerà anche sulle modalità delle verifiche periodiche nel reparto anti infertilità del Pertini. Al di là dello scandalo per lo scambio degli embrioni, si verificherà anche l’applicazione di adeguati piani di controllo periodico sull’attività del centro.

Grazia Longo, La Stampa 19/4/2014