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 2014  aprile 19 Sabato calendario

SELVAGGIA, IL DRAMMA DELLE TETTE SEMPRE DAVANTI


Lasciateci in pace, per favore, siamo amareggiatissime. Siamo le tette di Viola Agen, alias Selvaggia Lucarelli, fresca del suo primo romanzo (Che ci importa del mondo, Mondadori). Siamo state sue umili servitrici, cavallo di Troia per entrare in ogni tipo di trasmissione tv e ora all’improvviso scopriamo di essere un ingombro perché “con le tette al massimo si va a Sanremo, mica al premio Strega” e invece lei al premio Strega ci vorrebbe arrivare (che poi visti i candidati perché no). Ma qui manca proprio la logica: perché per due terzi del libro la signorina continua a portarci in giro quando esce con gli uomini più improbabili rivendicando il diritto di fare l’intellettuale pure seminuda (“Non puoi aspettarti di essere accolta nei salotti letterari del paese vestita così, chi ti impedisce di infilarti un lupetto nero con una spilla vintage? Certo, perché no, anche di infilarmi due sassi in tasca e calarmi nel Po come Virginia Woolf”). Poi a un certo punto, in un dialogo con le sue amiche, vero climax del libro, comincia a lamentarsi di noi – “Provate a convivere con qualcosa che arriva sempre un attimo prima di te in una stanza” – e di lì è un precipitare di ingratitudine, fino a quando incontra un candidato sindaco che le propone di stare al suo fianco in campagna elettorale e lei rifiuta con riluttanza perché “a sinistra le tette non piacciono, evocano volgare opulenza”. Insomma Selvaggia deciditi: o ci porti fiera fin dentro il Ninfeo o ti rassegni al sandalo piatto comunistoide. Ma presentare il libro da Feltrinelli abbottonata fino al collo e però col tacco dodici pitonato no. Un po’ di coerenza.

Elisabetta Ambrosi, Il Fatto Quotidiano 19/4/2014