Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  aprile 18 Venerdì calendario

MANAGER RCS, COMPENSI CONTENUTI


Al netto delle avventure spagnole, dei periodici italiani e della pubblicità, il gruppo Rcs ha basi piuttosto solide e molti business che producono margini. E se si confrontano le retribuzioni dei manager di vertice con quelle dei pari grado di altri grandi gruppi editoriali, si può anche constatare che sia l’amministratore delegato Pietro Scott Jovane, con 716 mila euro nel 2013 (681 mila effettivi, oltre a 35 mila euro di benefici non monetari come auto aziendale e polizze varie) rispetto al milione del 2012, sia il direttore del Corriere della sera, Ferruccio de Bortoli, con 514 mila rispetto ai 602 mila euro del 2012, non sono certo tra quelli che guadagnano di più.
Nel ruolo di a.d., per esempio, Jovane è preceduto nella classifica buste paga da Giuliano Adreani di Mediaset, che incassa quasi cinque volte di più, da Andrea Riffeser di Poligrafici editoriale (remunerazione di circa il doppio), da Ernesto Mauri, che si mette in tasca 1,3 milioni (circa il doppio di Jovane) nonostante abbia assunto l’incarico solo a marzo 2013.
Davanti all’a.d. di Rcs ci sono pure gli a.d. Monica Mondardini (Espresso), Albino Majore (Caltagirone editore), e Uberto Fornara (Cairo communication). E il manager di via Rizzoli può consolarsi solo guardando Donatella Treu, a.d. del Sole-24 Ore, che sta sotto di lui con i suoi 495 mila euro.
Insomma, le pretese (poi rientrate) di bonus da intascare dal 2015 potevano non essere proprio campate per aria da parte dei vertici di Rcs.
Che, obiettivamente, hanno remunerazioni non scintillanti (rispetto, ovviamente, ai concorrenti): il presidente Angelo Provasoli, per esempio, raggiunge i 388 mila euro, l’ex direttore generale Riccardo Stilli ha portato a casa 110 mila euro oltre ai 275 mila di liquidazione. E pure de Bortoli, direttore del più prestigioso quotidiano italiano, con i suoi 514 mila euro guadagna meno di tanti altri direttori di giornali o tg.
Analizzando poi i conti 2013 di Rcs ci si rende conto che, escludendo i problemi relativi al debito (originato dal disastro iberico Unidad editorial) e quindi tutti gli oneri non ricorrenti da ristrutturazione (tipo i 13,5 milioni di euro che incideranno sui conti 2014, versati all’ex direttore del Mundo, Pedro J Ramirez, che in febbraio ha lasciato il gruppo dopo 25 anni), ci sono molti business che già ora producono margini piuttosto interessanti.
Per esempio, il Corriere della Sera e la Gazzetta dello sport, nel 2013, hanno un ebitda (ricavi meno costi al netto di interessi, tasse, svalutazioni e ammortamenti) positivo per 45,5 milioni di euro esclusi oneri e proventi non ricorrenti. Addirittura, nell’ultimo trimestre 2013 l’ebitda è positivo per 24,9 milioni (+3,7 milioni rispetto allo stesso periodo 2012). Perciò, recuperata l’efficienza, il comparto Quotidiani italiani viaggia bene e, soprattutto grazie al Corsera, assicura margini.
Bene anche il settore libri di Rcs, con un ebitda 2013 di 15,1 milioni di euro (sempre al netto di oneri e proventi non ricorrenti), +4,8 milioni rispetto al 2012. Pure la tv funziona, con ebitda di 7,3 milioni, in linea con quello 2012. E i tanto vituperati quotidiani spagnoli, al netto degli oneri di ristrutturazione, hanno un ebitda positivo per sette milioni nel 2013, con, addirittura, un ebitda di 14,6 milioni nell’ultimo trimestre dell’anno (+5,5 mln rispetto allo stesso periodo 2012).
I veri tasti dolenti sono i periodici italiani, che comunque Rcs ha pesantemente ridimensionato tra il 2013 e il 2014: l’ebitda 2013 al netto di oneri di ristrutturazione è negativo per 17,3 mln, in peggioramento di nove milioni rispetto al 2012.
Male anche il business della pubblicità: ebitda a -11,3 mln (-2,3 mln rispetto al 2012).
Da segnalare che il gruppo radiofonico Finelco, di cui Rcs detiene una partecipazione del 44%, sta migliorando i conti: ricavi su del 6,4% nel 2013, e raccolta pubblicitaria a +12% nell’ultimo trimestre dell’anno.
Insomma, le cose dalle parti di via Rizzoli non sono così drammatiche come sembra. Restano, certo, i dubbi sulle operazioni di vendita dei gioielli di famiglia per rientrare dai debiti con le banche. Una su tutte, la cessione degli immobili milanesi di via San Marco e via Solferino al fondo Blackstone, per un prezzo basso e assicurando al fondo stesso una rendita dell’8% sull’investimento grazie al pagamento di 10 milioni annui di affitto per i locali di Solferino.
Ma, come detto, tralasciando questi aspetti, i business caratteristici dove Rcs opera si possono guardare con un certo ottimismo: i ricavi digitali nel 2013 sono saliti a 147 milioni di euro, e rappresentano l’11% del totale ricavi. Corriere della sera e Gazzetta hanno già 149 mila abbonamenti digitali attivi. E per il 2014 Rcs MediaGroup ha come obiettivo quello di triplicare l’ebitda del 2013 al netto degli oneri non ricorrenti. Perciò, di arrivare a fine anno con un ebitda positivo di 83 milioni di euro.

Claudio Plazzotta, ItaliaOggi 18/4/2014