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 2014  aprile 18 Venerdì calendario

PERISCOPIO


«Il senato, comunque, potrà ancora esprimere pareri». «Ma così, a livello di gossip». Vignetta di ElleKappa, Sette.

Invecchiare è assistere al proprio cedimento. Questo mi provoca un po’ d’ansia. Eppure, da un po’ di tempo, sento crescere in me una specie di tranquilla sicurezza. Non vorrei che fosse una forma di rincoglionimento. Giuliano Montaldo, regista. la Repubblica.

Monti mi ha deluso. Questa è la fase che descrive la fine del periodo berlusconiano. E c’è un mondo di moderati e di liberali, io dico di «anti-sinistra», che oggi rischia di non avere rappresentanza, né riferimento politico. Si tratta di voti che possono finire nella protesta o nel non voto. E, malgrado tutta la capacità che ha Matteo Renzi, persino lui potrebbe non avere la forza di recuperarli. C’è molta gente che soffre alla sola idea di mettere una croce sul simbolo del Partito democratico. Luca Cordero di Montezemolo. Il Foglio.

Angela Merkel ci sta rovinando ma è una grande leader. Non l’hanno selezionata ai festival o ai quiz, ma nelle galere della Germania dell’Est. Però non è carina, non è telegenica, veste male e non sa inventare slogan facili. In Italia non sarebbe mai diventata premier. Curzio Maltese. il venerdì.

L’incultura politica nazionale plaude chiunque denunci «la casta dei politici». Così, l’Italia non esce dalla sua condizione e rischia di aprire le porte al primo ducetto. La corruzione politica la si combatte con mezzi politici appropriati (evitando, ad esempio, che si occupi di economia) non con i pater noster. Ma, che ci piaccia o no, siamo, e restiamo (allegramente) un paese arretrato. Piero Ostellino. Corsera.

Ponete la domanda ai nostri keynesiani di paccottiglia: se l’aumento dei salari è la soluzione, per non concedere un salario minimo garantito di 5 o 10 mila euro? È chiaro infatti che è Schumpeter che aveva ragione e che, passata una certa soglia, non è più la domanda che tira la crescita ma l’innovazione. Ciò vuol dire che la politica dell’offerta è la risposta necessaria, non l’aumento delle retribuzioni. Luc Ferry. Le Figaro.

Mio nonno Gianni mancò nel 2003. Nel 2004 è mancato anche il mio prozio Umberto. Avevamo perdite per 6 miliardi di euro. Una situazione fallimentare. Fu allora, con grande coraggio, che la mia famiglia decise comunque di crederci, e di avviare una nuova fase. Decidemmo di investire. Di investire soprattutto sulla convinzione che le cose potevano andare meglio. Volevamo capire dove avevamo sbagliato. Avevamo cambiato cinque amministratori delegati in due anni, dal 2002 al 2004. Una sera, con un po’ di grappini e di sigarette convincemmo Sergio Marchionne ad accettare. Non fu facile. John Elkann, presidente di Fiat. La Stampa.

Fui un riformatore con lo schiacciasassi quando ero ministro del tesoro: mi dissero che volevo fare troppe riforme tutte insieme e che ognuno degli interventi proposti giustificava giorni di sciopero. A maggior ragione, meglio farli tutti assieme, risposi: prendi alla sprovvista gli avversari, moltiplichi l’impatto della manovra e risparmi sul conto complessivo degli scioperi. Benjamin Netanyahu, premier israeliano. Corsera.

L’Europa è un continente dipendente, sottoposto alla pressione commerciale dei paesi emergenti, alle ambizioni imperiali della Russia, al ricatto energetico di Mosca che assicura il terzo dell’approvvigionamento di gas e infine alla dominazione tecnologia e finanziaria degli Stati Uniti. Non esiste libertà senza sovranità e senza sicurezza. Gli europei debbono quindi ripensare l’autonomia energetica e la difesa del loro continente. Nicolas Bavarez. Le Figaro.

Non credo che Israele stia diventando un paese sempre più religioso, di tipo integralistico, poi. Quando lo Stato di Israele venne fondato, i partiti religiosi avevano, in totale, 28 seggi, oggi ne hanno 31, dunque sono cresciuti ma non molto. Israele infatti resta un paese dove la maggioranza della popolazione che vive lungo la costa da Naharya ad Ashkelon, è composta, per il 75%, da laici. Dare un eccessivo risalto agli ortodossi è un errore che spesso fa chi vive a Gerusalemme. Amoz Os, scrittore israeliano. la Stampa.

Non è vero che in Russia non esista la classe media. Esiste invece, ma è sempre molto piccola e si trova solo nelle grandi città. È, per ora, uno strato minuscolo della società: intellettuali, scrittori, giornalisti, editori. Penso che la crescita di questa classe media, sarebbe una delle cose migliori che potrebbe accadere alla Russia di oggi. Per ora ci sono gli oligarchi, incredibilmente ricchi, e poi i poveri, che si sentono perduti, traditi dalla fine del comunismo. E che votano in massa per Putin. Emmanuel Carrère, La piazza rossa. Adelphi.

Una domenica mattina. Silenziosa la casa: dormono tutti. Mi ha svegliato un tonfo soffice sul letto, e poi dei passi, sì, dei passi leggeri e disinvolti sul mio petto. Il gatto rosso, dei nostri gatti il più sfacciato, fa presente che sarebbe ora di colazione. Mi alzo, vado in cucina, riempio le ciotole, torno a letto. Cinque minuti dopo, plonf, il tonfo, di nuovo. Il gatto rosso è tornato: sfamato, la lingua che passa e ripassa soddisfatta sui baffi, pare volermi dire: vedi? Sono di nuovo qui, per puro affetto. E strofina il muso sulle mie guance, erompendo in fragorose fusa. Lo sollevo sopra di me e lo considero con tenerezza: quattro chili, forse, di gatto, occhi d’oro, fulvo come una volpe, solo le zampe e la punta della coda bianca - che, dritta come uno stendardo, gli conferisce un che di petulante. E me ne sto così con il gatto in braccio, sfiorando con un dito la punta delle sue candide vibrisse; che subito si inclinano, delicate come antenne gentili. Muovo un piede sotto le coperte: vedo le sue pupille farsi tonde, le zampe contrarsi, pronte al salto, il corpo teso come quello di una tigre nella giungla quando passa un branco di gazzelle. Il gatto fa un balzo e si avventa sulla presunta preda, azzanna, morde - io precipitosamente ritiro il piede. Lo acciuffo per la collottola: e la mia tigre in un attimo ridiventa dolce e mansueta. Marina Corradi. Avvenire.

L’attività è la sola strada che conduce alla conoscenza. George Bernard Shaw, Manuale del rivoluzionario. Piano B edizioni.

Vittoria non mi ha mai perdonato il mio interesse per le altre donne dettato solo dalla mia vanità. Roberto Gervaso. il Messaggero.

Paolo Siepi, ItaliaOggi 18/4/2014