Antonino D’Anna, ItaliaOggi 18/4/2014, 18 aprile 2014
CURIA DI MILANO, SLITTA IL RIMPASTO
Le pratiche si sono fermate, il cardinale Arcivescovo di Milano Angelo Scola per il momento non otterrà la promozione all’episcopato per i suoi cinque candidati e non potrà procedere al rimpasto in Curia.
L’annuncio della promozione, si dice, era previsto per ieri, 17 aprile.
Secondo i rumors che ItaliaOggi ha raccolto, pare che le nomine si sarebbero arenate al momento del passaggio per le mani del Nunzio Apostolico in Italia, monsignor Adriano Bernardini. È attraverso il Nunzio, infatti, che vengono trasmessi al Papa gli incartamenti per le nomine dei Vescovi: tocca poi al Pontefice esprimersi sulle «terne» comunicate dal Nunzio.
I cinque potenziali candidati, si dice, sarebbero stati indicati tra i Vicari Episcopali (una sorta di «ministri» delegati dal vescovo per determinati settori della pastorale diocesana o della diocesi) della Curia e i Vicari di Zona, che si occupano delle varie Zone (Milano, Lecco, Varese, Rho, Monza, Melegnano, Sesto San Giovanni) in cui è divisa la diocesi.
Perché lo stop? Da tempo Oltretevere si accenna ad un presunto malessere delle diocesi del Nord Italia nei confronti dei «milanesi», che spesso, tra vicari episcopali e di zona, vengono promossi vescovi per collaborare meglio con l’Arcivescovo pro tempore. Quando poi l’Arcivescovo lascia o c’è un rimpasto in Curia, molti di questi vicari divenuti vescovi sono spesso chiamati a guidare una diocesi rimasta vacante.
Risultato: negli ultimi 15-20 anni molte diocesi del Settentrione non hanno potuto esprimere un vescovo locale, ricevendone invece uno targato Milano.
Qualche esempio? Il martiniano Roberto Busti è a Mantova dal 2007: in precedenza era stato portavoce del cardinal Carlo Maria Martini fino al 1999. Un esempio analogo si può fare per monsignor Giuseppe Merisi, 75 anni e attuale vescovo di Lodi dal 2005: consacrato da Martini nel 1995, è stato poi vicario episcopale della Zona Pastorale III, che copre il Lecchese; idem per Giovanni Giudici, oggi vescovo di Pavia, Vicario Episcopale con Martini alla fine degli anni ’80. O Luigi Negri, attuale Arcivescovo di Ferrara – Comacchio, nel 2005 nominato a San Marino e consacrato dal predecessore di Scola, Dionigi Tettamanzi. Un bel rompicapo anche per il cardinale Scola: i candidati rappresentavano l’inizio di un rimpasto in Curia che avrebbe cambiato il volto della diocesi meneghina.
Tutto fermo. I beninformati, Oltretevere, accennano però ad una presunta vecchia disparità di vedute tra l’attuale Pontefice e monsignor Bernardini che risalirebbe al tempo in cui quest’ultimo era Nunzio in Argentina (2003-2011).
In quegli anni, infatti, ci sarebbe stata qualche divergenza sulle terne di candidati all’episcopato da mandare a Roma, unita alla differenza tra i due, sottolineata all’epoca dalla stampa argentina: Bernardini, figlio della scuola di Angelo Sodano, oggi Decano del Collegio cardinalizio ed ex Segretario di Stato prima di Giovanni Paolo II e poi di Benedetto XVI, era indicato come un conservatore; Bergoglio, invece, come un moderato aperto al sociale. Che questo abbia pesato sul presunto stop?
Antonino D’Anna, ItaliaOggi 18/4/2014