Gianni Clerici, la Repubblica 18/4/2014, 18 aprile 2014
IL FOLLE POMERIGGIO DI FOGNINI. LITE INSULTI E USCITA TRA I FISCHI
La palla che scatena il delirio arriva sul 30-40 e 3-4 nel 2° set per Tsonga. E’ un servizio di Fabio che sbianca la riga, il giudice di linea lo chiama fuori e in ritardo, Tsonga glielo dà buono, si rigioca il punto: «Sei una merda!, Tu, tu, lì dietro, lo sai che sei una merda? Vattene!». Ce l’ha col giudice di linea. Tsonga va sul 5-3. Il Fognini che pareva “perduto” (quello isterico) chiede al chair umpire Bernandes la testa del giudice di “merda!”: «Lo mandi a casa!». Bernandes lo cambierà poco dopo. Perde il set 6-3. Arriva il supervisor: «Siediti e parliamo». Non s’era mai visto un supervisor sedersi sulla panchina di un giocatore. Un «porca troia!” rimbalza sulle montagne. Al medico che gli offre delle pasticche dice a volume alto: «Non le voglio le tue caramelle del cazzo!». Sul 5-0 nel terzo set Fognini inscena l’ultimo atto: «Mettici la faccia, fai come me che ce la metto anche quando le cose vanno male. E tu non fare quelle facce da culo». A chi era rivolto? A suo padre Fulvio e al suo coach Perlas (la cui moglie è la psicologa di Fabio). Esce fra i fischi. Al pubblico regala un brutto gesto con le dita. In serata le scuse a tutti: «Ho perso la testa».
MONTECARLO
«C’est a cause de ça qu’on l’aime bien» . È a causa di ciò che gli vogliamo bene. Tsonga, il campione francese così rispondeva alla domanda di un cronista, apparentemente indignato e professionalmente curioso di sapere perché Fabio fosse nuovamente caduto in una delle sue abituali crisi psichiche, che fanno sì che si smarrisca in match ormai quasi vinti.
Ci si trovava in quella con Fabio avanti di un set, con il francese se non proprio dominato, sottomesso, e l’italiano avvantaggiato da ripetute palle break, quando l’arbitro nero, il buon Bernardes, commetteva – forse – nell’ottavo game un errore, su una battuta di Tsonga alla quale Fabio aveva per altro risposto. Avrebbe, l’arbitro, deciso in favore di due ambigue palle di servizio, sottolineando l’errore del giudice di linea. Su quel punto, prontamente perduto, Fognini avrebbe iniziato a smarrire un match sin lì condotto, se non dominato. Aveva Fabio, ritardato il successo in un primo set che un giocatore più pragmatico avrebbe concluso 6-3, invece che prolungarlo sino al 7-5. E, più tardi, non era riuscito a giovarsi di ben sei palle break, nel quinto e nel settimo game, sino all’incidente dell’ottavo gioco, che aveva psichicamente posto fine alla sua reale presenza. In campo, alla rottura di una racchetta, al fuormairore, del quale, mi dicono, siano stati vittima anche suo padre e i suoi tecnici, a bordo campo. Lungi dallo stigmatizzare un vecchio bambino, di certo vittima di sorprendenti auto-punizioni, vorrei accennare alle umane conseguenze, a un comportamento che il pubblico punisce, ad un sicuro talento incapace di gestire se stesso e vittorie, come quella di oggi, alla sua portata. Non voglio spingermi sino allo “sgub” di giornali all’apparenza rispettabili, ma mi domando se il Fabio odierno non abbia bisogno di una mamma di cinque anni più anziana, quale una bravissima tennista, o come la Dottoressa Marcone, che giunse a parlarmi incredula di psicoterapia, alla fine del match. Ricordo che il papà di Fognini si rifiutò di accettare una mia critica pur benevola, in un match simile a questo. E mi domando se non sia il caso di divenire maggiorenni, dopo i diciotto anni. So che non è una prassi comunemente seguita, ma dovrebbe divenire una regola costituzionale. Al di là di simili tristezze, c’è pochissimo da aggiungere al di fuori di una più che dignitosa difesa di Seppi contro il Proprietario del Mattone Tritato, al secolo Rafael Nadal (300ª vittoria per lui sul rosso).
Ottavi di finale: Tsonga (Fra)-Fognini (Ita) 5-7, 6-3, 6-0; Nadal (Spa)- Seppi 6-1, 6-3; Ferrer (Spa)-Dimitrov (Bul) 6-4, 6-2; Federer (Svi)-Rosol (Cec) 6-4, 6-1; Djokovic (Ser)-Carreño Busta (Spa) 6-0, 6-1.
Oggi: tutti i quarti (Sky Sport 2 e 3 dalle 10.30)
Gianni Clerici, la Repubblica 18/4/2014