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 2014  aprile 18 Venerdì calendario

IL SENATO VA CHIUSO


Materia non è da sogni la malnascente riforma del Senato italiano, è però fatta della stessa sostanza dei sogni. Volendo proprio sognare qualcosa di interessante e di inaudito, bisogna immaginare di abolire del tutto il Senato, ingombrante e costosa istituzione, tribuna oratoria perfettamente superflua (per vendere eloquenza ne abbiamo fin troppe), transito di leggi ad effetto enormemente ritardante, e riservare tutto il fior fiore del Legislativo ad una sola autosufficiente, sovrana, croccante Camera, affidata alla deità benevola della romana Venere Cloachina.
Mettere al posto dei senatori eletti presidenti di regioni, sindaci, e altri sbandati che si sforzerebbero di contare qualcosa contando balle al di fuori del loro ruolo e àmbito di potere, è adunata di zombi parlanti quando nient’altro che il silenzio e le luci spente cancellerebbero almeno in un palazzo l’arroganza e l’empietà, il disonore e il logoramento dei partiti. Penso che tutti abbiano una gran voglia, insaziata, di un poco di verità, di drasticamente purgativo — in fondo, di sogno messianico, erroneamente centrato sulla politica di una democrazia degenerante.
La Camera dei Deputati, liberata dal Senato, potrebbe innamorarsi di se stessa e fare salti e corse da Vispa Teresa. Dal residuo, che con la riforma renziana (lodevole nelle intenzioni), resterebbe del pachiderma senatorio, non potrebbero emanare che vapori tossici.
L’irriformabilità italiana è ormai un calco statuario. La peggiore delle leggi elettorali di quasi un secolo, dopo compianta espulsione dalla porta, te la vedrai ricomparire sul davanzale, nera come il corvo di Poe, per ripetere sfacciatamente: Nevermore. E così tutto il resto. Sono stato giovane, adesso vecchio, e non ho visto succedersi che classi dirigenti democratiche prive di idee: perciò sono un cittadino che non vota più. Restano, fondamentali, la riforma portata col divorzio e quella sull’aborto di fatto disapplicata. Ma dopo tanto scatto, il Pensiero Unico, micidiale costrittore dell’immaginario e della realtà sociale, è sempre più uscito indenne da scalfitture. Un Senato italiano autenticamente riformato è un Senato chiuso.

Guido Ceronetti, la Repubblica 18/4/2014