Fiamma Arditi, La Stampa 18/4/2014, 18 aprile 2014
UNA HOMELESS DI NOME LORNA TRA I MAESTRI DELLA PITTURA
La porta si apre e nessuno se ne accorge. Gli studenti sparsi nello studio sono concentrati ognuno sulla propria tela. Chi dipinge fiori, chi si cimenta nel nudo, ispirandosi alla modella seduta immobile su uno sgabello. Con movimenti lenti e passi felpati arriva Lorna. Un copricapo viola, che sembra una scultura, incornicia il viso luminoso di questa aspirante artista a cui è difficile dare un’età. L’abito, di una fantasia africana, è colorato. Poggia le borse e comincia il suo rito. Tira fuori un ciuffo di pennelli, poi un sacchetto di tubetti di colori, rotoli di tele. Si cala in un poncho giallo per proteggersi dagli schizzi della pittura, si infila con calma i guanti di gomma.
Cornelia Foss, uno dei 70 pittori, che insegnano qui all’Art Student League di New York, mi aveva detto di lei. A settembre scorso si era presentata alla sua classe trascinandosi due carrelli pieni di roba avvolta in sacchetti di plastica. Con dolcezza la vecchia maestra le aveva chiesto di mettere le sue cose in un angolo per non invadere lo studio. «Non posso lasciarle nel rifugio perché me le portano via», le aveva spiegato la nuova allieva. Non aveva casa, ma la sua passione per l’arte l’aveva fatta arrivare in questa mitica fucina di artisti. Dal 1875 ad oggi in questo palazzetto a due passi da Broadway, nel cuore di New York, hanno imparato, e a volte insegnato, i protagonisti dell’arte del nostro tempo, da Clifford Still a Barnett Newman, da Jackson Pollock ad Arshile Gorky, fino a Mark Rothko. Poi dopo la stagione degli Espressionisti Astratti sono arrivati Al Held, Helen Frankenthaler, Donald Judd, i pop da Bob Rauschenberg a Roy Lichtenstein, Jim Rosenquist, fino ai concettuali, i minimalisti, Eva Hesse, Cy Twombly. Qui all’Art Student League non danno voti né diplomi: ogni professore è libero di insegnare ai suoi allievi le proprie regole della pittura. La retta, che si paga a semestre, è accessibile, ma Lorna Liddie non se la poteva permettere. Cornelia, però, vista la sua passione, ha fatto un’eccezione e le ha permesso di partecipare alle sue classi gratis.
«Dio mi ha fatta arrivare da Cornelia Foss - osserva Lorna con gli occhi che le brillano -. Averla incontrata, essere nella sua classe, per me è una benedizione, perché mi sento accolta e ogni giorno mi dà qualcosa di nuovo». Era venuta a visitare l’Art Student League con un gruppo della New York Public Library, la biblioteca pubblica, dove Lorna frequenta classi di ogni tipo nel programma Art-Tech. Da tre anni a questa parte si è esercitata a creare arte con la terracotta, con Internet, con l’uncinetto. «Vedi questo cappello? L’ho fatto io», dice con l’innocenza di una bambina che si diverte a fare quello che fa. Quando all’Art Student League le hanno fatto visitare le classi, in quella di Cornelia si è sentita a casa ed è tornata. «Ho il mio stile e Cornelia lo rispetta - dice -. Mi dà solo le regole base: come fare degli sketch e creare sulla tela uno sfondo in cui inserire poi il soggetto e concentrarmi su cosa voglio esprimere. Ma la mia paura è passare dal disegno al quadro». Piano piano, comincia a srotolare delle tele. Mi mostra un autoritratto, una natura morta. Ha appena finito un ritratto di gruppo.
«Queste pupille sono un po’ strane, vero?», chiede alla maestra. Ha 56 anni, ma ne dimostra 10 di meno. È calma, racconta di come l’arte l’ha accompagnata da quando era ragazzina. «Non lo sapevo, ma mi ha aiutata molto», dice. Appena finite le elementari andò alla Homeschool for Performing Arts di Harlem ad imparare recitazione, arte, danza africana. Ancora oggi balla. «Mi piacciono le persone, ma mi piacciono anche gli still life, le nature morte, perché hanno una vita a sé», spiega. Dipingere per lei è vivere in una dimensione che le dà gioia, ma anche condividere.
Con la grazia di una vestale gira per lo studio, si ferma davanti ai quadri dei suoi compagni. «Da loro imparo molto», ammette. «Guarda questa “palette” di Carlos, non è un’opera d’arte?». Carlos è peruviano. Era un uomo d’affari, poi con il crollo di Wall Street nel 2008 ha lasciato tutto e si è dato alla pittura. Adesso dipinge con la luce e racconta con uno stile espressionista che rimanda solo a lui. Lucas, invece, è un ragazzo del Venezuela, mentre Bente è danese. Ognuno ha una storia unica, ma questa di Lorna è più diversa ancora.
Non è una studente regolare, viene quando può. «La mia vita non è come le altre», spiega, ma non vuole entrare nei dettagli di un’esistenza dolorosa. Il suo viso si incupisce. Poi riprende a raccontare. Ha tre figlie: Jamila, Matiymia e Zimani. La prima ha due figli e vive in Connecticut. Solo l’ultima di 21 anni sta con lei e studia medicina. «Ogni giorno va dal Bronx all’ospedale in New Jersey, vuole diventare pediatra».
E lei? Il suo prossimo progetto è seguire i corsi di cucito organizzati dalla New York Public Library del Bronx. «Ho quest’abilita’, ma non la uso. Quando mi faccio un vestito sono felice. E sono felice ogni volta che creo qualcosa».
Fiamma Arditi, La Stampa 18/4/2014