Marco Gorra, Libero 18/4/2014, 18 aprile 2014
«UE LADRONA, ROMA NON PERDONA»
«Pronto, qui Padania libera».
E qui Roma ladrona. Adesso come la mettiamo?
«La mettiamo che ho lo slogan già pronto. Modestamente, l’ho partorito io. Lo vuole sentire?».
(L’eurodeputato uscente Mario Borghezio, leggenda vivente della Lega Nord, per le prossime Europee è stato catapultato dal natio Piemonte alla circoscrizione Centro. Un’epica calata in Terronia a caccia di preferenze che ha tutte le carte in regola per fare scintille in campagna elettorale. Con un solo, piccolo problema: Mario Borghezio è l’esponente politico in attività ad averne dette di più e di peggio all’indirizzo della Città Eterna. Trascorsi che, al di là del folklore, un tantino problematico lo sbarco al Meridione lo rendono).
Fuori lo slogan.
«Bruxelles ladrona, Roma non perdona».
Sicuramente efficace. Resta il fatto che sentire Borghezio pronunciare la parola “Roma” senza nessuna delle solite carinerie di complemento fa un po’ effetto...
«Altolà, che tanto lo so già dove vuole arrivare».
«Roma capitale per noi è scritto su carta da cesso»; «Un bel vaffanculo a Roma»; «Quando Roma è in difficoltà noi in Padania siamo allegri». E la lista delle sue intemerate contro la Capitale d’Italia potrebbe continuare a lungo. Converrà che come curriculum per prendere voti quaggiù il suo non è il massimo.
«Per carità, quando c’è stato da dire quello che andava detto non mi sono mai tirato indietro, però sempre facendo una distinzione».
Ovvero?
«Ovvero che io me la sono sempre presa con la Roma dei palazzi della politica, mica con i romani».
L’impressione è che ben pochi romani l’abbiano colta.
«Ma se il primo nemico del Palazzo sono i romani che lavorano! Di più: i primi a volere distruggere questo potere sono proprio i romani».
Ed in che modo la Lega ha intenzione di proporsi in qualità di facilitatore dell’operazione?
«Nello stesso modo in cui lo facciamo e lo abbiamo sempre fatto al Nord: parlando a nome della gente che lavora. Nel mio caso, parlando a nome della Roma che lavora».
Intento lodevole. Ma il rischio che la Roma che lavora non abbia voglia di farsi rappresentare da chi ha passato gli ultimi lustri a prenderla a male parole non lo avete calcolato?
«Ma se ogni volta che vengo a Roma sono accolto benissimo».
E questa è una notizia.
«Neanche tanto. Già la prima volta che misi piede a Roma, col mio bel fazzolettone verde e la mia bella faccia da leghista incazzato, fui trattato splendidamente: i baristi mi offrivano il caffè e tanta gente veniva a farmi i complimenti».
Adesso però c’è da trasformare i complimenti in voti.
«Compito certamente difficile, ma entusiasmante».
Al punto da farle andare giù l’addio alla cara, vecchia circoscrizione NordOvest?
«Al punto di farmi capire ancora meglio come abbia sempre avuto ragione il grande Gianfranco Miglio quando spiegava che l’obiettivo deve essere l’aggregazione di tutte le forze disponibili, perché da solo nessuno basta a nessuno. Nemmeno il Nord».
E col bagaglio ideale siamo a posto. Quanto al risvolto pratico?
«I fondamentali sono sempre quelli: noi siamo e rimaniamo identitari, poi che si tratti di identitarismo padano o di identitarismo romano non cambia granché. E poi bisogna girare, e molto. Per questo, da domani (oggi, ndr) sarò a Roma in pianta stabile».
Ci sono già date fissate per qualche comizio in giro nelle regioni diversamente settentrionali?
«I dettagli sono ancora in fase di definizione. Sicuramente puntiamo moltissimo sulla buona riuscita della grande manifestazione Basta Euro che si terrà il 5 maggio proprio a Roma. Dopodiché partiremo con le iniziative sul territorio in tutte le regioni che fanno parte della circoscrizione».
Dal punto di vista della logistica come si muoverà?
«Ho già incominciato da un po’ con gli incontri e i primi giri di orizzonte. Purtroppo non ho potuto partecipare l’altro giorno all’apertura della sede della Lega a Roma, ma sono già in contatto con diverse realtà molto interessanti su quel territorio».
Anche perché non è che col centro Italia lei abbia tutta questa dimestichezza.
«Vero, ma abbiamo dalla nostra chi ce l’ha. Ad esempio sto lavorando molto con il gruppo Patriae, un’associazione che si occupa di coordinare le attività di diversi gruppi identitari e che sostiene la battaglia della Lega».
E basterà così poco?
«Sono convinto di sì. Poi non va dimenticato che, in questo senso, l’accordo stretto dalla Lega col Front national di Marine Le Pen per noi rappresenta una svolta decisiva».