Niccolò Zancan, La Stampa 18/4/2014, 18 aprile 2014
“IO, SINDACO FAVOREVOLE ALLA TAV MINACCIATA DI MORTE CINQUE VOLTE”
Gemma Amprimo, il sindaco vicino al nuovo centro destra ma apprezzata anche da Chiamparino, dice che la paura si combatte con la normalità. «Uscire, sorridere, abbassare i toni, stare nella propria vita cercando di essere leggeri, come se nulla fosse successo». Non è facile riuscirci alla quinta lettera di minacce di morte. La prima era vaga: «Ascolta il consiglio, la vita può essere breve. Gli incidenti capitano». La seconda parlava dei suoi figli: «Passeremo ai fatti. Sappiamo dove vivi, che auto usi e tutti i tuoi spostamenti. Non decidi per la valle. Se non ti dimetterai, allarghiamo le minacce alla tua famiglia». La quarta era dettagliata: «Buongiorno sindaca Amprimo Gemma. Bella la tua Renault, dovresti lavarla un po’, è molto sporca, vedendo l’interno. Sabato sarà un bella giornata con il botto... Cambia il tipo di tende, in casa si vede tutto». L’ultima lettera è arrivata ieri mattina, con un proiettile 44 Magnum allegato: «Il prossimo non sarà in busta - hanno scritto al computer a grandi caratteri - se partiranno i lavori a Susa tu sei finita. Meglio che ritiri la candidatura. Il prossimo sarà all’interno del tuo corpo». Il prossimo proiettile, intendevano.
Ed eccolo qui, il sindaco Gemma Amprimo che cerca di difendersi con la normalità di una casa affacciata sulla strada, con un foulard vezzoso e un sorriso al termine di ogni frase. «Il loro obiettivo è condizionarti la vita - dice - utilizzano la paura per modificare i tuoi comportamenti. Vogliono farti arrivare al punto di chiederti: “Ma chi me lo fa fare?”. Io credo che qui non siano in gioco le idee e neppure la Tav, credo che questo sia un attacco alla democrazia. Se passa il modello delle minacce, se finisci solo e isolato, allora questo stesso modello potrà essere replicato in qualsiasi altro contesto italiano». Sorride appena, sul divano di casa. Ma subito dopo, preoccupata dalla perentorietà della frase, aggiunge: «Io ho la fortuna di avere ottimi colleghi in consiglio comunale. Non mi hanno mai lasciata sola. E oggi, il messaggio di solidarietà che mi ha fatto più piacere, è quello arrivato da uno storico attivista No-Tav». Distinguere. Parlarsi. Non lasciarsi soli.
E’ difficile vivere in questa specie di trincea. Dove se ospiti i poliziotti in albergo sei un servo. Se fai i lavori al cantiere sei un mafioso. Se cerchi di stare nella terra di mezzo, fanno di tutto per farti saltare i nervi. «La cosa più importante sarebbe isolare in modo netto tutti coloro che legittimano le violenze fisiche e psicologiche», dice Gemma Amprimo. E, pare di capire, che quelle psicologiche siano sottovalutate.
E’ un insegnante di Italiano e Storia in aspettativa. Eletta sindaco in una lista civica. Guadagna mille euro al mese. Politicamente, si definisce «di centro». Mai stata una forsennata sostenitrice della Tav, anzi. «Quando il progetto era stato imposto dall’alto, senza mediazione con il territorio, avevo partecipato a diverse marce di protesta. Ma poi è stato istituito l’Osservatorio, siamo riusciti a cambiarlo completamente...».
Oggi normalità è cucinare un minestrone, ripassare il programma di Storia. «Qui abbiamo avuto le Brigate Rosse e Prima Linea. Purtroppo ho ben chiaro quale peso possano avere i cattivi maestri e i profeti di sventura. Questa valle viene da una storia dolorosissima. Ci sono voluti vent’anni per decidere sulla Tav, un tempo esagerato. Il risultato è che l’opera ormai è demonizzata. Il mantra del male assoluto ha messo radici. Qui a Susa c’è un solo tipo di bandiere, anche se ciò non corrisponde al vero. In molti vengono a dirmi che vorrebbero esprimersi a favore. In molti vedono la Tav come un’occasione di futuro. In molti sperano di poter trovare un lavoro grazie al cantiere». Il problema è che non si può dire.
La Procura di Torino ha messo in fila 108 episodi - intimidazioni, aggressioni, minacce, danneggiamenti - nel biennio 2012-2013. Due riguardano un operaio che lavorava per l’impresa «Franco Aldo&Figli», che si occupa di smaltimento macerie al cantiere. Lavorava. Al passato. Perché alla seconda lettera con minacce di morte, con riferimenti molto dettagliati anche alla madre anziana, ha deciso di mollare tutto. «Stava troppo male - dice il titolare dell’impresa - ha deciso di andare a lavorare in Francia». Ciao ciao Italia, perché certe volte vince la paura.
Niccolò Zancan, La Stampa 18/4/2014