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 2014  aprile 18 Venerdì calendario

LONDRA, IL TAGLIO DI KIM DERISO DA UN BARBIERE. INSORGE LA NORD COREA


I dittatori non sono certo noti per il senso dell’umorismo, e il giovane leader della Corea del Nord non fa eccezione, almeno quando si tratta dei suoi capelli. Ne sa qualcosa un parrucchiere londinese, colpevole di aver incautamente esposto in vetrina un poster di Kim Jong-un con una scritta che ne prendeva in giro la capigliatura.
Prima sono arrivati nel salone due minacciosi emissari di Pyongyang che hanno richiesto la rimozione dell’immagine «irriguardosa». Poi è partita una protesta formale dall’ambasciata nordcoreana al Foreign Office, un passo che rischia di trasformare la vicenda in un vero caso diplomatico. Se non un «casus belli», certamente un «casus capelli».
Tutto è cominciato la settimana scorsa, quando la M&M Hair Academy di South Ealing, quartiere nell’ovest della capitale britannica, ha appeso il poster di Kim con il suo tipico taglio rasato ai lati, ciuffo pettinato e riga in mezzo. Sotto lo slogan: «Una giornataccia per i vostri capelli? Sconto del 15% su tutti i tagli maschili nel mese di aprile». Ma la trovata non ha attratto solo nuovi clienti.
«Non sapevamo che l’ambasciata nordcoreana si trova a dieci minuti di distanza. Il giorno dopo sono arrivati due uomini che hanno chiesto di parlare con il direttore», ha raccontato Karim Nabbach, ideatore della trovata pubblicitaria e figlio del direttore del salone. I due ufficiali non si sono presentati formalmente (la polizia ha poi confermato che erano nordcoreani), ma hanno chiesto al direttore il suo nome e la rimozione del poster. «Lui gli ha risposto: “Qui non siamo in Corea del Nord, questa è l’Inghilterra, siamo in una democrazia, e adesso temo proprio che dobbiate andarvene”», ha raccontato Nabbach alla Bbc.
Entrambe le parti hanno segnalato l’incidente alla polizia, che però non ha ravvisato infrazioni. Ma la vicenda non si è chiusa lì. Il ministero degli Esteri britannico ha confermato di avere ricevuto una lettera dell’ambasciata della Corea del Nord che richiede «le azioni necessarie per porre fine a questa provocazione». Un portavoce del ministero si è limitato a dire: «Risponderemo a tempo debito», mentre dall’ambasciata è arrivato un no comment.
Nabbach, barbiere di ventisei anni, ha spiegato che l’idea del poster gli è venuta dopo aver letto sui giornali che Kim avrebbe imposto il suo taglio di capelli a tutta la popolazione maschile, a cominciare dagli studenti universitari della capitale. Anche se la notizia, circolata il mese scorso, non ha trovato conferma, e i giornalisti presenti a Pyongyang hanno fatto sapere di non aver rilevato cambiamenti di massa nelle capigliature maschili.
Intanto l’Hair Academy conferma di aver rimosso il poster, nonostante le proteste di alcuni clienti che hanno fatto del salone un improbabile bastione a difesa della democrazia. «Certamente non era una dichiarazione politica, ma solo una promozione ironica e un po’ sfacciata», racconta Nabbach. «Molti clienti l’hanno trovata divertente e ci hanno fatto i complimenti. Ci ha portato un po’ di business, ma nessuno ha voluto un taglio alla Kim».

Alessandra Rizzo, La Stampa 18/4/2014