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 2014  aprile 18 Venerdì calendario

DL LAVORO MENO FLESSIBILE. SOLO 5 RINNOVI PER I PRECARI


Per qualcuno è un discreto colpo assestato dalla sinistra del Pd a Matteo Renzi; per altri un’operazione quasi concordata con il governo. Quale sia la verità non è dato sapere; certo è che l’uno-due con cui la Commissione Lavoro della Camera ha modificato il decreto legge su apprendistato e contratti a termine ha spuntato un po’ lo spirito flessibilista e liberalizzatore del provvedimento. Il ministro del Lavoro Poletti dice che è tutto a posto: «Credo che l’esame svolto dalla Commissione Lavoro della Camera – dichiara – pur apportando alcune modifiche al testo, si sia concluso senza stravolgerlo e rispettandone i contenuti fondamentali».
Sotto la regia dell’ex-ministro del Lavoro Pd Cesare Damiano, presidente della Commissione di merito, mercoledì sono state cambiate le regole per l’apprendistato. È stata ripristinata la necessità di una forma scritta per il progetto formativo, torna l’obbligo di formazione pubblica (a meno che la Regione non la eroghi), e le imprese con più di 30 dipendenti dovranno stabilizzare almeno il 20% degli apprendisti se ne vogliono avviare degli altri. È rimasto però il taglio extra della retribuzione, gli sconti contributivi e un generale allentamento dei vincoli a favore delle imprese.
Ieri, invece, altri emendamenti hanno cambiato le regole sui contratti a termine: nell’arco dei 36 mesi le proroghe dei contratti consentite passano da otto a cinque. Un datore di lavoro che stipula nuovi contratti a tempo determinato superando il tetto del 20% del personale complessivo potrebbe trovarsi a dover confermare a tempo indeterminato i vecchi contrattisti. Il limite di cinque proroghe nell’arco dei trentasei mesi per lo stesso lavoratore nella stessa posizione è insuperabile: se il datore di lavoro lo vuole per la sesta volta, o lo assume stabilmente o lo manda a casa e prende un altro contrattista. Infine, le mamme con contratto a termine potranno calcolare la maternità nel periodo valido per acquisire il diritto di precedenza per la stabilizzazione.
Le novità non sono piaciute al Nuovo Centrodestra, che con l’altro ex-ministro Maurizio Sacconi (presidente della «Lavoro» al Senato, dove si esamina la legge delega) annuncia una «dura battaglia per ripristinare il testo originario» del decreto. Per il sindacato i cambiamenti sono benvenuti, anche se per la Cgil non bastano, visto che resta l’abolizione della «causale» per i contratti a termine. La Cisl vorrebbe invece una indennità economica per i contrattisti non confermati. Protesta per le ragioni opposte Rete Imprese Italia: il decreto «rischia di essere un’occasione sprecata se saranno confermati gli emendamenti approvati oggi, che non rappresentano certo il “nuovo corso” auspicato».
Cesare Damiano nega ogni interpretazione politica: «abbiamo migliorato il testo senza stravolgerlo – dice – eliminando un eccesso di liberalizzazione. Non a caso gli emendamenti del Pd sono stati firmati da tutti i nostri deputati (compresi i renziani, ndr), e approvati col parere favorevole del relatore Carlo Dell’Aringa e del governo».

Roberto Giovannini, La Stampa 18/4/2014