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 2014  aprile 18 Venerdì calendario

CARLA E FRANCA SOZZANI


Ma sarà vero che non si muove foglia, stilisticamente parlando, che il duo Sozzani non voglia? Nel giro della moda, della fotografia, del glamour a bassa concentrazione di zuccheri, pochi risponderebbero «no». D’altra parte si può essere sorelle di potere senza necessariamente passare per Confindustria o dintorni. Lo riconoscono anche loro: «Sappiamo quello che vogliamo. Ed è importante saperlo perché poi è più facile ottenerlo». Talmente simili Franca, 64 anni e Carla 66 e mezzo, da poter essere considerate gemelle a scoppio ritardato. Esili, bionde, occhi chiari, così apparentemente fragili e romanticamente preraffaellite nell’immagine. Ma due carri armati sul lavoro. Dal punto di vista professionale decollate praticamente insieme. Franca nel 1988 come direttore di Vogue Italia (tuttora in carica, un record), poi anche di Vogue Uomo e responsabile editoriale della Condè Nast. Non c’è stilista che cominci la sfilata prima che lei sieda in prima fila.
Carla nel ‘90 aprendo in un cortile della vecchia Milano una foto-galleria, poi negozio, libreria, ristorante, locanda, pieni di cose «giuste», che sull’indirizzo 10 corso como ha costruito un marchio d’esportazione. Non c’è artista, designer, o altra tipologia umana «giusta» che parta da Milano senza essere passata di lì.
Entrambe mono-mamme, Franca di Francesco, 31 anni, fotografo-regista di stanza a New York; Carla con Sara, 40 anni, scopritrice di talenti, che lavora con la zia.
Entrambe con una propensione verso marchi concettuali giapponesi genere Comme des Garcons e Yohji Yamamoto. Entrambe con la pressione ai minimi termini: «Svegliarsi presto la mattina ci fa stare malissimo. Prima delle 9 e mezzo — confessa Franca — non riesco a reggermi e non per capriccio: è un problema vero».
La sorellanza
Chi meglio di loro, per la prima volta a due voci, può spiegarci quanto conti la sorellanza? Vale più o meno d’una grande amicizia? «La sorellanza conta perché significa famiglia e in famiglia ti senti protetta anche nelle discussioni più feroci. È una delle poche certezze: rompere indissolubilmente fra sorelle è molto raro. Certo, la vera amicizia è un sentimento alto ma si può distruggere per sempre».
Resta però quella storia dei «fratelli coltelli» (in alternativa «parenti serpenti») senza versione femminile soltanto per penuria di rima. Dunque mai nessuno screzio, una punta di gelosia, una bella chiassata liberatoria fra le Sozzani sisters ? Carla: «Più che litigio, un periodo di grande freddo per qualcuno che ha cercato di dividerci. Ma ha fallito: noi siamo sempre state unite. Da piccole, a scuola dalle Marcelline ci mandavano in Francia per imparare la lingua. Franca a 7 anni ha voluto andare in collegio a Chambery e io, disperata, le scrivevo tutti i giorni mandandole pure dei disegnini. L’anno seguente è tornata».
Molto simili ma con diverse sfumature di sensibilità nel passatempo. Franca: «Bambole in comune? Impossibile, adoravo giocare con le pistole e alle bambole spesso tagliavo la gola! Carla invece no, faceva la stilista e le vestiva con le sue creazioni. Poi da ragazze stessa musica, con Beatles, Rolling Stones e altri grandi del periodo. Con nostro padre avevamo concordato un contratto in rapporto ai voti presi a scuola. Voti alti, compensi alti, ma quando arrivava un 5 eravamo noi a dover pagare una quota».
Visto il successivo sviluppo, facile immaginare che sia presto arrivato il momento dei vestiti griffati. «Beh, sì, ci piacevano. Tra i primi del nostro guardaroba Courreges, Ungaro, Saint Laurent, Pucci».
Gli uomini
Due signorine con i gusti precisi già da adolescenti. Ma com’erano i rapporti con i genitori? «Ottimi come possono essere con tipi di forte personalità. Nostro padre era di Roma, ingegnere, dirigente della OM, gruppo Fiat. Andavamo in vacanza a San Remo e lui, appassionato d’architettura moderna, ci portava a vedere il viadotto sul torrente Polcevera, avanguardistico a quei tempi. E poi tour nelle chiese, per via dell’arte non della religione. La mamma, mantovana, era colta e piena d’interessi. Poco prima di morire, ultracentenaria ancora cercava d’imparare a memoria le poesie».
Statisticamente, anche nei migliori modelli di sorellanza, a un certo punto si cerca sempre di soffiarsi reciprocamente il fidanzato. Mai successo? Franca: «Non c’è stato nemmeno tempo. In vacanza a Sanremo m’ero innamorata d’un ragazzo. Avevo 15 anni e a 22 l’ho sposato. Il viaggio di nozze, fra Caraibi, Messico, New York, è durato due mesi, poco meno del matrimonio naufragato alla fine del terzo. Per riflettere meglio, con Carla ho fatto un lungo viaggio in India: ma non ho cambiato idea».
Carla: «L’avevo raggiunta a New York e in un corridoio del Plaza ricordo ancora il suo consiglio: è un inferno, non sposarti mai! Le ho dato retta. E infatti, forse per correre meno rischi, sono sempre stata attratta da uomini già sposati, come il padre di Sara, Donato Maino, con cui sono rimasta in ottimi rapporti visto che è il CEO di 10 corso como. Comunque anche da ragazza io sono sempre stata più chiusa, lenta. Franca molto più scatenata, con i miei la coprivo».
Le paure
A parte lo scarso interesse per il cibo che loro negano («siamo così di costituzione») ma dicendo le bugie, le sorelle Sozzani condividono lo stesso tipo di paura sul declino della mente più che del fisico e anche, su un piano più allegro, la trascinante passione per alcuni pelosi compagni di vita. Quello di Franca è un terrier a nome Laszlo, piccolo, chiaro e affettuoso nonostante a volte morda gli estranei. Carla invece si bea con Betty, Blackie e Moonlight, tre mici vaporosi in gradazioni bianco, nero, argento, quelle cioè tanto care al suo guardaroba.
Madri
E come madri, due signore di tale successo, che voto si darebbero? Franca, senza incertezze: «Penso d’essere stata una brava mamma, perché con Francesco ho sempre giocato, studiato, fatto i compiti. Gli sono sempre stata vicino e non ho mai messo il becco sulle sue fidanzate. A parte la volta in cui l’ho visto infelice». Carla: «Penso d’essere stata molto affettuosa con Sara, però meno presente di quanto sia stata Franca, anche perché è nata quando ero più giovane». Ma a parte le creature, che cosa conta di più nella vita? Carla: «L’integrità morale». Franca: «La responsabilità. Anche nell’aiutare chi ne ha bisogno».