Ester Palma, Corriere della Sera 18/4/2014, 18 aprile 2014
ECCO LA COPPIA VITTIMA DELLO SCAMBIO DI EMBRIONI
ROMA — Un «errore umano», facilitato dalla somiglianza di due cognomi e da procedure di controllo decisamente perfettibili. È quanto è successo all’ospedale romano «Sandro Pertini», nella vicenda dello scambio degli embrioni. Lo conferma il ministro della Salute Beatrice Lorenzin: «Gli esami sul Dna provano che in effetti lo scambio c’è stato e ha coinvolto solo due delle 5 coppie che a inizio dicembre si sono sottoposte all’inseminazione artificiale. È stato causato da un errore umano e dalla insufficiente qualità delle procedure di sicurezza e tracciabilità». E ora una donna è incinta di due gemelli non suoi, figli biologici della seconda coppia, in cui invece gli embrioni, anche questi scambiati, non si sarebbero impiantati. Ma quest’ultima coppia non è quella che ha presentato l’esposto che ha dato avvio alla vicenda giudiziaria.
Una storia il cui esito finale è quanto mai incerto e pone interrogativi drammatici, dal punto di vista etico e soprattutto da quello umano. Di chi saranno i bambini che nasceranno (a meno che la signora non decida di abortire, cosa al momento improbabile)? Della donna che li ha portati dentro di sé per 9 mesi o dei genitori biologici? Chi deciderà sul loro destino? Per il giudice costituzionale Ferdinando Santosuosso, «per la legge il figlio è di chi lo partorisce; quindi la donna che sta portando avanti la gestazione non rischia di vedersi portare via i neonati. È la madre genetica a non avere alcun diritto su quei bambini, almeno dal punto di vista giuridico». Alcuni esperti ipotizzano anche una sorta di «affido congiunto», di «famiglia allargata», con entrambe le coppie e i bambini. Mentre per la psicologa Anna Oliverio Ferraris la «salute psicologica dei due bambini che nasceranno sarebbe più tutelata se questi fossero immediatamente riaffidati ai loro genitori biologici».
Intanto, aggiunge il ministro Lorenzin, «gli ispettori del ministero e del Centro nazionale trapianti, coordinati dal direttore del Cnt, hanno indicato come aggiornare procedure e standard di sicurezza. Il loro compito è per ora ultimato. Riprenderà tra circa 20 giorni quando si tratterà di verificare se tutto è stato ricondotto a norma per poter dare il permesso al ripristino dell’attività dell’ospedale». Anche il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, e quello della Asl Roma B, Vitaliano De Salazar, hanno messo a punto i nuovi protocolli di sicurezza: ai nuovi pazienti sarà assegnato un codice identificativo non equivocabile. Inoltre non potranno sottoporsi all’inseminazione più di tre donne al giorno e sarà aumentato il personale presente in ogni fase della procedura, compreso il trattamento di ovociti e spermatozoi in laboratorio: e oltre a due biologi ci sarà un medico del risk management .
Da ieri il centro ha anche un nuovo responsabile: Emilio Pittarelli, che faceva parte dell’Uoc di Ostetricia e Ginecologia dello stesso Pertini. Finora la gestione era stata affidata al primario dell’intero dipartimento, Massimo Giovannini, dopo che nel novembre 2013 si era messo in aspettativa per una grave malattia il precedente responsabile del centro, Vincenzo Catania. Sulla vicenda del Pertini anche la Procura ha aperto un’indagine, per ora senza ipotesi di reato e senza indagati, e acquisirà i risultati delle analisi del Dna.