Enrica Brocardo, Vanity Fair 16/4/2014, 16 aprile 2014
INTERVISTA A MAISIE WILLIAMS
«Molti, quando mi vedono sul red carpet, rimangono scioccati. Sono convinti che io abbia 12 anni come il mio personaggio, così quando mi incontrano di persona pensano: “Si è vestita da una più grande di lei”».
Maisie Williams il 15 aprile ha compiuto 17 anni. Ma quando la incontro a Milano manca ancora qualche giorno al suo compleanno. Aggiunge: «È il prezzo da pagare se lavori in una serie di successo». Poi chiarisce che ovviamente non può lamentarsi, «anche se, di quando in quando, sarebbe bello essere trattata da diciassettenne, da Maisie e non da Arya».
Arya è il suo personaggio nel Trono di Spade: una ragazzina con la lingua lunga e la passione per la spada che vaga per la Terra dei fiumi in compagnia di tipi poco raccomandabili.
Perché si è arrivati fin lì sarebbe un po’ difficile da spiegare, considerato che Il Trono di Spade ha un plot molto intricato. Diciamo solo che è una saga ambientata in un tempo vagamente medievale e che racconta la lotta di potere fra regni
diversi (con la complicazione di strane creature, dai draghi ai white walkers, una sorta di zombie), ma tutti accomunati da una buona dose di fantasia quando si tratta di torturare, uccidere e accoppiarsi.
Oggi Maisie (probabilmente, fa parte del lavoro) ha gli occhi disegnati con l’eyeliner, le unghie smaltate e pericolosamente a punta. Indossa una gonna sopra il ginocchio e scarpe col tacco. Nonostante sia minorenne, al tavolo con noi non c’è nessuno del suo entourage.
Il perché lo capisco dopo pochi minuti: ha la sicurezza e la ragionevolezza di una donna di almeno vent’anni più grande. È questo, più di quello che indossa, a sorprendermi. Le dico che la sua maturità mi lascia senza parole. Lei risponde con una serie di risatine, mi ringrazia e sembra davvero felice di trasmettere tanta saggezza.
Ho letto che ha paragonato Arya a Justin Bieber.
«In realtà, stavamo parlando di quale sarebbe potuta essere la sua punizione se fossimo nel Medioevo».
Mi spieghi meglio.
«Credo che si sia comportato malissimo e l’abbia fatta franca troppo facilmente. Capisco che cosa vuol dire essere trasportati da un posto all’altro, avere un’agenda piena di impegni, e so come vivere in questo modo ti cambia. Capisco le ragioni per cui ha fatto quello che ha fatto, e immagino che sia più facile diventare come lui. Ma nessuno, in questo mondo, ha diritto a un trattamento speciale. Justin Bieber ha superato i limiti e dovrebbe vergognarsi. La sua brutta fama danneggia tutti noi».
Noi chi?
«Chiunque diventi arrogante, maleducato, si droghi o faccia cose del genere fa sì che la gente pensi: “È così che diventano tutti quelli che hanno successo da piccoli”. Lo trovo irritante».
Dall’altra parte ha difeso Miley Cyrus dall’accusa di essere cambiata dai tempi di Hannah Montana.
«Miley Cyrus ha dovuto crescere davanti a tutti, e ora la gente dice: “È cambiata, ha preso una brutta strada”. Quando Lady Gaga è diventata famosa era già Lady Gaga. Se l’avessimo conosciuta da bambina avremmo pensato che non era più la stessa e non ci sarebbe piaciuta. Trovo orribile il modo in cui le persone trattano Miley Cyrus. Immagina che cosa vuol dire essere giudicati dal mondo intero? Magari, a volte, fa o dice cose che non condivido, ma chi sono io per esprimere un’opinione? Ha successo, i suoi dischi vendono tantissimo, guadagna, è felice. Non sono ancora famosa come lei, ma so bene che cosa vuol dire avere a che fare con l’invidia, con i giudizi delle persone».
Mi fa qualche esempio?
«Sono su Twitter. Non sempre ricevo messaggi carini. Io cerco di non farci caso. Non do ascolto a chi mi scrive commenti sgradevoli e neppure a chi mi fa i complimenti. Non è sempre facile, soprattutto quando ti colpiscono dove sei più vulnerabile. Qualcuno mi ha detto: “Se rispetti una persona, ascolta quello che ti dice, altrimenti lascia perdere”. Se qualcuno di cui ti fidi ti fa una critica, pensaci su: potrebbe avere ragione. Se, al contrario, qualcuno di cui non ti fidi o che non conosci dice che sei meravigliosa, che ti vuole bene, non crederci».
Lei è mostruosamente saggia.
«È un ambiente duro, ho dovuto crescere in fretta. E la mia famiglia mi ha aiutato a restare con i piedi per terra».
Sua madre è ancora la sua assistente personale?
«In realtà, fa quello che ogni mamma fa, tipo chiederti se hai preso tutto quello che ti serve prima di andare a scuola. Soltanto su più larga scala».
Ovvero?
«Un’altra ragazza si confronterebbe su cose come il college o l’università. Noi due ragioniamo su un film o su un tour promozionale. Ma il modo in cui ne parliamo non cambia molto, si tratta della stessa relazione madre-figlia in un contesto diverso. Non conosco nessuno della mia età che passi così tanto tempo con la propria madre. I miei amici mi chiedono: “Anche voi due litigate sempre?”. Veramente no. Non c’è tempo, credo».
Lei ha fratelli e sorelle, giusto?
«Un fratello maggiore di 23 anni, una sorella di 21 e un altro fratello di 20. Nessuno di loro fa l’attore e quando siamo insieme le garantisco che facciamo una vita normalissima. Per questo trovo così difficile capire chi si monta la testa: solo perché sei in televisione non sei migliore degli altri. Io sono stata fortunata. Penso spesso che un giorno o l’altro qualcuno mi darà un colpettino su una spalla e mi dirà: “È tempo di tornare a casa, Maisie. Dai l’addio a questo stile di vita”».
È vero che diventa triste ogni volta che finite di girare una stagione?
«Anche se la serie ha un grande successo, nessuno di noi sa se verremo richiamati per l’anno dopo. Ho vissuto in quel mondo e sono stata Arya per una porzione così grande della mia vita che un po’ mi fa paura l’idea che finisca».
Ha qualche strategia per «ammorbidire» il passaggio dal set a casa?
«Subito dopo aver terminato le riprese, faccio qualcosa di “drastico”: le extension ai capelli, una seduta di abbronzatura spray, qualunque cosa che mi riporti al mondo di oggi, anche prendere l’autobus o uscire con un ragazzo».
A proposito, ha paura dei gossip la prima volta che si farà vedere in giro con un boyfriend?
«Ho ascoltato tante storie di relazioni che non hanno funzionato. Si sa come vanno le cose per chi fa questo mestiere: è una vita frenetica che spesso ti porta a lavorare dall’altra parte del mondo. E ho visto quanti ex finiscono per raccontare cose terribili sul tuo conto ai giornali».
Quindi?
«Non sono mai stata il tipo che vuole un boyfriend a tutti i costi. Mia sorella ha avuto un sacco di ragazzi e li portava sempre a casa. Alcuni erano simpatici, altri per niente. Ho assistito a tutte le sue rotture, ho visto che cosa vuol dire avere il cuore spezzato e mi è un po’ passata la voglia. L’amore mi fa paura. Finisci sempre per soffrire».
C’è un personaggio in particolare che le piacerebbe interpretare?
«Coraline».
Un cartone animato?
«Magari un giorno decideranno di farne una versione con personaggi in carne e ossa. È una storia affascinante. Racconta come spesso non apprezziamo ciò che abbiamo finché non l’abbiamo perso, parla di quel momento in cui ti accorgi di non essere più un bambino e devi andare avanti, aprire una nuova fase della vita».