Vittorio Zucconi, D di Repubblica 12/4/2014, 12 aprile 2014
TUTTO QUELLO CHE BUNNY NON PUÒ PORTAR VIA CON SÉ
Sappiamo molto di come vivano i ricchi. Conosciamo invece pochissimo, o nulla, di come vivano la loro morte. Una di queste rarissime occhiate dal buco della cassaforte, l’ha offerta a fine marzo la non prematura dipartita di una signora Virginiana il cui nome non dirà nulla neppure al più accanito consumatore di gossip: Rachel Lowe Lambert Lloyd Mellon, nota agli amici più intimi semplicemente come “Bunny”. Coniglietta. Bunny è mancata all’età di 103 anni. Aveva avuto ampio tempo e mezzi per predisporre tutto lei, nei dettagli dell’addio, dovuto a ovvie cause naturali. Per la cerimonia aveva scelto la chiesa che lei stessa aveva fatto costruire nel 1953, a Manassas, in Virginia. Fanatica di giardinaggio, aveva preteso dal pastore episcopale della propria Chiesa uno strappo alla tradizione che proibirebbe addobbi floreali in tempo di Quaresima. Due semplici mazzi di fiori colti dai suoi giardini affiancavano la bara. Per interpretare la musica d’addio aveva convocato un’amica, l’attrice e cantante Bette Midler. Per l’orazione funebre aveva scritturato la voce di Frank Langella, attore pluripremiato e nominato per un Oscar, vedovo di sua figlia Eliza. E con un pizzico di ironia, aveva fatto sapere all’ex senatore e candidato democratico alla Casa Bianca John Edwards che avrebbe gradito la sua presenza alle esequie. Nonostante il senatore avesse sperperato i 700 mila dollari che lei gli aveva donato, da fedele elettrice democratica, per comperare il silenzio della segretaria che lui aveva messo incinta. Edwards si è presentato. Ma è stato all’apertura del testamento che il ventaglio della vita e della ricchezza di questa donna fantasticamente ricca e stupendamente discreta, si è dispiegato. “Bunny” aveva sposato, nel 1932, uno dei finanzieri e industriali più importanti della storia Usa, Paul Mellon, ma non era arrivata a mani vuote. Aveva portato in dote molto più della sua bellezza. Suo nonno aveva inventato il Listerine, il famoso gargarismo che ha rinfrescato l’alito di milioni di persone. Suo padre era stato il padrone delle lamette Gillette. La sua migliore amica, e ospite abituale sull’isola di Nantucket davanti a Hyannis Port, feudo kennedyano, era Jacqueline Kennedy, per la quale Bunny aveva disegnato e avviato il “Giardino della Rose” dietro alla Casa Bianca, dove ora Michelle Obama coltiva carote e peperoni. Hubert De Givenchy, amicissimo, creava per lei modelli esclusivi. Per accudire alle sue 7 abitazioni, da New York alla Virginia, da Parigi ad Amsterdam, da Nantucket alla Florida, aveva a servizio 120 persone. Agli ecologisti della Audobon Society è stata assegnata un’isola nell’Atlantico per farne un santuario per uccelli migratori. Cinquanta milioni andranno alla pinacoteca di Richmond, nella amata Virginia, insieme con qualche Monet e altri dipinti della collezione privata. Un club di appassionati di aeroplanini radiocomandati avrà abbastanza fondi per continuare a far volare modellini per almeno 50 anni. Il maggiordomo preferito diventerà proprietario della casa dove ha lavorato per 40 anni. Il valore totale dell’eredità non è neppure stato calcolato. Centinaia di milioni. Ai sei nipoti saranno distribuiti soldi e forzieri di gioielli da far piangere il Corsaro Nero. Alla sua nipotina più cara andrà una scatola d’oro contenente una collezione di preziosi disegnata per lei da Jean Schlumberger, uno dei soli quattro creatori di gioielli, insieme con Paloma Picasso, Elsa Peretti e il grande architetto Frank Gehry, ai quali Tiffany ha permesso di firmare il proprio lavoro. A Caroline Kennedy, oggi ambasciatrice a Tokyo, ha lasciato una favolosa “broche”, un pezzo unico creato per lei da Van Cleef and Arpels, la maison più cara proprio a Jackie. Caroline era seduta accanto a lei, a Bunny, al funerale della figlia Eliza, uccisa nel 2000 da un camion a Manhattan. Aveva cominciato a dettare le ultime volontà nel 2001, al compimento del novantesimo anno, quando aveva spiegato all’avvocato che «a una certa età è meglio pensare al testamento, prima di perdere la memoria». Non si è dimenticata neppure del figlio del secondo marito, sposato nel 1948, un uomo che lei considerava «un egoista avido di soldi». Gli ha lasciato un cavolo. Ma di finissima porcellana.
Vittorio Zucconi, D di Repubblica 12/4/2014