D di Repubblica 12/4/2014, 12 aprile 2014
SOTTO IL VESUVIO
[Intervista ad Alessandro Roja] –
I ruoli che interpreti ti lasciano sempre qual cosa dentro». Ma come il Dandi e Gigi Meroni, nessuno mai. Alessandro Roja, 36enne romano, deve molto a quei due personaggi. Da una parte il bello e dannato della banda della Magliana, per la serie tv cult Romanzo Criminale (1 e 2): suo trampolino di lancio nel cinema; dall’altra lo sceneggiato sul calciatore del Torino anni 60 (La farfalla granata) che ha dato una spinta alla sua carriera. Ho sempre adorato il cinema, ma solo a 23 anni ho tentato la sorte entrando nella scuola del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, nonostante la mia famiglia fosse contraria», dice. Scommessa vinta, grazie anche a interpretazioni sofferte come in Diaz, il film che raccontava le violenze della polizia durante il G8 di Genova. «È stato pesante lavorare su quel set. Ho ancora in testa il silenzio totale e la tensione al momento di girare la scena dell’irruzione nella scuola. Una pagina davvero brutta per l’Italia». Ora Alessandro torna con Song’e Napule, (dal 17 aprile), il nuovo film dei Manetti Bros., fratelli romani ed enfants terrible del cinema low budget. Stavolta, si capisce dal titolo, siamo a Napoli. E Roja è il protagonista: un pianista depresso che decide di “de-napolitanizzarsi” per un sentimento di odio-amore verso la sua città e diventare un (imbranato) poliziotto, infiltrato in una banda di neomelodici, chiamati a suonare al matrimonio di un camorrista. Si ride tanto, in un contesto che mischia i generi. «C’è azione e ironia, sembra un poliziottesco anni 70. Il film è piaciuto molto al Festival di Roma. Lavorare coi Manetti Bros. è stata un’esperienza piena di sorprese». Alessandro dice che il nostro cinema è lo specchio del Paese. «È un momento delicato. La gente sta male e l’industria dei film non se la passa meglio. Prevale la solita arte d’arrangiarsi». Eppure c’è Sorrentino: «Sono felice e spero ciò rechi benefici all’intero cinema italiano. Quel film è un banchetto luculliano e l’immagine di Roma perfetta: una città che ti seduce a prima vista, poi fa di te quello che vuole». Ci serve un “salvatore della patria”? Matteo Renzi o Beppe Grillo, si dice in giro. Roja ha una sua idea. «In questo momento voglio solo una cosa: il bene del Paese. Renzi non ha più a disposizione parole, ma solo fatti. Se riuscirà nell’impresa avrà il mio sostegno. Grillo? Per anni l’ho seguito, poi ho iniziato a pormi interrogativi sulla sua politica. E quando mi pongo troppe domande su qualcuno, vuol dire che la mia fiducia sta calando».
D di Repubblica 12/4/2014