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 2014  aprile 16 Mercoledì calendario

PROCURA DI MILANO SPACCATA AL CSM ROBLEDO ACCUSA BRUTI


Mai si sarebbe immaginato fino a qualche settimana fa quanto accaduto ieri al Csm: la guerra, senza precedenti, alla Procura di Milano. È andata in scena davanti alla Prima e alla Settima commissione, riunite in maniera congiunta per ascoltare il procuratore aggiunto Alfredo Robledo, l’accusatore e il procuratore Edmondo Bruti Liberati, l’accusato, che ieri ha difeso il suo operato: mai andato oltre i miei doveri d’ufficio.
Il primo imputa al secondo di assegnare arbitrariamente le inchieste ai suoi “pupilli”, i procuratori aggiunti Francesco Greco e Ilda Boccassini e di trattenere nei cassetti, anche se temporaneamente, per “opportunità politiche” alcune indagini, in attesa di un tempo più consono. E ieri Robledo ha pure rilanciato, segnalando due nuovi casi, rispetto all’esposto inviato a marzo, corroborati da 7 cartelle scritte. Ascoltato per primo, per oltre tre ore, il procuratore aggiunto ha citato il caso della “travagliata” iscrizione nel registro degli indagati del presidente della Provincia di Milano, il forzista Guido Podestà, rinviato a giudizio per falso ideologico in merito alle firme false raccolte per il listino di Formigoni e la lista del Pdl per le regionali 2010. Bruti Liberati, sostiene Robledo, mi ha assegnato l’indagine, ma non voleva che indagassi Podestà. Il procuratore, ascoltato nel pomeriggio, ha sostenuto che in realtà ha detto a Robledo di iscriverlo solo dopo validi elementi concreti, anche perché c’erano le elezioni.
L’altro nuovo caso citato da Robledo è quello di Lucia Vicario, un medico milanese che in procura ha diffamato il magistrato sostenendo che giocando a golf (in realtà non ha mai praticato quello sport) rivelava le indagini in corso.
Ma Bruti Liberati “non mi ha avvertito”, si è lamentato ieri Robledo. “Per me era un puro pettegolezzo”, si è giustificato il procuratore, tanto che ho messo quelle dichiarazioni nel registro dei fatti che non costituiscono reato. Il caso poi, per competenza, è finito a Brescia.
L’unico fatto che ammette Bruti Liberati, ma lo aveva già fatto con Robledo in una lettera, è la “dimenticanza” nel suo ufficio del fascicolo sull’indagine Sea (società pubblica che gestisce gli aeroporti milanesi) e il manager Vito Gamberale. Il procuratore milanese ha anche ammesso di aver “sottovalutato” la portata delle intercettazioni trasmesse da Firenze a Milano che facevano intuire un possibile tentativo di corruzione per vincere un appalto.
Quanto alle altre accuse, confermate ieri da Robledo punto per punto e contenute nell’esposto inviato il mese scorso, Bruti Liberati ha respinto gli addebiti: sulle indagini Formigoni, quasi crac del San Raffaele e clinica Maugeri, ha detto che le ha assegnate a Greco perché c’erano esclusivamente reati finanziari, poi quando sono emersi episodi di corruzione, sarebbe stato magari meglio una co-assegnazione con l’ufficio di Robledo, concede il procuratore, ma non era obbligatoria. Quanto al procedimento Ruby-Berlusconi, non andò a Robledo, ma al procuratore aggiunto Ilda Boccassini, responsabile della Dda, con il consenso di Alberto Nobili, responsabile del pool sui soggetti deboli che lo aveva avuto per per primo. Inoltre, ha sostenuto che per lui non ci sono figli e figliastri. Da procuratore intende seguire da vicino i procedimenti più importanti, per questo vuole notizie dai capi dei pool. E qui parte la stoccata a Robledo: il procuratore aggiunto non sempre gli darebbe le risposte richieste e pretenderebbe solo comunicazioni scritte.
Dopo le audizioni, lancia un macigno nello stagno il consigliere di Magistratura Indipendente, Angelantonio Racanelli: “Emerge un quadro allarmante e preoccupante della gestione della Procura di Milano. Ritengo necessario procedere ad accertamenti a 360 gradi per non lasciare alcuna ombra sulla gestione di un ufficio così delicato. Ci sono visioni differenti del ruolo di procuratore”.

Antonella Mascali, Il Fatto Quotidiano 16/4/2014