Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  aprile 16 Mercoledì calendario

BRIATORE: «IO VENDEVO MAGLIETTE, LUI AUTO»

Flavio Briatore, si dice che Alonso per il dopo-Domenicali abbia provato a spingere per il suo nome.
«Io faccio un altro lavoro».
Si dice anche che Mattiacci troverà molte difficoltà perché la F1 l’ha vista solo in tv. Proprio come lei quando arrivò in Benetton.
«Io vendevo magliette per la Benetton in America, lui macchine per la Ferrari, sempre in America. Ma i punti in comune finiscono qui».
Non ci si rivede?
«Io sono andato a lavorare per il team Benetton. Lui per la scuderia Ferrari. Direi che sono due cose molto diverse».
L’essere a digiuno di F1 non è stato un problema?
«Un team di F1 è un’azienda. Crea un prodotto che deve competere con altri prodotti. E il tuo ruolo è quello di assembleare un gruppo di gente, cercando di mettere ciascuno nelle condizioni di dare il massimo».
E capirci di queste cose non sarebbe meglio?
«Non serve. Arrigo Sacchi diceva che non devi essere stato un cavallo per fare il fantino. Io dico che puoi anche spendere un milione di dollari con la carta di
credito, ma non per questo sei capace di fare l’ad dell’American Express».
Meglio quella di Sacchi.
«Ma poi, anche volendo, non esiste nessun manager che abbia tutte quelle competenze specifiche. Spesso non ci capiscono niente nemmeno gli ingegneri. Guardate cosa sta succedendo con i motori! Quel che serve è solo la capacità di far lavorare insieme la gente e di farla rendere al massimo».
I tecnici sono davvero brutte bestie…
«Pensano di essere i migliori, e invece fanno su e giù, hanno i periodi. E da questo punto di vista la Ferrari è svantaggiata. La Formula 1 è uno sport inglese, e le principali fabbriche stanno tutte lì, nel giro di un chilometro. Se vuoi un ingegnere nuovo devi convincere a cambiare casa lui, la moglie e il figlio».
Ci sono leggende sul suo primo giorno in F1.
«Ad esempio?».
Vide tutti i manager inglesi fare la fila per passare dentro a una porticina. Lei invece entrò per il cancello spalancato lì a fianco, e capì che li avrebbe fregati tutti.
(Ride) «È vero che telefonai a Benetton e gli dissi che doveva investire un sacco di soldi».
Dove ha sbagliato Domenicali?
«È un grande manager, che lavora 20 ore al giorno. Ha fatto un percorso straordinario, ci ha messo l’anima. Ma tutto ha una fine. E lui si è assunto le sue responsabilità».
Non pensa che dietro di lui si siano nascosti gli errori di tutti, sia dei superiori, sia dei sottoposti.
«Penso che lui aveva la responsabilità di quel gruppo».
Consigli a Mattiacci?
«Se è bravo come dicono saprà cosa fare. Il budget ce l’ha, gli uomini anche. Luca (Montezemolo, ndr) ha sempre messo a disposizione grandi risorse per il team».