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 2014  aprile 16 Mercoledì calendario

NELLA SCELTA DEI CONSIGLI ENTRA IL MANUELE CENCELLI

Un po’ di renziani di ferro. Qualche turbo-liberista che non dispiace al Presidente del consiglio. Più una pattuglia di alfaniani, uno strapuntino per gli uomini di Pierferdinando Casini e qualche concessione (inevitabile) alla minoranza Pd. La partita delle nomine di Stato non si è combattuta solo sulle poltrone di vertice. Certo gli onori della ribalta sono andati all’onda rosa che ha conquistato le presidenze Eni, Enel e Finmeccanica e al filotto di ribaltoni tra gli ad. Dietro le quinte, però, si è giocato un risiko altrettanto importante, quello della scelta dei consiglieri d’amministrazione. Dove con buona pace dei cacciatori di teste, la parte del leone l’ha fatta uno degli strumenti più abusati nei palazzi romani: il bilancino, rivisto e corretto in una sorta di manuale Cencelli 2.0 a immagine e somiglianza dei nuovi equilibri della politica tricolore.

Generazione Leopolda
Il presidente del Consiglio avrebbe infilato nel mazzo dei vertici delle aziende di stato un poker di fedelissimi. La punta di diamante è Alberto Bianchi, “tesoriere” del rottamatore, presidente di quella Fondazione Open (ex- Big Bang) che raccoglie i soldi delle sue campagne elettorali. Per lui un posto nel consiglio Enel. Renziano osservante è anche Fabrizio Landi, ex ad della biomedica Esaote, finanziatore (10mila euro) del camper delle primarie, approdato in Finmeccanica. Alla palestra della Leopolda è cresciuto Andrea Campo Dall’Orto (Poste
Italiane), ex-Mtv e risanatore di La7, dato spesso come candidato in quota Renzi alla Rai. Il luogo di nascita stampato sulla carta d’identità, Firenze, ha finito per incasellare Elisabetta Fabri – numero uno di Starhotels, entrata nel cda delle Poste – tra le scelte del premier.

I turbo-liberisti
A rinnovare il sangue delle aziende di Stato è arrivata a sorpresa anche una robusta iniezione di super-liberisti, pescati tra le fila dei fondatori di “Fare per fermare il declino”, il partito lanciato (con alterne fortune) da Oscar Giannino. Il più illustre è Luigi Zingales, economista, combattivo ex-consigliere Telecom e professore a Chicago, due volte ospite esterno alla Leopolda. A lui è stata affidata una poltrona nel cda più “caldo”, quello Eni. All’Enel è atterrato invece Alberto Pera, ex segretario dell’antitrust e tra i fondatori dell’Alleanza liberal-democratica per l’Italia come Alessandro De Nicola, presidente dell’Adam Smith Society, fresco di nomina in Finmeccanica.

Il fronte dei lettiani
Enrico Letta si sarà pure perso una pausa di riflessione. Gli uomini a lui più vicini, però, no. E nel nome degli equilibri interni del Pd, si sono guadagnati un po’ di spazio nelle nomine. All’Eni è arrivato Fabrizio Pagani, “Santannino” (come si chiamano i compagni di università a Pisa) come l’ex premier cui ha fatto da consigliere in due esperienze di Governo. Il suo cursus honorum è impeccabile: direttore all’Ocse, sherpa al G20 e oggi capo della segretaria tecnica di Gian Carlo Padoan, una sorta di refugium peccatorum per i reduci dell’esecutivo Letta. Trasversale ma vicina a quest’area è pure Marta Dassù (Finmeccanica): consigliere di Massimo D’Alema, ex direttore generale dell’Aspen Insititute, componente della Fondazione Italia-Usa e vice-ministro degli Esteri nel governo Letta.

Le quote Alfano
Il Cencelli 2.0 non poteva certo lasciare a bocca asciutta il Nuovo Centrodestra. Uomo di Angelino Alfano è considerato l’avvocato Andrea Gemma (Eni). Già consulente del Dipartimento di amministrazione penitenziaria, ha seguito alcune delle vicende più calde dell’economia siciliana come il crac Valtur. Vicino all’ex delfino di Berlusconi è Salvatore Mancuso (Enel) – indagato nel crac Risanamento – patron del fondo Equinox, salottino lussemburghese partecipato da Fininvest, Pirelli, Intesa e Marcegaglia. Nominato da Berlusconi nel ’94 a Iritecna, traghettato al Banco di Sicilia, è stato protagonista di aspri scontri con Alessandro Profumo in Unicredit e con Roberto Colaninno in Alitalia. Vicini al centrodestra sarebbero pure i “nominati” genovesi: Paola Girdinio (Enel), rettore della facoltà di ingegneria e nella squadra del candidato sindaco Pdl nel 2008 e Guido Alpa, presidente del consiglio forense.

I tre “apolidi”
A completare la rosa ci sono tre jolly: Roberto Rao, uomo Udc auto-definitosi “il call-center di Pierferdinando Casini”, ex consigliere di Annamaria Cancellieri e di Andrea Orlando planato adesso alle Poste. All’Eni entra invece Diva Moriani, toscana, ma forse in quota del ministro dello sviluppo economico Federica Guidi. La manager aretina è vicepresidente della Intek di Vincenzo Manes, imprenditore vicino al premier ma ex socio di Ducati energia della famiglia Guidi. Marina Calderone (Finmeccanica), presidente dei consulenti del lavoro entrata in Finmeccanica, ha fama di apolitica ma è stata tra i relatori di un convegno all’assemblea costituente del partito di Alfano.