Stefano Filippi, Il Giornale 16/4/2014, 16 aprile 2014
DUE RICHIESTE DI AIUTO AL GIORNO AL NUMERO VERDE ANTI SUICIDI
Milletrecento telefonate in due anni al numero antisuicidi della Regione Veneto. Due richieste di aiuto al giorno venute soprattutto da imprenditori, disoccupati e lavoratori disperati, stremati dalla crisi, in quel Nordest che detiene il tragico primato delle persone che si sono tolte la vita a causa delle difficoltà economiche.
Nel biennio 2012-13, secondo i dati di Link Lab (Laboratorio di ricerca socio-economica della Link Campus University di Roma), i suicidi in Italia legati alla crisi sono stati 238, di cui circa il 30 per cento in Veneto e Friuli Venezia Giulia.
A giugno 2012 la Regione guidata da Luca Zaia ha aperto un numero verde antisuicidi (800.334.343) al quale hanno collaborato psichiatri dell’Università di Padova, associazioni di volontariato, la Caritas e i servizi sanitari del territorio. Visto il gran numero di chiamate, si può dire che l’iniziativa ha funzionato, ma sono quei successi amari perché non si vorrebbe vivere in un mondo in cui le ristrettezze economiche inducono la gente ad ammazzarsi. Perdita del lavoro, debiti, crediti non riscossi, stipendi non incassati, tasse da pagare: in questa fetta d’Italia il passaggio dal miracolo economico degli anni ’90 alla morsa della crisi attuale è stato tragico.
Da metà 2012 a fine marzo 2014 il servizio di assistenza ha lavorato 7 giorni su 7, 24 ore su 24. Le telefonate disperate sono state 1.316 da 843 persone diverse. Di queste, 246 (soprattutto nelle province di Padova e Vicenza e in misura minore da Venezia e Treviso) erano in condizioni particolarmente gravi e sono stati seguiti dai servizi sociali anche per un lungo periodo. Hanno ricevuto assistenza psicologica, ma anche tecnica: oltre agli specialisti della mente hanno avuto consulenze da banche, commercialisti e legali in grado di aiutarli in un recupero personale e professionale.
Il 56 per cento delle richieste, secondo la relazione presentata ieri da Zaia, è stato di imprenditori e il 20 per cento di disoccupati: le categorie sociali più punite dalla crisi che in Veneto ha cancellato migliaia di imprese e lasciato a casa quasi 200mila lavoratori. Altri dati elaborati dalla Ulss 4 dell’Alto Vicentino confermano la gravità della situazione. Metà delle richieste di aiuto presentava un alto grado di rischio, secondo la valutazione degli operatori socio-sanitari. Nel 2 per cento dei casi si è rilevato un rischio di suicidio altissimo; in queste situazioni si è intervenuti immediatamente.
I motivi erano diversi: i più frequenti sono faccende legali e debiti, poi le difficoltà nella gestione lavorativa-familiare, l’impossibile ricerca di un impiego, la gestione della propria impresa, o semplicemente la ricerca di un sostegno psicologico. Tutte le 246 persone più gravi assistite sul territorio si sono dichiarate «soddisfattissime» del servizio offerto. I meno soddisfatti pensavano che il numero verde potesse attivare finanziamenti, offrisse lavoro immediato o assistenza legale diretta.
Il numero verde antisuicidi è un servizio unico al mondo. «Da tanti Paesi esteri alle prese con la crisi stiamo ricevendo richieste di approfondimenti e informazioni», dice il professor Giampiero Turchi, docente di psicologia clinica all’Università di Padova e consulente dell’iniziativa. «Quando siamo partiti - ha detto Zaia - siamo stati accolti da riserve e critiche. A due anni di distanza, e con questi numeri straordinari, siamo orgogliosi di poter dire che la qualità è rimasta mentre le chiacchiere si sono dissolte».
Un effetto della crisi in Veneto è stato anche il diffondersi delle idee indipendentiste. Ieri al tribunale del Riesame di Brescia si è aperta l’udienza per 13 dei 24 secessionisti arrestati due settimane fa che hanno chiesto di essere rimessi in libertà. La decisione potrebbe arrivare entro la settimana.