Enrico Paoli, Libero 16/4/2014, 16 aprile 2014
I GUAI GIUDIZIARI DI MANCUSO E BIANCHI I DUE CONSIGLIERI CHE IMBARAZZANO RENZI
Altro che nomine a prova di bomba. Oltre alle inchieste a carico di due neo-consiglieri, Salvatore Mancuso e Alberto Bianchi, c’è perfino il giallo dell’inversione degli enti di destinazione a rendere quantomeno «curiosa» la procedura seguita dal governo. Il ministero del Tesoro, con evidente imbarazzo, ieri è stato costretto ad ammettere di aver commesso un errore grave nel comunicato diffuso ieri l’altro dal governo. «Per un errore materiale», si legge in una nota, «i nomi di due consiglieri sono stati collocati nella lista sbagliata: Andrea Gemma nel cda di Enel anziché di Eni e Salvatore Mancuso nel cda di Eni anziché Enel». Tutto a posto, dunque? Niente affatto, tanto che più di un addetto ai lavori conferma l’indiscrezione secondo la quale Mancuso «volesse sedere nel consiglio di amministrazione del cane a sei zampe», invece che in quello dell’Enel. Voci, gossip, certo, ma che hanno un loro senso. L’Eni pesa politicamente, mentre l’Enel conta economicamente.
E siccome nulla accade per caso, un minuto dopo le nomine con tanto di giallo sul comunicato si riaprono i fascicoli e i dossier relativi a «tutti gli uomini del presidente». In prima fila, fra coloro che hanno qualche peccatuccio nell’armadio, ci sono il manager siciliano Mancuso e l’avvocato fiorentino Bianchi, fedelissimo di Matteo Renzi, oltre che suo legale. Insomma, varate le nomine iniziano le grane. Il fondatore del fondo Equinox, nella quale figura anche la famiglia Marcegaglia, assieme ai Ligresti, la Fininvest, Pirelli, Impregilo e ntesa, è indagato a Milano per il crac di “Risanamento”, la società immobiliare di Luigi Zunino, finita sull’orlo della bancarotta dopo aver ricevuto quattro miliardi di credito dalle principali banche italiane. A Mancuso sono contestati i reati di aggiotaggio e ostacolo alle autorità di vigilanza. La richiesta di rinvio a giudizio è arrivata dopo che il gip di Milano, Fabrizio D’Arcangelo, lo scorso agosto, sulla base di una serie di intercettazioni agli atti, aveva respinto la richiesta di archiviazione della Procura e ordinato l’imputazione coatta per l’ex presidente di Risanamento, Zunino, per l’avvocato Franco Bonelli, per Salvatore Mancuso (ex amministratore di fatto di “Risanamento”) e per Oliviero Bonato (ex direttore generale della società immobiliare).
L’avvocato Bianchi, invece, presidente della Fondazione Bing Bang (l’ente che finanzia le iniziative politiche di Renzi) è nel mirino della Corte dei Conti. Il legale, allievo del professor Alberto Predieri, è stato condannato dalla magistratura contabile a restituire alla società Ligresta srl la somma di 4,7 milioni di euro, in relazione ad una procedura di cui l’avvocato Bianchi è stato commissario liquidatore a partire dal 2006. La Corte rimprovera a Bianchi di aver trattato e pagato, nel ruolo di liquidatore della società Efim a cui poi succedette la Ligresta, la somma di oltre 5 milioni di euro a professionisti impegnati nella procedura, mentre una legge entrata in vigore poco prima fissava un tetto massimo ben più basso per le parcelle. La Corte ha quindi condannato Bianchi a restituire la differenza alla società in liquidazione. Il legale, ovviamente, ha fatto ricorso, ma è del tutto evidente il contrasto fra l’azione delle toghe e la nomina al vertice dell’Enel, visto che il reato contestato è quello di «danno erariale». Una condanna in qualche modo abnorme, che riguarda una parcella legale, ma che diventa di interesse pubblico visto il ruolo assegnato a Bianchi dal premier Renzi.
Per quanto riguarda Mancuso va detto che Berlusconi lo aveva voluto al vertice del carrozzone di Stato Iritecna, oltre che di Alitalia, quando venne varata l’avventura dei «capitani coraggiosi» per salvare la compagnia di bandiera. E oggi Mancuso viene considerato uomo di Angelino Alfano. Il fratello Bruno è senatore dell’Ncd.