Aldo Lastella la Repubblica 16/4/2014, 16 aprile 2014
ALDO LASTELLA
ROMA
LUCIUS Modestus è un giovane e ambizioso architetto romano che vive nella città “caput mundi” nel 128 d.C., all’epoca dell’imperatore Adriano. Lucius aspira a diventare l’architetto prediletto dell’imperatore ma stenta a farsi strada in quel nido di vipere che è l’alta società. Fino a quando nella piscina delle terme non imbocca una spaccatura nel fondo che si rivela essere una porta spazio-temporale che proietta Lucius nel Giappone moderno. L’imprevisto si rivelerà la sua fortuna. Perché grazie agli oggetti e alle idee (dalla plastica alla vasca da bagno in casa al concetto di pubblicità) che porterà indietro con sé a ogni viaggio, Lucius diventerà l’uomo più popolare della metropoli.
Che trama è mai questa? Un pasticcio temporal-distopico come nel film Cowboys & aliens ? Molto di più, perché Lucius ha le fattezze inequivocabilmente orientali della star del cinema giapponese Abe Hiroshi, come molti degli abitanti di quella Roma antica. Perché siamo finiti nel primo film “peplum” giapponese ambientato
nella Roma imperiale che sfoggia addirittura un titolo in latino, Thermae Romae. Tutto nasce da un manga di successo firmato da Yamazaki Mari, diventato poi una serie animata in tv e due anni fa approdato al cinema grazie al regista Takeuchi Hideki. Girato a Cinecittà, lanciato dal Far East Festival di Udine, il film arriverà nelle nostre sale a giugno distribuito dalla Tucker, mentre il sequel (semplicemente Thermae Romae 2, realizzato sull’onda del successo del prototipo) chiuderà la nuova edizione della rassegna friulana (25 aprile-3 maggio). Ne abbiamo parlato proprio con il regista.
Takeuchi san, è mai stato a Roma nella realtà?
«Ci sono stato un paio di volte e la vista dei suoi edifici e delle rovine mi ha fatto sentire come se viaggiassi nel tempo. Duemila anni fa in Giappone la gente viveva ancora in modo primitivo, e questo mi porta a esprimere tutta la mia ammirazione per un popolo come quello romano che nella stessa epoca creò un’architettura tanto impressionante. Quando poi visitai Cinecittà mi ritenni fortunato di poter girare lì il primo Thermae Romae, ero sicuro che sarebbe stato un grosso
successo».
Ma i ragazzi giapponesi a scuola studiano anche la storia di Roma?
«Sì, certo. Anche se non nel modo accurato e dettagliato con cui abbiamo realizzato il film. Anzi, spero che da questo film i giovani abbiano imparato qualcosa di più».
Da Ben Hur al Gladiatore, il cinema occidentale racconta Roma antica attraverso la tragedia, lei ha scelto invece la commedia.
«Anche in Giappone non è così usuale raccontare eventi storici in modo comico. È stata una sfida per noi non solo occuparci della storia romana, ma farlo persino con i toni della commedia. Credo che Yamazaki, l’autore del manga originale che ci ha dato lo spunto, sia stato molto creativo e coraggioso».
Ha scelto una colonna sonora composta soprattutto da brani di opere liriche italiane, non esattamente la musiche che un italiano assocerebbe al Colosseo.
«Personalmente mi piace l’opera italiana. Anche se a qualcuno potrebbe sembrare strano, l’abbiamo scelta come colonna sonora pensando che il pubblico giapponese avrebbe apprezzato l’ascolto di arie italiane molto conosciute. Il Colosseo è un grande monumento, pensavamo che accostarlo a una grande musica avrebbe innalzato il livello del film e la sua piacevolezza».
Cosa è piaciuto di questo film al pubblico giapponese?
«Credo che l’aspetto più interessante per i giapponesi sia il “gap” culturale fra il Giappone di oggi e la Roma imperiale. È comprensibile che Lucius sia sorpreso da ogni piccolo oggetto in cui si imbatte viaggiando nel tempo. Il divertimento viene proprio dall’assistere alle sue reazioni».
E il pubblico italiano cosa deve aspettarsi?
«Risate, risate e ancora risate. Anche se il film è una commedia, troverete tutta la grandezza dell’antica Roma».