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 2014  aprile 16 Mercoledì calendario

VERSO IL RINVIO DEL PAREGGIO MA ITALIA ANOMALIA EUROPEA, DISOCCUPATI SEMPRE IN SALITA

Quattro mesi fa Audi, proprietaria della Ducati di Bologna, ha offerto un patto ai dipendenti: lavorare di più, in cambio di nuove assunzioni e premi di risultato più alti. La casa tedesca propone che la fabbrica funzioni su tre turni quotidiani di sette ore e mezza distribuiti su sette giorni, domenica inclusa. Bruno Papignani, leader della Fiom dell’Emilia-Romagna, ha respinto l’idea e si è appellato al cardinale bolognese Carlo Caffarra perché «la gente vada a messa tranquilla».
In altri Paesi cattolici non va sempre così. In Spagna la Renault ha concordato con i sindacati fino a tre giorni di lavoro in più l’anno, aumenti pari alla metà dell’inflazione, ma in cambio ha creato 1.300 posti in più tra Siviglia e Valladolid. E con un accordo simile, la tedesca Bayer ha portato nelle Asturie tutta la sua produzione mondiale di aspirina.
Nessuno dei due Paesi ha molto di cui vantarsi: la crisi partita nel 2008 ha distrutto 3,8 milioni di posti in Spagna mentre in Italia la disoccupazione è più che raddoppiata fino a toccare oggi 3,3 milioni di persone. Ora entrambi cercano una via d’uscita e l’Italia lo fa attraverso gli sgravi fiscali ai redditi più bassi per rilanciare i consumi. La Banca d’Italia esprime ancora dubbi sulla possibilità di trovare le coperture di bilancio nel 2015 con tagli di spesa, ma ieri l’Istat ha fatto sapere che in media il beneficio alle famiglie più povere sarà di 714 euro l’anno e di 796 euro per quelle appena più benestanti.
I decibel del dibattito sugli sgravi rischiano però di coprire una storia di fondo più ampia: l’Italia si sta muovendo in direzione opposta alla Spagna e a tutti gli altri sei Paesi colpiti dalla crisi dell’euro. Mentre in Portogallo, Spagna, Irlanda, Slovenia e persino a Cipro e in Grecia il numero dei disoccupati ha iniziati a scendere, solo in Italia continua a salire mese dopo mese. I dati più recenti sono di febbraio, dunque risalgono al cambio della guardia fra Enrico Letta e Matteo Renzi a Palazzo Chigi. Ma non lasciano dubbi sul fatto che il Paese stia viaggiando in controtendenza, ultimo nella cosiddetta «periferia » a iniziare a chiudere le cicatrici della recessione.
Nell’ultimo anno i disoccupati ufficiali in Spagna sono scesi di 250 mila unità verso quota, sempre astronomica, 5,7 milioni. A sostenere l’occupazione sono gli investimenti produttivi diretti come quelli di Renault, Bayer, ma anche dell’americana General Motors e di gruppi venezuelani, messicani, giapponesi o di Hong Kong. Nel frattempo, durante lo stesso ultimo anno, invece di a calare il numero di disoccupati in Italia è continuato ad aumentare di altre 300 mila persone. Adesso sono 3,3 milioni di senza lavoro, il record di sempre.
Il confronto sui livelli assoluti resta favorevole all’Italia, anche se i dati non sono paragonabili: in questo Paese chi è in cassa integrazione non figura ufficialmente fra i disoccupati, mentre in Spagna la speranza di ricevere un sussidio spinge anche chi ha un’attività in nero a dichiararsi senza lavoro.
Nel frattempo si vedono progressi in tutti gli altri Paesi della cosiddetta «periferia» dell’euro. In Grecia i disoccupati sono già scesi di 43 mila unità dai massimi, in Portogallo di più di 100 mila, in Irlanda di 35 mila, in Slovenia di 8 mila e persino Cipro sta creando nuovi posti malgrado la recessione. A differenza di tutti loro, l’Italia resta il solo Paese (con la Francia) in cui la parte più importante della contrattazione sul salario e le condizioni di lavoro si fa a livello nazionale e non di ogni singola azienda. Magari non è per questo, ma l’Italia è anche fra i pochissimi Paesi dei quali l’Fmi ha appena visto al ribasso le stime di crescita. Per quasi tutti le altre economie europee la revisione è stata fatta in meglio. In
ottobre scorso il Fondo prevedeva che il Pil italiano del 2014 sarebbe salito dello 0,7% e oggi ha limato a 0,6%. In Spagna, la correzione del Fondo si è fatta al rialzo dallo 0,2% allo 0,9%.
Rafael Domenech, economista del Bbva, pensa che Madrid avrebbe evitato di distruggere un milione di posti in più se solo avesse affrontato le riforme del lavoro già nel 2008 e non nel 2012. Intanto a Bologna la Fiom si prepara a discutere i nuovi turni per Ducati. Lo farà a metà maggio: cinque mesi dopo la proposta di Audi.
(ha collaborato Marco Bettazzi)