Maria Grazia Coggiola, La Stampa 16/4/2014, 16 aprile 2014
INDIA, LA RIVINCITA DEGLI EUNUCHI. LA CASTA PERDUTA DIVENTA TERZO SESSO
Ancora una volta l’India, il Paese del Mahatma Gandhi e del Kamasutra, stupisce tutti con una sentenza storica della Corte Suprema che riconosce il «terzo sesso», ovvero coloro che non si sentono né uomini e né donne.
Gli indiani li chiamano «hijra», che non è un proprio un complimento perché significa impotente. Per gli ex colonizzatori inglesi invece erano «eunuchi» e vivevano negli harem dei sultani quando l’India era quella delle «Mille e una Notte». Per i difensori di diritti umani, che oggi hanno vinto un’importante battaglia, sono «transgender», ovvero transessuali, come quelli che con sgargianti abiti da donna e pesante trucco si presentano a ogni festa di matrimonio o qualsiasi altra celebrazione familiare per chiedere un obolo. Spesso si tratta di una vera e propria estorsione, ma accettata di buon grado perché gli «hijra» sono temuti e riveriti nello stesso tempo. Fanno parte della mitologia indiana e nell’affollato olimpo induista c’è perfino una dea «trans» che è diventata la loro patrona. In base alla sentenza di ieri, avranno gli stessi diritti degli altri cittadini e posti riservati nelle scuole e nella pubblica amministrazione come le varie minoranze e caste inferiori che sono tutelate dalle politiche di discriminazione positiva.
Si stima che in India ci siano dai 3 ai 5 milioni di transessuali che vivono di prostituzione, elemosine o con spettacoli di danza. Nonostante recenti conquiste in termini di partecipazione alla politica, soffrono di discriminazioni e spesso di abusi da parte della polizia.
La Corte Suprema, che è il massimo organo giudiziario indiano e vero «guardiano» della Costituzione, ha accolto un ricorso collettivo presentato del 2012 in cui i transessuali chiedevano il rispetto di alcuni diritti fondamentali e la possibilità di essere considerati come «terzo genere» sui documenti legali come il passaporto o la patente. Si riconosce loro l’accesso al sistema sanitario e perfino il diritto ad avere bagni pubblici separati. Poche nazioni al mondo si sono spinte così in avanti, e tra queste ci sono il vicino Bangladesh, Nepal e Pakistan, che ospitano grandi comunità di «hijra». «Il terzo genere non è una questione sociale o di scienza medica, ma è un diritto umano» ha commentato il giudice KS Radhakrishnan aggiungendo che i transessuali «sono cittadini come gli altri e devono avere le stesse opportunità».
La sentenza, giunta in un momento in cui l’India è impegnata nella maratona elettorale per il rinnovo del Parlamento, segna una svolta epocale per gli «hijra» dopo secoli di discriminazione. All’epoca dei «mughal», i sovrani musulmani che per circa mille anni hanno dominato il subcontinente indiano, questa comunità era rispettata e anche potente nei palazzi reali. Sono stati poi gli inglesi, puritani, a metterli al bando con una legge del 1871 che li inseriva tra le comunità «criminali» per il loro modo di vita libertina.
Ma la vittoria è solo a metà perché come sempre l’India si mostra un Paese di enormi contraddizioni. La stessa Corte Suprema, lo scorso dicembre, aveva infatti reintrodotto il vecchio reato di «sesso contro natura» stabilito dall’articolo 377 del Codice penale rovesciando una precedente sentenza del 2009 di un tribunale inferiore. Per omosessuali e transessuali è stato un ritorno al passato di una società ancora molto bigotta. Paradossalmente quindi, dopo la sentenza di ieri, gli «hijra» possono reclamare i loro diritti, ma sono fuori legge per quando riguarda la loro sessualità.