S. MAN., La Stampa 15/4/2014, 15 aprile 2014
UN MANAGER A DIGIUNO DI BOX. L’INEDITA SFIDA DI MARANELLO
Un manager al posto di un altro manager. Con la differenza che Stefano Domenicali, dopo la laurea in Economia e Commercio, aveva fatto la gavetta in pista e, da direttore sportivo, aveva raccolto la pesante eredità di Jean Todt. Marco Mattiacci, al contrario, della Formula 1 non ha una conoscenza diretta. Fino a ieri era presidente e amministratore delegato di Ferrari Nord America. Romano, 43 anni di cui 13 di Ferrari. A Maranello in una biografia ufficiale di qualche tempo fa veniva definito esperto nello «sviluppo di marchi internazionali del lusso come Ferrari, Maserati e Jaguar». Oggi è descritto come uomo di carattere, giovane ma capace di gestire le 680 persone della squadra corse, una risorsa interna preferita a un mercenario qualsiasi della Formula 1.
La sua nomina è una sfida e una novità: mai la Ferrari aveva affidato la Gestione sportiva a un manager digiuno di box. Esiste un solo caso analogo nella Formula 1 recente, quello di Flavio Briatore che dal nulla arrivò a vincere due titoli con la Benetton nella prima metà degli anni Novanta e altrettanti con la Renault nel 2005 e 2006. Anche Jean Todt quando arrivò nel ’93 non aveva mai lavorato in F1, ma vantava una grande esperienza nei rally. Mattiacci raccoglie una squadra in crisi senza avere gli strumenti per intervenire da subito. «Conosce benissimo la Ferrari, metterà i suoi uomini nelle migliori condizioni per lavorare», è quanto trapela da Maranello. I suoi compiti: proseguire il lavoro di miglioramento delle strutture, rinforzare la squadra con tecnici non di primissimo piano (al momento non sono previste epurazioni), ampliare il numero di fornitori.
Sono tutte azioni che avranno effetto dal prossimo anno come minimo. Venerdì prossimo sul circuito di Shanghai girerà la solita F14 T che finora ha fatto la gioia degli avversari. La missione è recuperare piano piano terreno a una Mercedes che si è lanciata prima, meglio e con più risorse nella nuova F1 dei motori turbo ibridi.
La valutazione su Domenicali divide i tifosi: c’è chi lo ha sempre giudicato il responsabile della mancanza di risultati perché troppo buono, e chi lo vede come il capro espiatorio di una crisi che ha le basi nell’ufficio tecnico. Giudizio sospeso su Mattiacci, personaggio nuovo e da scoprire. Sui social network prevale la tesi che si tratti di una soluzione ad interim in attesa di un team principal con un lungo curriculum vitae, tipo Briatore (che è incompatibile) o Ross Brawn (che è troppo caro).
I piloti non si sono espressi ufficialmente. Di Raikkonen possiamo intuire il pensiero (anzi, il non-pensiero), di Alonso trapela un dispiacere per l’amico Domenicali dopo 4 anni di lavoro insieme. Ma per entrambi, l’unica cosa che conta è tornare a vincere.
S. MAN., La Stampa 15/4/2014