Paolo Baroni, La Stampa 15/4/2014, 15 aprile 2014
MARCEGAGLIA, LA “LADY D’ACCIAIO”PER IL COLOSSO DELL’ENERGIA
Emma «Black & Decker» torna in pista. E per la «lady d’acciaio», altro soprannome attribuito alla Marcegaglia, è un’altra prima volta. In assoluto. Prima donna a guidare i giovani di Confindustria nel ‘96 e poi prima presidente donna dei giovani industriali europei e ancora primo presidente donna guida di Confindustria, incarico che ha ricoperto sino all’anno passato. Ed ora prima donna a presiedere la più grande multinazionale del paese, l’Eni.
In pubblico l’ultimo incontro con Renzi risale ad un anno fa, in occasione di un convegno a Palazzo Vecchio a Firenze, di recente contatti informali in vista del nuovo incarico. Come vuole lo stile-Marcegaglia coperti sempre dalla massima discrezione. Ancora ieri la nuova presidente designata dell’Eni era a Parigi per un incontro organizzato dalla Confindustria francese, al quale ha preso parte in qualità di presidente di BusinessEurope, l’associazione delle confindustrie europee che guida da meno di un anno. In serata è sbarcata a Milano per partecipare ad una cena. Tante telefonate appena la notizia della nomina si è diffusa, tanti complimenti e da parte sua «tanta gioia» per il nuovo traguardo raggiunto. Ma nessun commento ufficiale, «per non rompere il protocollo». Solo la conferma della soddisfazione per il nuovo incarico, che fino all’ultimo in molti - pare - hanno cercato di ostacolare, ad esempio sollevando questioni sui suoi possibili conflitti di interesse nel settore dell’energia.
Il suo arrivo alla presidenza dell’Eni rappresenta di per sè una vera e propria rivoluzione nel campo delle grandi società, ma apre un precedente rilevante anche sotto profilo dei compensi eccessivi dei manager tanto discusso in queste ultime settimane. Marcegaglia, come le altre colleghe neo-presidenti designate ieri dal Tesoro, ha infatti accettato di allineare il proprio compenso di presidente di un colosso da 115 miliardi di euro di fatturato al tetto massimo di 238mila euro proposto da Renzi per tutta la pubblica amministrazione. Un taglio fortissimo se si considera che il suo predecessore, Giuseppe Recchi, lo scorso anno aveva percepito più di un milione di euro.
Riservatezza assoluta, vita appartata, la famiglia (il marito Roberto e la figlia Gaia) e gli amici mantovani, lontano dalla grande ribalta. Poi tanto lavoro in azienda, big del settore siderurgico, 3 miliardi di fatturato e stabilimenti in mezzo mondo, dove «Emy» ricopre il ruolo di vicepresidente e amministratore delegato, e quindi l’impegno europeo.
«La mia priorità ora è l’impresa» aveva detto nel 2012 passando il testimone di Confindustria a Giorgio Squinzi e declinando ogni offerta di impegnarsi in politica ed in incarichi di governo. «L’azienda viene prima di tutto», ha continuato a ripetere da allora a quanti la stuzzicavano circa una eventuale «discesa in campo». Per questione di coerenza: al momento di passare il testimone a Giorgio Squinzi aveva dichiarato che sarebbe tornata a lavorare nell’azienda di famiglia. E così continuerà ad essere comunque anche nei prossimi mesi, perché con Renzi Emma Marcegaglia ha pattuito di poter mantenere anche gli attuali incarichi. La sfida alla presidenza dell’Eni non la spaventa. L’energia, per i quattro anni che ha lavorato in Confindustria nella squadra di Luca Montezemolo, coi i galloni di vicepresidente, è stato il suo pane quotidiano. la sua delega. Ed il suo pensiero in materia si riassume così: «Serve una politica dell’energia e del clima che garantisca forniture di energia accessibile e rafforzi la competitività internazionale dell’industria europea». Molto pragmatica e concreta come sempre, stile Marcegaglia.
Paolo Baroni, La Stampa 15/4/2014