Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  aprile 15 Martedì calendario

LE ECONOMIE DELL’UCRAINA IL FUTURO DI UN PAESE DIVISO


Le zone russofone dell’Ucraina vogliono ritornare con la Russia da cui provengono per cultura. Mi pare solo ovvio. Avranno stipendi doppi, pensioni doppie servizi migliori, lavoro: cose che l’Ucraina non è in grado di offrire. Vedi Crimea. Penso che se lei fosse al loro posto come tutti opterebbe per la stessa scelta. Usa e Ue, al di là di sterili enunciazioni di principio, non sono in grado di fornire soluzioni, ma giocano sulla pelle degli ucraini ben sapendo come finirà. Sarebbe ora di dire la verità alla gente come ci ricorda ancora oggi il buon Machiavelli .
Marino Kuhar

Caro Kuhar,
Non so se i cittadini dell’Ucraina occidentale avrebbero in Russia migliori stipendi e migliori pensioni. Ma hanno certamente buone ragioni per desiderare che i rapporti della loro regione con la Russia rimangano molto stretti. Il grande distretto carbonifero del Donbass e le acciaierie che vi furono costruite sin dall’Ottocento sono sempre state una fondamentale componente dell’economia russo-sovietica. Questo è stato il polmone industriale della Russia negli anni, tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, quando il Paese cominciò a modernizzarsi. Qui è stata prodotta gran parte dell’acciaio che rese possibile la realizzazione del primo piano quinquennale di Stalin, alla fine degli anni Venti. Questo è il solo luogo, nell’intera Ucraina, in cui la sua economia e quella della Russia, siano complementari: carbone e acciaio a ovest della frontiera, petrolio e gas a est. Quando manifestano nelle vie e nelle piazze di Donetsk, gli abitanti della regione temono che l’ingresso dell’Ucraina nell’orbita economica occidentale li allontani dal mercato per cui hanno tradizionalmente lavorato e con cui hanno maggiore familiarità.
Queste esigenze degli abitanti del Donbass dimostrano quanto l’Ucraina sia economicamente disunita. Le regioni che furono storicamente polacche e austriache (Galizia, Leopoli) hanno una naturale e comprensibile tendenza a gravitare verso la Polonia, la Slovacchia, l’Austria e la Romania. Kiev e l’Ucraina centrale sperano di trarre vantaggi da un trattato di associazione con l’Unione europea. La Crimea viveva di turismo russo e dell’indotto generato dalla grande base navale russa di Sebastopoli. Le cifre dell’Intercambio rispecchiano chiaramente questa situazione.
In una graduatoria per Paese, la Russia è il primo partner commerciale dell’Ucraina a cui vende merci per 27 miliardi di dollari e da cui importa merci per 18 miliardi. Ma l’Unione europea, complessivamente, resta l’area di maggiore importanza con percentuali, sull’intero intercambio dell’Ucraina, che sono rispettivamente, per le importazioni e le esportazioni, il 40,7% e il 50% del totale. Il regime politico che meglio conviene a questa varietà di interessi economici è quello federale. I legami che giovano all’ovest non sono quelli che giovano all’est e viceversa. Su un altro piano – quello dei rapporti politico-militari dell’Ucraina con i suoi vicini – è altrettanto chiaro che l’Ucraina resterà unita soltanto se non apparterrà ad alcun blocco. Essere federali e neutrali sarebbe per gli ucraini e per tutti i loro vicini la migliore delle garanzie.