Stefano Zaino, la Repubblica 15/4/2014, 15 aprile 2014
DALLA CINA AGLI USA, IL MANAGER CHE PRETENDE IL “120 PER CENTO”
A non funzionare era il metodo. Il metodo Domenicali che ora Marco Mattiacci, 43 anni, romano, da ieri nuovo capo della gestione sportiva Ferrari, dovrà radicalmente cambiare. Dicono che i modi sempre garbati di Domenicali, volto pulito, atteggiamenti da amico della porta accanto, amante della mediazione, non fossero garanzia di successo, di rimonta miracolosa, tale è il presente della Rossa di fronte al missile Mercedes. Serviva un radicale cambio di rotta che dovrà essere portato da questo nuovo uomo Ferrari, da 13 anni a Maranello, manager in carriera, già protagonista in prodotto e marketing sul mercato asiatico, Giappone e poi Cina, dal 2010 ad dell’area Nord America, la zona di vendita più importante dell’azienda. Un dirigente senza esperienza in Formula 1, seguita da tifoso, da pilota per diletto, comparsate in pista senza passato professionistico, da membro influente della causa in rosso, ma abile allenatore di risorse, autoritario quando serve, determinato nelle scelte, molto più simile, nell’approccio, a quel Todt, oggi presidente Fia, che resta un modello di riferimento, non fosse altro per i tanti successi raccolti con le insegne di Maranello. Di sicuro Mattiacci non è un traghettatore. Non potrebbe esserlo un dirigente giovane su cui la Ferrari già molto ha investito e molto intende investire ancora. Si discute dell’organizzazione, con una sola testa sinora caduta, ma presto il tiro potrebbe essere allargato agli uomini, con tutti i vertici in discussione, a cominciare da Fry, strappato alla McLaren e per ora portatore di poco o nulla, per continuare con Allison, proveniente dalla Lotus e sinora invischiato nel marasma generale, o Marmorini, padre di un “power unit” che dà tanta affidabilità, ma poca prestazione.Mattiacci non è esperto di strategie, ma sa come si governa ed è in grado di giudicare, programmare, magari con nuova rivoluzione, un futuro diverso, da prima fila e non da centro gruppo.Un compito non facile, per uno amico degli Elkann (qualche vacanza assieme) e stimato da Marchionne, l’ad della Fiat, che si dice abbia dato pieno appoggio all’allontanamento di Domenicali, convinto che carta bianca faccia rima anche con porte chiuse (se serve), in una gestione lontana da quella piena di aperture di credito (spesso mal riposte) dell’ex team principal. Mattiacci ha accettato con entusiasmo, trasferirà la sua corte (moglie canadese e 3 figli, bambina di 4 anni e due gemelli, maschio e femmina, di tre) a Maranello, conscio che Alonso e Raikkonen non saranno i clienti Ferrari gestiti nel Challenge Nord America o quelli assistiti nelle corse Endurance, ma che il suo motto “Execution, Execution, Execution” (Agire, Agire, Agire) o la sua parola d’ordine «estrarre il 120 per 100 dagli uomini del team» sapranno esaltarli. Senza farlo pentire di aver sottratto, per la nuova missione, ogni secondo a nuoto, tennis e libri di saggistica, i grandi hobby.
Stefano Zaino, la Repubblica 15/4/2014