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 2014  aprile 15 Martedì calendario

QUEI FRANCESI CHE TRATTANO LA PARMALAT COME CASA LORO ED È SCONTRO


MILANO.
Il virus di Collecchio colpisce ancora. Per un decennio ha imperversato nella Parmalat dei Tanzi, dove l’ex patron Calisto trattava la società (quotata) come un Bancomat per finanziare le aziende familiari. Qualcuno sperava che la catarsi del commissariamento di Enrico Bondi fosse riuscita a debellare la malattia. Invece no. La dinastia bretone di Lactalis ha rilevato l’azienda e la patologia – accusano gli azionisti di minoranza – è rispuntata tale e quale a prima. I francesi, dicono, trattano l’azienda come cosa loro. Costringendo la Consob – visti i precedenti sul latte emiliano – a fare gli straordinari per marcarli a uomo. Il primo scontro è storia di un annetto fa, in occasione dell’autovendita di Lactalis Usa: i Besnier hanno girato a Collecchio le loro attività oltreatlantico per oltre 900 milioni. I consiglieri di minoranza espressi dai fondi (Amber in primis) hanno contestato prezzo e procedure, sostenendo che l’operazione era solo un modo per trasferire il tesoretto di liquidità di Parmalat dalle casse dell’azienda al portafoglio dei suoi soci di controllo. La tenaglia Consob-Pm ha costretto Parigi a far parziale marcia indietro concedendo uno sconto vicino ai 150 milioni. Con il Tribunale che ha accusato i dirigenti nominati da Lactalis di «molteplici irregolarità» oltre a condotte «sistematicamente violative della disciplina sui conflitti di interesse e sulle operazione con parti correlate». La lezione sembrava servita. Pochi giorni dopo la sentenza, il cda si è dimesso «per consentire a Parmalat di operare in un clima sereno» rendendo obbligatoria la nomina di un nuovo consiglio. Ma poche settimane dopo i Besnier hanno preso la palla al balzo, presentando un nuovo statuto che rischia di ridurre da due a uno il numero dei consiglieri di minoranza in cda.Silenziando nella sostanza i contestatori che non potrebbero più convocare il consiglio e sarebbero esclusi dal comitato parti correlate. La Consob ha chiesto lumi. «La proposta è legale» ha risposto il consiglio. Giovedì l’assemblea di Collecchio potrebbe formalizzare il colpo di mano. Via Isonzo non molla la presa. Ma forse, più che la Consob, servirebbe un vaccino ad hoc contro il virus di Collecchio.

Ettore Livini, la Repubblica 15/4/2014