Maria Novella De Luca, la Repubblica 15/4/2014, 15 aprile 2014
L’ANGOSCIA DEL PADRE BEFFATO “DITEMI DOVE SONO I MIEI VERI FIGLI”
URBINO
Ogni giorno è più duro dell’altro. Luca cerca di proteggere Anna, la sua gravidanza a rischio, spegne la tv, nasconde i giornali. «Siamo sconvolti, emotivamente e fisicamente, non solo da quanto ci è accaduto, ma anche dalla fuga di notizie, dalla mancanza di tutela della nostra privacy. Mia moglie sta soffrendo terribilmente, chiedo per lei silenzio e rispetto, per garantirle un po’ di tranquillità in un momento tanto difficile». Nel suo studio di Urbino l’avvocato Michele Ambrosini, legge le parole di Luca, il futuro padre dei due gemelli scambiati in provetta, un uomo che non nasconde il suo dolore, ma cerca oggi di fare scudo attorno ad Anna, compagna di una vita, che aveva appena sorriso alla speranza di diventare madre.
Una coppia che ora si chiede dove sono finiti i propri futuri figli biologici, visto che gli embrioni impiantati nell’utero di Anna, come ha mostrato il test della villocentesi, non sono compatibili con il loro Dna. Sono cioè di un’altra coppia, nel terribile errore compiuto il quattro dicembre scorso, quando all’ospedale Pertini di Roma le provette di due coppie (ma forse di più) sono state scambiate tra di loro. Se dunque Anna porta in grembo embrioni altrui, i gameti di Anna e Luca che fine hanno fatto? Quale altra coppia aspetta o magari ha perduto quei loro potenziali bambini?
Eppure Anna e Luca, pur nel dramma, volevano soltanto silenzio e riservatezza. Almeno fino
alla nascita dei gemelli, un maschio e una femmina, quando davvero ogni dubbio sarà fugato del tutto. Tanto che di quell’assurdo scambio di provette non avevano parlato nemmeno ai rispettivi genitori, forse per non turbare la loro felicità di diventare tra pochi mesi finalmente nonni. Settimane di angoscia dopo il referto del centro Sant’Anna di Roma che evidenziava l’estraneità del Dna dei genitori con quello dei gemelli. Un verdetto così assurdo che Anna e Luca decidono di andare più in là e si sottopongono ad ulteriori verifiche al San Camillo di Roma, presso l’unità di genetica medica, seguiti dalla dottoressa Paola Grammatica. La risposta è identica a quella del “Sant’Anna”: i bambini che crescono nella pancia di Anna hanno un diverso patrimonio genetico.
L’avvocato Michele Ambrosini, docente di Procedura penale all’università di Urbino, legale
di lungo corso, non nasconde quanto questo caso sia difficile, sia dal punto di vista umano che professionale. «È vero, per la legge italiana, la madre è sempre colei che partorisce il figlio. Ma il padre no, e immaginate l’angoscia di quest’uomo che potrebbe essere sottoposto ad un accertamento di paternità su richiesta del genitore biologico... Si aprono scenari totalmente inediti sul fronte del diritto, e davvero penosi sul futuro di questa coppia, che comunque ha deciso di portare avanti la gravidanza».
L’angoscia di Luca è grande. Eppure cerca di fare scudo attorno ad Anna. Di sostenere la sua così tormentata maternità. Anche quando dall’ospedale Sandro Pertini, aggiunge l’avvocato «è arrivata la richiesta di sottoporre la signora all’amniocentesi, per essere sicuri che ci fosse stato un errore, test invasivo che la coppia ha rifiutato perché avrebbe messo a rischio la gravidanza». In queste settimane infatti, dopo la precipitosa chiusura del reparto di Fecondazione Assistita, in tutti i modi la direzione sanitaria dell’ospedale ha cercato di verificare l’attendibilità della villocentesi. Arrivando ad ipotizzare nelle ultime ore addirittura non uno scambio di provette, ma uno scambio di referti.
Luca cerca di proteggere Anna. E accetta di sottoporsi lui ad un test del sangue americano, un nuovo tipo di indagine che permette di stabilire la compatibilità genetica tra padri e figli. Ma si capisce che la prova non porterebbe ad una certezza assoluta.
Infatti. Perché la verità si avrà soltanto con la nascita dei gemelli. E dunque bisognerà aspettare la fine dell’estate, mentre tutto intorno crescono il panico e l’angoscia di altre decine di genitori che in quello stesso centro si sono sottoposte alla fecondazione in vitro. E soprattutto dell’altra coppia, che abbiamo chiamato Lia e Mario, con cui sarebbe avvenuto lo scambio di provette, e che un giorno potrebbero chiedere accertamenti sui figli nati da Anna e Luca. «Noi sappiamo che quel giorno al Pertini c’erano almeno quattro coppie che hanno fatto l’impianto degli embrioni – ragiona l’avvocato Ambrosini – ma quante altre adesso saranno angosciate dal dubbio di essere state vittime di uno scambio di provette? Certo a giudicare da quanto ho visto su Repubblica, le cartelle cliniche incustodite nel reparto di Procreazione assistita, gli schedari abbandonati, con la possibilità di accedere a dati riservati, sono davvero preoccupato. E se non si muove la procura di Roma, presenterò io stesso un esposto».
Anna e Luca sono provati. La gestazione gemellare è difficile, Anna non può subire altri stress. In pochi mesi una rivoluzione di sentimenti ha sconvolto questa coppia, non più giovanissima, che per la prima volta dopo tanti tentativi finalmente era riuscita ad avere una maternità. Il giorno dell’impianto, il quattro dicembre scorso, la gioia per il test di gravidanza positivo, la scelta di sottoporsi alla villocentesi proprio per cautela nei confronti di quelle due vite in embrioni. E la felicità ancora più grande nella scoperta di aspettare due gemelli, un maschio e una femmina. Sani e forti sì, diceva il referto del “Sant’Anna”, ma non geneticamente figli loro. Come un’eclissi che oscura tutto ad un tratto il sole.
Maria Novella De Luca, la Repubblica 15/4/2014