Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  aprile 15 Martedì calendario

LA NUOVA CLASSE MEDIA ORA SI SCOPRE FRAGILE


Secondo l’Asian Development Bank, nelle economie in via di sviluppo la soglia d’accesso alla «nuova classe media» è un reddito superiore a due dollari al giorno. Per molti economisti servono almeno dieci dollari al giorno per affrancarsi dalla povertà. Ci sono due miliardi e ottocentomila persone che vivono con un reddito compreso tra i due e i dieci dollari al giorno nell’economia globalizzata. Si tratta del 40% della popolazione mondiale e il Financial Times ha deciso di definirla la «classe media fragile», perché con la frenata nella crescita della Cina e i dubbi su India e Indonesia questa massa rischia di essere ributtata indietro, sotto la soglia della povertà.
L’allarme coinvolge circa un miliardo di esseri umani (e consumatori): 952 milioni di persone hanno un reddito tra i 2 e i 3 dollari al giorno nelle economie in via di sviluppo: una «middle class» ancora molto vulnerabile, avverte la Banca Mondiale. La crescita delle economie emergenti ancora nel 2013 ha consentito al 2,7% della popolazione in stato di estrema povertà di avanzare, uscendo dal girone dei più disperati. Ma il dato sul miglioramento del tenore di vita è stato il più basso da molti anni.
Il pericolo maggiore sembra venire dalla Cina che ha perso il tasso di crescita a due cifre tenuto per tre decenni. Ora la seconda economia del mondo si è posta un obiettivo di incremento del Prodotto interno lordo per il 2014 «intorno» al 7,5%. Il governo ha più volte sottolineato «intorno», ammettendo l’incertezza del risultato. Il 7,5% non è simbolico: serve a garantire 10 milioni di nuovi posti di lavoro agli abitanti delle città cinesi e circa 6 ai migranti che lasciano le campagne. Ogni punto percentuale sotto il 7% significherebbe 1,3 milioni di disoccupati. Il dato del primo trimestre sarà annunciato a Pechino domani: e l’allarme sulla «fragile classe media» avrà una prima risposta.