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 2014  aprile 15 Martedì calendario

PRANDELLI: «LA VERITÀ SUL MIO STIPENDIO»


Cesare Prandelli, noi di Libero siamo fortunatissimi: la attacchiamo in merito ai suoi compensi e lei ci riceve un giorno prima del resto della stampa nazionale.
«Le dirò, non siete stati cattivi, ma erano necessarie delle precisazioni. La Federazione non usa solo soldi pubblici per pagare il sottoscritto, il 60-70% del mio stipendio viene pagato dagli sponsor.
Il collega Filippo Facci fa notare che, a differenza di altri manager, il suo nuovo contratto prevede addirittura un aumento. Si parla di 1,7 milioni di euro all’anno.
«Non è così, pochi evidentemente lo sanno, ma io non ho ancora firmato niente. Anzi, mi auguro di prendere di più».
Se firmerà, lo farà prima del Mondiale?
«Assolutamente sì. In ogni caso attualmente sono tra i Ct che prendono meno a livello europeo».
Sempre Facci le fa notare che lei firmerà il rinnovo prima di avere ottenuto qualsivoglia risultato sportivo. Non è strano?
«In effetti è la prima volta che accade nel calcio. Questa è una prova che abbiamo lavorato bene e che il nostro percorso può continuare a prescindere da quel che accadrà. Nel calcio italiano ci sono una marea di esoneri che spesso non portano a miglioramenti, anzi...».
Un altro collega, Mario Giordano, ha fatto notare come il suo ruolo pubblico fa a pugni con il suo essere testimonial per la campagna pubblicitaria di un’azienda energetica.
«Un dirigente federale mi ha proposto questa sponsorizzazione, mi hanno dato l’ok, ho girato lo spot. Non vedo dove sia il problema e, anzi, spero di farne degli altri in futuro».
Dica la verità: non ci si annoia a fare il Ct? Non ha pensato di tornare in un club?
«Sì, ci ho pensato e ho avuto delle proposte, ma non sarebbe stato giusto andare al Mondiale con un contratto in tasca, piuttosto mi sarei fermato un anno».
Da chi sono arrivate queste proposte?
«Non glielo dico. Comunque mi ha fatto cambiare idea il nuovo progetto azzurro».
In questi due giorni di stage ha convocato parecchi giocatori a sorpresa. Penso a Bernardeschi del Crotone.
«Due anni fa chiamai Verratti e nessuno sapeva chi fosse, ora tutti parlano di Verratti. Bernardeschi è uno dei migliori calciatori italiani».
Proprio con Verratti però sembra esserci un problema. La gente si chiede perché il Ct non lo considera.
«Non è vero, è costantemente nel giro della Nazionale da due anni ed è importante; al limite c’è un problema di disponibilità. Si è sempre proposto come vice Pirlo, qui l’abbiamo provato in altri ruoli, ma a Parigi gioca sempre al solito posto...».
Li farebbe giocare insieme?
«Mi piacerebbe, però nel club, a parte le ultime partite, ha sempre giocato nello stesso ruolo di Andrea».
In attacco sta segnando chiunque. Paradossalmente Balotelli è quello più in difficoltà. Ha un consiglio da dare ai convocabili? «Sì, tutti devono sapere e lo dirò domani (oggi, ndr) che per il Mondiale si azzera tutto. Se uno fa bene da cinque anni, ma arriva un giovane che sta meglio, non posso permettermi di far finta di niente. Non ci sono posti prestabiliti».
L’assenza di Totti e Toni a questo stage è una sentenza sulla loro convocazione?
«Per Totti bisogna avere massimo rispetto, quindi non entro nel particolare. Luca lo conosco benissimo, il suo campionato è straordinario, ma forse è il caso di parlare di quelli che sono qua».
Scuffet ha tante chance di partire per Rio?
«Il ragazzo ha bruciato le tappe, se è qui è perché ha prospettive. Quanto alla convocazione non le posso dire nulla di più».
Gilardino è uno dei suoi prediletti insieme a Giaccherini. Che chance hanno?
«Tutti quelli che sono qui hanno chance, certo Giaccherini quest’anno ha avuto qualche difficoltà...».
Conte di recente ha detto che in Italia ci sono juventini e anti juventini...
«Ha ragione: la squadra che vince diventa antipatica».
Qualche mese fa avete avuto un diverbio per la convocazione di Chiellini. Tutto risolto?
«Era necessario da parte mia chiarire diritti e doveri del Ct. In ogni caso ammiro Conte, decisamente il miglior allenatore della nostra serie A».
Cosa pensa della richiesta di risarcimento di 444 milioni da parte della Juve alla Figc?
«Me lo dice lei, pensavo fosse una cosa superata».
Questione oriundi. C’è chi dice che stanno diventando troppi.
«A chi non vuole i nuovi italiani rispondo con un dato. I giocatori italiani in serie A rappresentano solo il 40% e andrà sempre peggio. Le altre nazionali non si fanno problemi, perché noi sì?».
Di Jonathan che mi dice?
«Anche in questo caso c’è stata cattiva informazione. Per portare un giocatore come Jonathan in Nazionale ci vogliono sette mesi di trattativa per avere un documento, non è la stessa situazione di Romulo. E poi c’è un altro problema: ho sempre chiesto ai giocatori di esprimersi, di dire io voglio l’Italia e solo l’Italia. Lui non l’ha fatto».
Icardi in questo senso ha scelto l’Argentina.
«Siamo andati da lui tre anni fa e ci ha detto no, grazie. Legittimo
da parte sua».
Il suo comportamento di questi giorni sarebbe da codice etico?
«Non mi interessa la sua vita privata, fatti suoi. Posso dire che il nostro codice etico è molto semplice e chiaro».
In molti non la pensano così.
«C’è troppa faziosità e ci sono troppi giornalisti tifosi. I ragazzi invece hanno capito: io non convoco chi è squalificato per una manata o per un pugno o per qualunque comportamento violento. Ho giocato qualche anno a calcio e sono stufo di giocatori che non sanno controllarsi. In Italia un certo tipo di situazioni sta diventando allucinante».
Si riferisce a Destro?
«No, non a lui in particolare. Dico a tutti che bisogna saper reggere lo stress».
Una bandiera come De Rossi ogni tanto ci ricasca però...
«In questo caso mi assumo il rischio perché so che non lo farà più».
Se tre giorni prima di partire per Rio Balotelli o chi per lui sbattesse nel codice etico cosa farebbe?
«Qualunque situazione rientra nel codice se succede durante una partita. Non è che uno prende la multa per divieto di sosta e io lo devo lasciare a casa. Glielo dico perché mi hanno chiesto anche questo, pensi... Io ce l’ho con i dirigenti, l’anno scorso ho lasciato a casa Osvaldo perché non ha ritirato la medaglia, però nessuno si è lamentato. Perché? Evidentemente ci sono interessi».
Sul ritorno di Cassano ha contato il rapporto di Antonio con suo figlio (preparatore a Parma, ndr)?
«Più che altro mi sono confrontato con Donadoni. Mi ha fatto capire che, periodo natalizio a parte, il ragazzo ha avuto una continuità di rendimento e comportamento molto buona».
Dopo le partite andrà in pellegrinaggio anche a Rio come agli Europei?
«Sì, le camminate cementano il gruppo».
Tra l’altro ha aperto il ritiro alle famiglie...
«Sì, secondo me può aiutare ad aumentare la serenità del gruppo e soprattutto a evitare le tentazioni brasiliane. Non sto scherzando: se l’anno scorso fosse capitato a noi quello che è capitato a Spagna e Uruguay, io ora non sarei il Ct della Nazionale. Tengo a precisare che le spese per il ritiro allargato non
sono a carico della Federazione, sa com’è...».
Del suo amico Renzi che mi dice?
«Non lo sento da un po’ perché è molto impegnato. Certo, se tutti noi pensassimo al bene dell’Italia invece che si nostri piccoli interessi, anche lui avrebbe meno difficoltà».
Berlusconi invece dovrà fare da assistente. Perché non se lo porta in Brasile?
«Berlusconi ha dimostrato di avere grandissime capacità e qualità, potrebbe fare qualsiasi cosa. A parte che lui si sente un allenatore e secondo me lo è anche. La sua idea sull’attacco, per dire, è chiarissima».
Si va a Rio per fare bene o per vincere?
«Si va per arrivare in fondo. Tutto deve essere organizzato nei dettagli. Agli Europei dopo la Germania abbiamo commesso parecchi errori come logistica. Siamo tornati in Polonia, poi a Kiev... Ovviamente l’obiettivo primario è passare il turno».
Candidate alla vittoria?
«Brasile, Spagna, Argentina e Germania. Poi Belgio e Colombia. Noi non siamo i migliori, ma possiamo battere tutti i migliori».
Ora mi dica i 23 convocati e facciamola finita...
«Non li so neanche io, ne ho in testa solo 18. Per completare devo prima capire come stanno quei 18 e poi aggiungere gli altri. Vedremo...».