Alessandra Mori, Libero 15/4/2014, 15 aprile 2014
«CANTAVO L’ANIMA DI UN POPOLO ORA PENSO A CANTARE LA MIA»
Esce oggi Goga e Magoga (etichetta Bat Records, distribuzione Universal), il nuovo disco di Davide Van De Sfroos che sarà presentato dal vivo il 13 giugno in un concerto all’Ippodromo del galoppo di Milano. Ieri intanto l’ha presentato nella location di Eataly, sorta sulle «ceneri» del Teatro Smeraldo. Un luogo importante per Davide e lui non ha perso certo occasione per ricordarlo: «Questo luogo è lo spettro di quello che è stato. Prima era lo Smeraldo, poteva andare peggio. È andata bene, però lo Smeraldo c’è stato». E quindi via con le note di alcuni dei 16 brani del disco, su un palco sospeso a metà tra il piano di frutta e verdura e quello di vini e ristoranti. Un disco che arriva a «tre anni di distanza dall’ultimo, perché la cosa fondamentale è il tempo di fermentazione. Non posso forzare ciò che deve avvenire in modo naturale», dice mentre si rigira il rosario che porta al polso. E Goga e Magoga, che è anche un brano e il cui significato «non lo conosce esattamente nessuno, tira e molla, fai e disfa» è arrivato in modo
naturale, portandosi dietro «la parte più intima di me».
Cos’è Goga e Magoga?
«Tutto nasce dal mio viaggio interiore per far sì che quel che metto nel disco abbia la credibilità di ciò che sto vivendo. Goga e Magoga è stato uno sforzo, non solo musicale ma anche di testo. La gestazione è stata molto lunga, alcuni pezzi risalgono a prima di Yanez, altri ai miei quaderni di scuola, quando andavo al liceo classico. Mi sono addentrato nei territori dello spirito e della mente, c’è comprensione e depressione, territori che probabilmente un essere umano non dovrebbe visitare. Ma io ci sono stato e ho portato a casa tutto».
Un disco nato nel tempo...
«Nel tempo ho occupato taccuini, ipad, ipod, percepito sensazioni personali e altre legate al mondo che mi circonda. Ho chiesto aiuto anche al Davide del passato. Non ho avuto paura di andare dove c’erano emozioni o cose disperate da dire. Questo disco contiene più amore di tutti quelli che ho
mai fatto. Ho cercato di ritrovare un’anima che si era frantumata, ho osservato i miei figli confrontarsi in un mondo che fa paura, ho visto l’oncologia e il disagio mentale, ho vissuto la perdita di amici e parenti. È un mio diario fitto e complicato. Contiene tutto ciò che per me è intimo».
Si avverte come un senso di nostalgia nei testi. È così?
«Non si può vivere nel passato ma non si può neppure proiettarsi nel futuro senza portarsi dietro il passato. C’è un disperato bisogno di guardare indietro per capire che un po’ indietro si può tornare. È un disco bipolare, con i miei disturbi d’ansia e depressione che mi accompagnano da una vita. Alcune canzoni sono dure e abrasive, altre più dolci».
C’è un messaggio?
«È un disco lucido e spietato, vuole sorreggere il sottoscritto e tutti quelli che si trovano in difficoltà, dal senzatetto all’industriale, perché le difficoltà toccano tutti. Porterò in giro abitanti e territori cercando di dar voce a chi spesso una voce non ce l’ha».
Il brano che la tocca di più?
« Infermiera, per il modo scurrile in cui questa figura è stata trattata in tempo di guerra».
Qual è la novità del disco?
«La bipolarità e la voce femminile di Leslie Abbadini, che ho affiancato alla mia ottenendo una sfumatura morbida, quasi sorniona. La musica, me ne sono accorto riascoltandola, è vagamente psichedelica rock folk anni ’70, ci sono sonorità blues, echi alla Pink Floyd di The wall e passaggi della Pfm che accompagnava De Andrè».
Ci sono delle maschere nel video di Goga e Magoga, che ricorrono nella sua produzione. Qual è il significato?
«Rappresentano il feticcio, quello che siamo per essere al passo coi tempi, quello che ci è imposto di mostrare, poi però i personaggi guardano meglio queste maschere e non si riconoscono e alla fine se ne liberano».
L’8 maggio è stato invitato in piazza Duomo dall’arcivescovo di Milano: una serata in cui si uniranno musica, teatro, danza, testimonianze e preghiera intorno alla Croce con la Reliquia del Santo Chiodo...
«Sì, parteciperanno anche altri artisti e mi è sembrato bello esserci, porterò la Ninna nanna del contrabbandiere arrangiata per orchestra».