Barbara Frigerio, RollingStone 11/4/2014, 11 aprile 2014
FRANK IL BASTARDO NEL SUO PAESE IDEALE
Un cane viene investito per strada, degli uomini accorrono, Frank Underwood (Kevin Spacey) si avvicina alla bestia in fin di vita.
Nella scena sta la sintesi del personaggio, la sua verità che afferma fissandovi negli occhi, sguardo in camera. È il mezzo con cui in ogni puntata ci rivela qualcosa di sé, come se il pubblico fosse la sua coscienza, come se noi fossimo il suo tramite con il proprio Io. È l’inizio di House of Cards. Frank è un rappresentante democratico che sostiene il futuro presidente degli Stati Uniti, ma, una volta eletto, questi non mantiene la promessa di farlo diventare Segretario di Stato. Da qui parte la lunga vendetta, la salita a Washington di un essere spregevole, un cattivo fra i più detestabili della tv. Ma non lo odi. Al contrario empatizzi con lui, ti ci affezioni, anche se non ne condividi i principi. Serie del momento, House of Cards inaugura Sky Atlantic, nuovo canale della piattaforma Sky (canale 120, dal 9 aprile, alle 21.10), dedicato al meglio delle serie tv, quelle che finora avete sempre dovuto cercare sul web. Peraltro nasce proprio grazie al web: dopo essere stata proposta a HBO e AMC, se le accaparrata Netflix, il gigante della distribuzione tv e cinema su Internet, che sta rivoluzionando la concezione della tv stessa, mettendo a disposizione da subito tutte le puntate: niente più attese, ma un lungo film di 13 ore/episodi. E soprattutto da quando ha iniziato a produrre (Orange Is the New Black, Hemlock Grove, un contratto appena siglato con i re dei fumetti Marvel). Già premio Emmy e Golden Globe, House of Cards è tratta dal romanzo di Michael Dobbs, ex membro del Partito Conservatore inglese, e infatti la prima trasposizione è della BBC, con tanto di adattamento per la radio. Frank è un vero cane mastino e lo intuirete in una scena quasi scorsesiana, mentre in un vicolo divora della carne come un cane famelico. A dirigere le prime due puntate è David Fincher, la sceneggiatura è di Beau Willimon (Le Idi di marzo). Nella serie ci sono riverberi di Shakespeare, soprattutto in quella Lady Macbeth che è Claire, moglie di Frank (Robin Wright), ambiziosa e spietata quanto il marito. E poi: i rapporti con la stampa che “se te la porti a letto è meglio”, un giovane deputato tossico e puttaniere da far eleggere senatore, che rappresenti al meglio il sogno americano della redenzione. E ancora Frank: sempre più brutale, ma soprattutto più strategico. Perché non è la cattiveria a vincere, ma la strategia; che sia politica, business, spettacolo o vita privata.