Goffredo Pistelli, ItaliaOggi 15/4/2014, 15 aprile 2014
COSÌ GIOVANE E GIÀ COSÌ MARXISTA
[Intervista a Diego Fusaro] –
È giovane, classe 1983, ha 31 anni, quindi, e ha l’eloquio garbato, tipico dei torinesi, l’ultimo marxista d’Italia. È Diego Fusaro, ricercatore di Filosofia all’Università San Raffaele di Milano e, da qualche tempo, è diventato una stella degli «anti euro» che sono il piatto forte de La Gabbia, la trasmissione più politicamente scorretta del momento, curata da Gianluigi Paragone su La7.
Domanda. Professore, ma davvero serve ancora Karl Marx oggi? Non era morto come diceva Woody Allen nella famosa battuta?
Risposta. Guardi, è più vivo che mai all’interno della crisi globale del capitalismo e dell’Europa. Anni fa l’avevo scritto in un libro uscito per Bombiani:Bentornato Marx. È vivo con la sua seducente promessa di una felicità alternativa rispetto al capitalismo di cui è critica radicale. È l’idea di un mondo che non abbia come obiettivo il profitto, in cui gli uomini non siano merce sul mercato del lavoro, di un potere che non sia in mano all’economia come accade, in questa fase storica, in Europa, grazie all’opera della finanza e del capitale.
D. Solo che l’applicazione del marxismo è stata sin qui, un po’ infelice ed è costata qualche milione di morti.
R. Nessuno nega gli errori e gli orrori del comunismo. Peggio c’è solo quello che è venuto dopo nei Paesi del socialismo reale: povertà e violenza. Francamente non userei un fallimento novecentesco per convalidare la bontà del sistemi attuali. Si tratta di attualizzare il marxismo, di portarlo all’altezza dei tempi come diceva Antonio Gramsci.
D. Mi par di capire che lei qualcosa del comunismo lo salvi, professore_
R. Certo, non è stato solo l’errore del gulag, ma anche la liberazione dell’Europa nazifascismo, la lotta all’anticolonialismo e poi, mi scusi, ma il Welfare occidentale è stata la necessaria risposta all’Unione sovietica: si doveva dimostrare alle classi lavoratrici che si stava meglio qua. Infatti, oggi che il comunismo è caduto, si procede rapidamente a smontare i modelli di Welfare che non servono più come un tempo. Il comunismo storico per più di 50 anni è stata una forza frenante gli eccessi del capitalismo.
D. Nostalgico?
R. Nessuna nostalgia ma nemmeno demonizzazione. Sono piuttosto nostalgico di un futuro alternativo a entrambi quei modelli che oggi il capitalismo non permette più. E poi, sa, Karl Marx sta al gulag come Gesù Cristo sta alle crociate. Trovo scorretti entrambi i paragoni.
D. Oggi lei Fusaro è impegnato a far conferenze contro l’Europa e l’euro. Marx sarebbe d’accordo?
R. Sull’Europa c’è un frequente equivoco semantico: chi non vuole questa Unione, con queste regole, diventa contrario tout-court. Io mi sento europeista, credo nel sogno di Immanuel Kant, dell’Europa dei popoli fratelli, confederati, democratici. Questa Europa capovolge tutto, ci racconta fole per cui Tedeschi e Greci si relazionano alla pari. Ci propina il potere dell’euro e della grande finanza che assolutizza la vittoria del capitale nel 1989.
D. Vale a dire?
R. Il capitalismo vittorioso con la caduta del Muro, ha rimosso, con l’euro, l’ultima forza che gli resisteva: gli stati nazionali sovrani e il primato della politica sull’economia. Con l’euro si è riusciti a spoliticizzare l’economia, in modo tale che gli Italiani non possono decidere più nulla. Con Mario Monti, nel 2011, ne abbiamo avuto la rappresentazione plastica: un insediamento diretto dell’economia al potere. Questa è l’Europa del capitale: cioè il ricatto del debito pubblico, il fiscal compact, l’austerità e tutto quel che conosciamo.
D. Però professore, non è che l’economia sia una variabile dipendente dalla politica. Il debito pubblico i Paesi li affonda, non basta stampare moneta, ché poi l’inflazione ci fa a pezzi. I greci, dai lei citati, son quelli che taroccavano il bilancio dello Stato per dare le pensioni ai 40enni. E poi, mi scusi, ma il comunismo in Urss è finito proprio per una disfatta economica, non per la controrivoluzione.
R. L’Urss è finita per una controrivoluzione delle classi medie, che sono esplose. E comunque oggi c’è tanta gente che rimpiange quel sistema. Mi è capitato di parlare con molti: sa, l’aspettativa di vita si è abbassata.
D. Cosa non la convince dell’euro?
R. Usarlo come moneta unica non funziona: siamo realtà differenti e differenziate, non è possibile avere tutti la stessa marcia, dall’Italia alla Germania. Noi siamo l’equivalente della Germania dell’Est del 1990. E con l’euro, come dice il professore Claudio Borghi, è come se cui avessero messo nello zaino un’incudine e ci avessero detto che ora potevamo correre.
D. A Borghi e agli economisti con cui lei si è alleato torniamo. Partiamo però della sinistra. Che cosa pensa di Matteo Renzi?
R. Il rottamatore è l’epilogo della vicenda tragicomica della sinistra che, come diceva il mio maestro, Costanzo Preve, procede come uno serpentone: da Antonio Gramsci siamo passati a Serena Dandini e Massimo D’Alema, fino a Renzi appunto. In mezzo a tante cose buone, per carità, di rivendicazione e di emancipazione di diritti ma quello è. Ha visto che cosa è successo a Torino con la casa di Gramsci, no?
D. La trasformano in un hotel, ho letto_
R. A cinque stelle. Ecco in questo indecente transito, dalla nobile figura di Gramsci a qualcosa di oscenamente connivente col capitale c’è la massima espressione di ciò che è avvenuto. Del resto, Renzi usa spesso metafore calcistiche, in questo suo linguaggio post-moderno. E ha detto, tempo addietro, che non c’è stato cambio di campo quando lui ha sostituito Pier Luigi Bersani. Per forza, il cambio c’era stato 30 anni prima, con l’abbandono dei diritti dei lavoratori.
D. Lei è pessimista in questo senso?
R. Non c’è alcun interesse per lavoratori: questo Jobs Act, tutto a detrimento dei diritti dei più giovani, lo dimostra.
D. Professore, non è che la precarietà l’abbia inventata Renzi, se vogliamo. Ce n’era già molta.
R. Il problema non è l’oggi ma quello che potrebbe esserci oggi. Secondo me l’unico che difende la dignità del lavoro è Papa Francesco. Anzi è l’ultimo.
D. Anche se lui ha negato, di recente, di essere marxista_
R. Infatti. Ma la Chiesa è l’unica oggi che si oppone all’economia selvaggia per questo sto dalla sua parte incondizionatamente contro il circo laicista dei vari Piergiorgio Odifreddi ed Eugenio Scalfari.
D. A proposito, Fusaro, ma lei è credente? Che rapporto ha con la trascendenza?
R. Mi riconosco nella trascendenza di Hegel, di Marx e di Gentile, che la proiettano nell’immanenza, nello spirito umano che si realizza nella storia. Ma non sono un ateo, un laicista. Anzi il mio è un modo di cogliere l’assoluto, solo che il filosofo sceglie il concetto, rispetto alla religione.
D. Ma le piace solo questo pontefice o anche i predecessori?
R. Ho un grande rispetto per Joseph Ratzinger e l’ho difeso dal’armata branca leone del laicismo che l’ha attaccato. D’altra parte il capitale punta a delegittimare il cristianesimo, propugna un ateismo religioso che neutralizzi ogni fede.
D. Senta lei è un giovane ricercatore universitario e non le piace Renzi, però si è sottratto dalla mobilitazione degli accademici contro la modifica della Costituzione. C’era anche Roberta De Monticelli, che insegna al San Raffaele come lei.
R. La Costituzione è mortificata ogni giorno dalle politiche europee e questi pur simpatici signori non lo dicono affatto. Come nel passato, pareva che l’unico attentatore alla legge fondamentale fosse Silvio Berlusconi. Ma il dettato costituzionale dà primato al lavoro, al popolo sovrano, impone di non cedere sovranità. Se fossero coerenti si opporrebbero anche alla distruzione capitalistica ed eurocratica della Costituzione.
D. Non si possono servire più padroni_
R. Ci sono mille lotte nobili e degne: le minoranze, le donne, quello che voglimo ma se ci sottraiamo all’unica grande lotta contro il capitale, resta il vuoto pneumatico. Il marxismo dava a tutto ciò una linea comune, unificava le lotte, postulava un’ulteriorità nobilitante per le masse. Oggi c’è solo l’eterno presente del capitalismo.
D. Allora il 25 maggio che farà? Voterà Tsipras, la sinistra-sinistra, o farà appunto come Borghi, che s’è candidato nella Lega per combattere l’euro?
R. Tsipras nemmeno per sogno. È il classico specchietto per le allodole con cui prenderanno in giro gli elettori della sinistra in buona fede.
D. E perché?
R. Perché sono contro l’austerità e per l’euro. Capisce? Togliamo gli effetti e ci teniamo la causa: il peggio, il massimo del tradimento disponibile.
D. Non le resta che la Lega o Beppe Grillo. O forse anche i Fratelli d’Italia_
R. Usano la questione euro per racimolare voti, però dreneranno molti consensi, ne sono convinto. La gente comune è contro, e si vedrà.
D. Però lei con docenti come Alberto Bagnai, o il già citato Borghi, o anche Antonio Rinaldi, va a fare conferenze in giro per l’Italia. Non credo che sulla finanza abbiano le stesse sue idee però. Anzi, mi pare che Borghi in Cattolica insegni economia degli intermediari finanziari. La finanza la teorizzano.
R. In questa resistenza al nazismo eurocratico si può far fronte comune.
D. Un Cln antieuro_
R. Il paragone può reggere. Sostengo da tempo la necessità di un nuovo aggregato politico, un po’ come Gramsci parlava del «nuovo principe». Ci vuole qualcosa che unifichi anticapitalisti e antieuro e che punti a restituire, nell’immediato, sovranità popolare, monetaria e militare.
D. Dunque il 25 maggio andrà al mare, come si diceva una volta?
R. No, anzi seguirò. E scommetto che la Lega prenderà un sacco di voti, anche se non è la forza giusta.
D. Scusi, ma in giro non vede nessuno di politicamente valido? Marco Rizzo, l’ultimo stalinista, che tra l’altro è torinese come lei?
R. No, non mi piace Rizzo, ha il complesso dell’impurità: teme di confrontarsi con chi non sia marxista e comunista. Anche quella sinistra attraversa la sua fase tolemica, non hanno capito cosa stia succedendo. Non vede che anche Paolo Ferrero è contro l’austerità e a favore dell’euro?
Goffredo Pistelli, ItaliaOggi 15/4/2014