Marco Zucchetti, Il Giornale 15/4/2014, 15 aprile 2014
CAMION, TRATTORI E PANDA: IL BIZZARRO GARAGE DEL PALAZZO
Le dichiarazioni patrimoniali dei parlamentari hanno sempre un che di morbosamente attraente, come i cantieri aperti in mezzo alla strada. Non puoi evitare di fermarti a curiosare, con la segreta e perfida speranza di trovare qualcosa che non va. Così, tra imponibile lordo e fabbricati posseduti, l’occhio cade sulla sezione «beni mobili iscritti in pubblici registri». Il che, tradotto dal burocratese, è né più né meno che «il parco auto» in senso lato, comprendente aeroplani, motoscafi, camion, trattori, motorini, shuttle e quant’altro. Bighellonando idealmente nei garage dei parlamentari, si fanno scoperte illuminanti. E non si resiste alla tentazione di abbozzare un profilo socio-psico-partitico: dimmi che mezzo guidi e ti dirò se sei leghista o vendoliano, se inquini come l’Ilva e se soffri di invidia della cilindrata.
AUTARCHICI
Marchionne ha sbagliato le sue mosse. Invece che a Detroit, il quartier generale doveva spostarlo a Montecitorio, perché possedere una Fiat è bipartisan quasi come criticare il Lingotto. Si va dalla sempre trendy 500 di Carfagna, Gelmini e Lupi alla morigeratissima Punto della Binetti (anche in versione Natural power per la Kyenge), dalla Croma da travet del tesoriere Ds Sposetti alla Multipla di Formigoni, chissà se celeste come il suo proprietario. Per tacer del fatto che ci sono più Panda nei parcheggi del Parlamento che nelle riserve del Wwf.
ELEGANTONI
Ci sono poi gli aristocratici, che rinunciano all’auto blu ma non ai cavalli e all’eleganza. Fitto che coccola la sua Jaguar, Ghedini che perora la causa della sua monumentale Audi A8, la coppia Boccia-De Girolamo che alterna un’Audi A4 (in comproprietà) a una Mercedes R. Aggressiva è anche la Mercedes classe B del ministro Boschi, con pedaliera modificata per il tacco 12 d’ordinanza.
NOSTALGICI
Ci sono poi i cultori del naïf e del vintage, come l’ex ministro Rotondi: la sua Autobianchi A112 del ’78 è un reperto storico risalente alla sua prima legislatura da parlamentare dc. Come a dire che proteggeva più lo Scudo crociato dell’airbag. Da collezione invece la Minor Morris dell’85 di Galan e la Fiat 1100 sessantottina di Brunetta.
AVVENTURIERI
Il capogruppo del Pdl, poi, rientra anche tra i cultori dei fuoristrada con la sua Jeep Wrangler da cowboy di Laguna. Passione in comune con Fava di Sel (proprietario di un Defender) e il paladino degli immigrati, il democratico Chaouki, che guida una Fiat Freemont come il collega di partito ed ex operaio Thyssen Boccuzzi.
APPIEDATI E NONCURANTI
Non tutti, però, riversano nelle auto più amor proprio che benzina. C’è chi non dichiara alcun mezzo di locomozione proprio, come Enrico Letta, Casini, Bersani, Fassina, Capezzone, il presidente del Senato Grasso e un plotone di grillini. Tutti si arrangiano facendosi scarrozzare dalle mogli o affidandosi a treni, tram o cavalli da tiro. E c’è anche chi sta sul vago, come Dorina Bianchi, che segnala una «automobile», e il pd Giachetti, proprietario di un «motociclo». Imprecisa anche il ministro della Difesa Pinotti, che possiede una «autovettura». Definizione che vale un po’ per tutto, esclusi forse i cingolati.
IMBARAZZATI
Psicologicamente interessanti sono poi i traumatizzati dall’ondata anti-casta, che sentono l’esigenza di difendersi a prescindere. Capita così che il grillino Barbanti, già presentendo aria di epurazioni, precisi che la sua Ford Kuga è però «usata». E capita anche che il pd Corradino Mineo ci tenga a precisare che una delle sue due Vespa è «ad uso del figlio».
ESAGERATI
Infine, nell’angolo più nascosto del garage, ci trovi le perle. La montiana Borletti Buitoni che con la sua permanente da Guinness parcheggia un trattore Carraro (con rimorchio Bernardi) nel salotto buono della Milano di Pisapia. Giancarlo Galan che attracca due motoscafi Boston Whaler e gioca alla guerra con il camion 4x4 Pinzgauer (in dotazione all’esercito svizzero). E ancora lui, il fieramente anti-comunista Brunetta, con la sua Lada Niva, fuoristrada sovietico prodotto a Togliattigrad. La dimostrazione vivente che forse - per citare Trotsky - «l’automobile separa le classi sociali come il cavallo nell’antichità», ma di sicuro unisce i politici.