Andrea Montanari, MilanoFinanza 15/4/2014, 15 aprile 2014
RISCHIO FLOP PER L’ASTA FREQUENZE
Dopo il clamoroso flop del beauty contest studiato anni fa dal governo italiano per assegnare gratuitamente nuove frequenze televisive digitali a diffusione nazionale in Dvb-T, ora rischia di andare deserta anche l’asta onerosa lanciata due mesi fa dal ministero dello Sviluppo economico, guidato da Federica Guidi.
Alla mezzanotte di ieri è scaduto il termine per la presentazione delle offerte da parte dei potenziali interessati e al momento in cui MF-Milano Finanza andava in stampa non si registravano pretendenti salvo Prima Tv.
Il gruppo controllato da Naguib Sawiris e Tarak Ben Ammar, però, in realtà avrebbe depositato la manifestazione d’interesse per poter poi procedere con la richiesta di una sospensiva della gara attraverso un ricorso studiato ad hoc.
Finora, vista l’esclusione a priori dei big Rai, Mediaset e Telecom Italia Media Broadcasting (il motivo è legato al fatto che già possiedono tre multiplex come si legge nel bando ministeriale), nessun editore italiano ed estero pare intenzionato a spendere almeno 30 milioni per acquistare una singola frequenza con un diritto d’uso ventennale per un controvalore complessivo dell’asta di 90 milioni. E così il bando suddiviso in tre lotti L1 (multiplex che utilizza i canali 6 e 23 per una copertura della popolazione stimata all’89,5%), L2 (canali 7 e 11 con una copertura del 91,1%) e L3 (canali 25 e 59 con una copertura del 96,6%), rischia di non fare incassare nulla al governo Renzi. E se non arriveranno offerte nel cuore della notte bisognerà ripartire da zero, anche se al momento non c’è una data prevista per la nuova asta competitiva.
Nelle settimane scorse si era accennato all’eventuale interesse della Cairo Communication, che già controlla La7, e del big Usa Discovery Channel, presente con una dozzina di canali sia sul digitale sia, da pochi giorni, sul bouquet di Sky Italia. Anche la pay-tv di Rupert Murdoch, indicata tra i potenziali offerenti, non dovrebbe depositare nelle prossime ore alcuna proposta formale visto anche il recente accordo con Telecom Italia per la distribuzione dei canali a pagamento sulla rete dell’ex monopolista di Stato delle tlc a partire dal 2015.
E a rallentare il processo di adesione al bando avrebbe contributo la joint venture sui multiplex tra TiMedia e il Gruppo L’Espresso che conta su cinque infrastrutture aperte a tutti i network televisivi.
Andrea Montanari, MilanoFinanza 15/4/2014