Anna Guaita, Il Messaggero 15/4/2014, 15 aprile 2014
FACEBOOK DIVENTA FACEBANK IL SOGNO
NEW YORK
Nell’Ottocento, all’epoca d’oro dei pionieri, ai giovani che arrivavano in America in cerca di fortuna si dava sempre uno stesso consiglio: «Go West, young man!» Cioè, vai verso ovest, vai a conquistare il FarWest. Oggi il più fortunato giovane imprenditore americano, Mark Zuckerberg, offrirebbe un diverso consiglio: bisogna puntare verso Paesi emergenti, verso l’India, verso l’Africa, bisogna andare a Est, a Sud. Tutte le sue più recenti acquisizioni fanno capire che è lì che il suo fiuto annusa nuovi immensi guadagni. L’ultimo passo in tal senso Zuckerberg lo starebbe facendo proprio in questi giorni. A sentire l’autorevole quotidiano Financial Times, il giovane creatore di Facebook intende dare al suo social network anche una identità finanziaria, vuole che diventi una piattaforma per transazioni monetarie.
Dalla centrale di Facebook a Menlo Park in California viene un secco «no comment». Ma i segnali sembrano incontrovertibili: gli avvocati di Zuckerberg avrebbero già chiesto alla Banca Centrale dell’Irlanda di concedere a Facebook la licenza di "e-money institution". L’autorizzazione avrebbe valore in tutta l’Europa, e concederebbe a FB di emettere "unità" di valore monetario che i suoi iscritti potrebbero usare per effettuare rimesse o pagamenti. Vale la pena notare che Facebook ha raddoppiato le dimensioni del suo quartier generale di Dublino, cioé degli uffici che hanno l’incarico di gestire le operazioni di Facebook non solo in tutta l’Europa, ma anche nel Medio Oriente e in Africa.
L’ESPANSIONE
L’Africa gioca un ruolo evidentemente importante nella visione del futuro che Zuckerberg sta maturando. Ultimamente la società ha confermato di aver registrato un grosso balzo in avanti in Paesi come Nigeria, Sud Africa, Egitto e Kenya. Ma Zuckerberg sta pensando ad aree a bassa densità di popolazione, dove i cavi di collegamento internet non sopravvivono a lungo perché il rame diventa oggetto di furto. A queste aree il giovane imprenditore vuole garantire entro il 2015 il collegamento wi-fi via droni azionati ad energia solare. Il suo sogno è di garantire la connessione «a 5 miliardi di esseri umani». Solo due settimane fa Zuckerberg ha comprato per 20 milioni di dollari una azienda inglese, la Ascenta, che ha costruito prototipi di velivoli di questo tipo. Proprio ieri, però, il creatore di Facebook si è visto soffiare da sotto il naso un altro possibile grosso affare con la Titan Aerospace, l’azienda americana che produce simili droni, che è andata invece al rivale, Google.
Ora che veniamo a sapere che Facebook vuole diventare anche banca, si capisce come Zuckerberg abbia l’idea di creare un "ecosistema" non tanto con l’occhio ai grandi mercati già saturati, come gli Stati Uniti, ma guardando ai mercati in via di crescita. Gli ultimi 200 milioni di utenti che si sono aggiunti al traguardo di un miliardo raggiunto l’anno scorso, vengono infatti da Paesi dell’Africa e dall’India. E in questi Paesi, la gente non ha conti correnti, perché costerebbero troppo e spesso non sarebbero neanche vicini e facilmente raggiungibili. Ma quasi ovunque - anche in Africa - la gente ha un cellulare. E i telefonini potrebbero diventare portafogli di fatto. Simili imprese effettivamente esistono già in Kenya e Tanzania, dove la M-Pesa gestisce trasferimenti di contante via cellulare. Magari per la bisogna Zuckerberg potrebbe usare quell’app per cui ha sborsato l’astronomica cifra di 19 miliardi di dollari, quel Whatsapp che un domani sarebbe in grado di portare con sè un messaggino e una rimessa di denaro.
I COLLEGAMENTI
Poter effettuare operazioni bancarie essenziali su una pagina Facebook grazie al collegamento wi-fi assicurato dai droni renderebbe possibile a milioni di migranti di inviare fondi ai propri familiari scavalcando gli esosi costi bancari, ma anche quelli delle istituzioni specializzate in rimesse, come la Western Union o Moneygram International. Non stiamo parlando di trasferimenti di grandi capitali, ma di qualcosa di simile al microcredito. Almeno come primo passo. In futuro, se la "Facebank" avesse successo, chi le vieterebbe di entrare in competizione con le grandi banche in Europa o negli Usa? Ovvio che per ora si tratta di un sistema tutto da costruire. Difatti le solite voci bene informate rivelano che Facebook è in contatto con tre startup inglesi specializzate nel settore del movimento monetario via smartphone. Si tratta di TransferWise, Moni Technologies ed Azimo. Nel caso di Azimo, Zuckerberg avrebbe offerto dieci milioni di dollari perché uno dei suoi co-fondatori assuma le redini direttive del progetto "Facebank”.