Andrea Marini e Mariolina Sesto, Il Sole 24 Ore 15/4/2014, 15 aprile 2014
LO STOP AI DIVIDENDI PENALIZZA BERLUSCONI: PERSI 30 MILIONI
ROMA
Il 2012 per il leader di Fi non è stato certo da ricordare sul piano politico: a fine 2011 l’addio a Palazzo Chigi sotto la scure dello spread alle stelle e l’inizio dell’appoggio "forzato" al Governo Monti e al ritorno dell’imposta sulla prima casa. Ma il 2012 è stato un anno nero anche per il portafoglio personale dell’ex premier: dopo i 35,4 milioni del 2011, nel 2012 il tracollo fino a 4,5 milioni. Un confronto reso possibile dalla pubblicazione, ieri, dell’anagrafe patrimoniale e della dichiarazione dei redditi 2013 (riferita all’anno 2012) di deputati e senatori (l’ex Cavaliere è stato dichiarato decaduto da Palazzo Madama lo scorso 27 novembre).
Il crollo del reddito imponibile (non certo del patrimonio personale) di Silvio Berlusconi si spiega quasi esclusivamente con l’improvviso stop ai dividendi distribuiti da Fininvest, l’holding che detiene le partecipazioni in Mediaset, Mondadori, Mediolanum e nel Milan. Fininvest infatti distribuì all’ex premier e ai 5 figli circa 208 milioni con l’esercizio 2008 e 200 milioni con quello 2009. La scelta dello stop avvenne nell’esercizio successivo, quello riferito al 2010, quando Fininvest decise di non distribuire alcun dividendo con Mediaset che invece diede una cedola di 0,35 centesimi per azione, poi ridotta a 0,10 nel 2011 e sospesa nel 2012, primo anno di perdita per il gruppo televisivo. Ma per le holding familiari di Berlusconi il flusso di cassa viene da Fininvest, con un meccanismo di assemblea di queste piccole società che fa incassare fisicamente i fondi con un anno di ritardo: ecco perché il reddito dell’ex premier 2012 risulta condizionato dal bilancio 2010 di Fininvest. L’holding ha evitato di distribuire dividendo anche per il 2011 e quindi avrà l’impatto sul reddito 2013 del suo fondatore, mentre per il 2012 la scelta è stata diversa: nonostante una perdita di 285 milioni, dovuta a 650 milioni di svalutazioni e oneri straordinari, anche per far affluire liquidità alle società della famiglia Berlusconi che la controllano, Fininvest ha distribuito nel marzo 2013 oltre 93 milioni di utili portati a nuovo nei precedenti esercizi dopo aver "valutato l’importo delle riserve distribuibili nonché la consistenza delle risorse finanziarie disponibili".
Non sono i 200 milioni abbondanti pre-crisi, ma il reddito 2014 del leader di Fi dovrebbe beneficiarne parecchio. Anche perché quello che emerge nel crollo del reddito 2012 è che non è stato il pagamento dell’assegno divorzile all’ex moglie Veronica Lario a pesare. Un fatto straordinario che non dovrebbero condizionare nemmeno il futuro prossimo: questi importi vengono infatti indicati tra gli oneri deducibili e la somma totale indicata da Berlusconi sotto questa posta è molto alta sia nella dichiarazione 2012 sia in quella del 2013, rispettivamente 13,5 e 12,5 milioni.
Nonostante il tracollo, Berlusconi nel 2012 era ancora (prima della decadenza dal Senato) il parlamentare più ricco, anche se insidiato da vicino da un altro businessman, Antonio Angelucci, il deputato Fi, editore di Libero e imprenditore della sanità privata, che ha dichiarato un reddito complessivo di poco inferiore a 4,4 milioni. I paperoni degli altri partiti sono più staccati. L’avvocato Gregorio Gitti, dei popolari dell’Italia, arriva a 3,4 milioni. Sul fronte del Pd, tra i più facoltosi, Renato Turano, senatore eletto nelle circoscrizioni America settentrionale e centrale.
Nell’esecutivo Renzi, per avere il panorama completo bisognerà aspettare: la legge stabilisce che la pubblicazione di questi dati debba avvenire entro tre mesi dalla nomina. L’Esecutivo in carica ha giurato il 22 febbraio, la scadenza è a fine maggio. Tuttavia, l’attesa non vale per i membri di governo parlamentari e per lo stesso Matteo Renzi: la legge impone anche ai comuni di pubblicare l’anagrafe patrimoniale. E sul sito del comune di Firenze ci sono ancora i dati dell’ex primo cittadino, con un reddito imponibile di 145.624 euro. In cima alla classifica dei ministri si piazza comunque il titolare delle Infrastrutture Maurizio Lupi (282.499 euro). Seguito da Dario Franceschini (Cultura, del Pd) e Stefania Giannini (Istruzione, di Scelta civica).
Dalle dichiarazioni dei redditi 2012 emergono anche le propensioni a investire. E qui i parlamentari si tengono lontani dagli acquisti ad alto rischio: si va dalle banche locali ai Btp, dalle ex aziende pubbliche tipo Eni, Enel e Telecom alle grandi assicurazioni e a Mps. È lo stesso Berlusconi a fare tendenza: oltre alle società della galassia Mediaset, ha 896mila azioni della Banca popolare di Sondrio, a cui in portafoglio si aggiunge la Veneto Banca di Montebelluna e la Banca popolare sviluppo di Napoli. C’è poi il caso del senatore siciliano del Nuovo centrodestra, Antonio D’Alì, amministratore di Banca, che ha deciso di comprare azioni degli istituti "rossi" Mps e Unipol. Il ministro Lupi ha invece deciso di "credere" nell’Italia con un investimento in Btp da 31mila euro. Questo è però anche il Parlamento degli incapienti, soprattutto tra i 5 stelle: Monica Casaletto (che risulta a carico del coniuge), Daniela Donno, Vilma Moronese e Vito Petrocelli (con un reddito complessivo dichiarato addirittura con un negativo di 296 euro) sono per esempio senatori M5S che, nel 2013, hanno dichiarato un reddito pari a zero nell’anno precedente.
Andrea Marini e Mariolina Sesto, Il Sole 24 Ore 15/4/2014