Celestina Dominelli, Il Sole 24 Ore 15/4/2014, 15 aprile 2014
DESCALZI SCELTA DI CONTINUITÀ MA LA SFIDA SARÀ IL RIASSETTO
Roma
Una scelta nel segno della continuità, quella di Claudio Descalzi, attuale direttore generale dell’exploration and production, per la guida dell’Eni, e una donna, Emma Marcegaglia, ad dell’omonimo gruppo con il fratello Antonio ed ex numero uno di Confindustria, alla presidenza del Cane a sei zampe dove il governo Renzi ha optato per il rinnovo completo del board. Così Paolo Scaroni, che ieri era salito al Quirinale prima che venissero ufficializzate le liste del Tesoro, lascia il timone dopo tre mandati (il suo ingresso all’Eni risale al 2005) al manager meneghino, classe 1955 e una carriera tutta spesa all’interno del gruppo, dove è entrato nel 1981 come ingegnere di giacimento per maturare nel tempo una solida competenza anche nei mercati esteri, durante i 20 anni trascorsi in Africa, una delle aree su cui l’Eni ha scommesso maggiormente.
Accanto a Descalzi e alla Marcegaglia, che succede a Giuseppe Recchi (in corsa per la presidenza di Telecom), ci sono poi gli altri membri del board espressi dal Mef: Fabrizio Pagani, ex consigliere economico e per gli affari internazionali di Palazzo Chigi e attualmente capo della segreteria tecnica del ministero dell’Economia, Luigi Zingales, economista, editorialista del Sole 24 Ore e membro indipendente del cda di Telecom, Diva Moriani, aretina, vice presidente di Intek Group, società che gestisce partecipazioni industriali, finanziarie e di servizi, e, infine, Salvatore Mancuso, già vicepresidente di Alitalia e ex membro del board di UniCredit, nonché fondatore di Equinox. E, ieri nel pomeriggio, in vista dell’assemblea dei soci, convocata per il prossimo 8 maggio e chiamata a chiudere il cerchio attorno ai nuovi vertici del Cane a sei zampe, è arrivata anche la lista delle minoranze (Sgr e investitori istituzionali), che dovranno esprimere tre dei nove consiglieri. L’unica riconferma è quella di Alessandro Lorenzi, mentre le new entry sono Karina Litvack e Pietro Guindani (attuale presidente di Vodafone Italia). In uscita invece Alessandro Profumo che, essendo presidente di Mps, non era più eleggibile e Giorgio Silva che lascia il collegio sindacale. Dove i nomi proposti sono quelli di Matteo Caratozzolo e Marco Lacchini come sindaci effettivi, mentre il Mef ha indicato Paola Camagni, Alberto Falini e Marco Seracini.
Il mosaico di Eni si è andato quindi componendo, con molti cambi nel cda certo, ma senza scossoni al vertice, come gli investitori e il mercato avevano peraltro auspicato nelle ultime settimane. E il nuovo ad non potrà che muoversi nel solco della gestione precedente portando a compimento il percorso che è stato tratteggiato nel piano industriale presentato a Londra, a metà febbraio. Una strategia molto articolata che servirà a traghettare il gruppo di San Donato Milanese attraverso la perdurante crisi italiana ed europea che ha penalizzato non poco alcuni dei tasselli più rilevanti del business di Eni, a cominciare dal mid e downstream.
Ecco perché Descalzi dovrà procedere con il riassetto e la crescita selettiva nelle attività di exploration and production, che conosce a menadito, e dal quale ci aspetta la maggiore spinta per lo sviluppo futuro del gruppo, mentre negli altri settori - dal gas&power, dove sarà cruciale la partita della rinegoziazione dei contratti di lungo termine per il gas (e in campo ci sono, tra gli altri, i russi di Gazprom), al refining and marketing e alla chimica, tutti sottoposti a una difficile congiuntura -, bisognerà portare avanti il lavoro di ristrutturazione e ottimizzazione per contenere gli impatti del calo strutturale della domanda, dell’eccesso di offerta e della pressione competitiva.
Celestina Dominelli, Il Sole 24 Ore 15/4/2014