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 2014  aprile 11 Venerdì calendario

IL VERO ROTTAMATORE DI D’ALEMA SONO IO


[Ivan Scalfarotto]

«Posso dirlo?». Vai. «Se Matteo Renzi riuscirà a essere il nostro Barack Obama io un giorno potrò dire che sarò stato il suo Jesse Jackson...». Roma, lunedì 10 marzo, largo Chigi numero 18, secondo piano. Ivan Scalfarotto è seduto dietro la scrivania del suo studio al ministero delle Riforme e mentre infila un cucchiaino dentro una gigantesca tazza bianca piena di caffè ti guarda e anticipa la domanda. «Sono il primo sottosegretario omosessuale di un governo italiano, okay, ma ora che abbiamo riempito le pagine del Guinness dei primati vogliamo riempire le pagine del Guinness dei programmi?». Proviamo. Scalfarotto è nato a Pescara il 16 agosto 1965. È stato eletto deputato nel 2013. Ed è arrivato in Parlamento seguendo un percorso a zig-zag: prima esperienza politica nel 1988 come consigliere comunale dei Verdi, a Foggia; poi laurea in Giurisprudenza a Napoli, con tesi in procedura civile con il mitico professor Giovanni Verde; breve esperienza nella Banca Commerciale Italiana, nel 1992, dove ha conosciuto Pietro Ichino, che lo ha politicamente folgorato; quindi un passaggio al Banco Ambrosiano Veneto, 1995; infine l’approdo alla guida delle Risorse umane di una delle banche più importanti del mondo, Citigroup, «quando, invece dei 2.800 euro netti che prendo da deputato, guadagnavo così tanto da comprare due case in dieci anni, una in Inghilterra e una in Italia. Senza chiedere un soldo di mutuo», sottolinea. «E questo per dire quanto amo la politica...».
Poi arriva la Russia. «A un certo punto, tra il 2005 e il 2008, vado a Mosca. Qui conosco Federico. Mi innamoro di lui. Diventa la mia metà». Ivan e Federico. E in un certo senso la missione del sottosegretario delle Riforme Ivan Scalfarotto è un conflitto di interessi. Il più bello che un omosessuale possa desiderare. «Non mi .. accontento di essere il primo gay al governo». Pausa. «Voglio dire... il primo gay al governo dichiaratamente gay: il primo che non lo nasconde». Pausa. «Un conto, però, è arrivare a un traguardo storico. Un altro è entrare nella storia».
Ivan – grande passione per la cucina, lo sci, il tapis roulant, i film di Roberto Andò, un piccolo scheletro nell’armadio, («Ho partecipato a un girotondo!») e una convinzione («Renzi ha realizzato il sogno di Nanni Moretti: rottamare tutti i dirigenti della sinistra») – ha fatto dei diritti civili la cifra della sua carriera politica. Il suo ingresso nel centrosinistra coincide con due date: il 5 novembre 1996, quando Scalfarotto scrive a Repubblica una lettera da «deluso dell’Ulivo» contro il governo Prodi e la sua scarsa sensibilità per la difesa dei diritti civili; e il 16 ottobre 2005, quando Scalfarotto-Chi?, tra mille risatine, si candida alle primarie del centrosinistra e da perfetto sconosciuto incassa 26.912 voti.
Passano gli anni. Arriva il sostegno alla campagna elettorale di Walter Veltroni (2007). Il sostegno alla campagna di Ignazio Marino (2009). E poi arriva Barack Renzi. E con Renzi, nel 2013, Scalfarotto, che per il segretario del Pd diventa un punto di riferimento per i diritti civili, come Jesse Jackson per Obama, si toglie una soddisfazione mica male. «In un certo senso sono stato io a rottamare D’Alema, mica Matteo...». È l’8 dicembre del 2013, il giorno delle primarie che incoronano Renzi segretario. Quella domenica si celebrano anche le primarie per l’assemblea nazionale del Pd. Scalfarotto è candidato a Foggia. Nello stesso collegio è candidato D’Alema. Finisce così: Scalfarotto 46%, D’Alema 28%.
«Volevo tornare sul Guinness dei contenuti però». Prego. «Io ho un sogno: portare l’Italia, in materia di diritti civili, allo stesso livello di tutti i grandi Paesi europei». Ovvero? «Fosse un governo Scalfarotto, non avrei dubbi: adozione per le coppie gay e matrimoni per omosessuali, come capita ormai in tutta Europa. Nei miei occhi ho le scene di quando lavoravo a Londra. A Citigroup. E quando due miei colleghi omosessuali, sposati, portavano in un ufficio il loro figlio. E tutti giocavamo e gioivamo con loro». Ma? «Ma questo non è il governo Scalfarotto. È un governo di mediazione. E la mediazione si giocherà su quello: unioni civili, come in Germania. Realizzerò il mio sogno. Farò esplodere il mio conflitto di interessi. E voglio credere che davvero alla fine di questa legislatura io e Federico, nonostante Giovanardi, saremo, anche per la legge, una coppia vera. E non solo di fatto».