Giuseppe Lo Bianco, Il Fatto Quotidiano 15/4/2014, 15 aprile 2014
GIUSTIFICA LA TRATTATIVA, IL PD LO CANDIDA
Per superare le contraddizioni interne all’antimafia dei litigi e delle “star” che rischiano di farlo implodere, il Pd siciliano pesca dal cilindro delle candidature europee il nome di Giovanni Fiandaca, ex componente del consiglio superiore della magistratura, il giurista palermitano co-autore di un saggio che giustifica e legittima la trattativa Stato-mafia e che fu docente di diritto penale dell’allora studente Antonio Ingroia che l’altro ieri non ha esitato ad accostare la sua candidatura alla fuga di Dell’Utri in Libano: “Le due cose sembrerebbero estranee ma a legarle vi è un filo conduttore – ha detto Ingroia – la delegittimazione del processo sulla trattativa e di chi è in prima linea nella lotta contro la mafia”.
E se per Ingroia Fiandaca è “uno degli ispiratori dell’attuale formulazione del 416 ter praticamente inutile”, i suoi giudizi taglienti bocciano l’antico professore e l’antimafia scelta dal Pd per ricompattarsi, gettando acqua sul fuoco degli entusiasmi del segretario regionale dei dem che nella candidatura del docente palermitano vede addirittura l’apertura di una nuova fase politico culturale del partito: “Adesso inizia la stagione della nuova antimafia”, esulta infatti Fausto Raciti, che insieme a Davide Faraone ha proposto al professore di entrare in lista proprio al suo posto, con la benedizione della parte del Pd siciliano che vede Crocetta come il fumo negli occhi, dal patriarca di Enna Mirello Crisafulli al candidato trombato Antonello Cracolici, che in un twitter ha definito la candidatura del giurista “la migliore risposta alla mia esclusione”. Un’investitura che, nonostante i buoni auspici del renziano Davide Faraone, è apparsa insufficiente allo stesso Fiandaca, che ieri mattina si mostrava ancora scettico facendo filtrare la sua probabile rinuncia dettata all’Ansa da un gruppo di docenti a lui vicini, motivata dal fatto che il suo nome “aveva trovato il consenso dei giovani del Pd mentre nessun segnale è venuto dalla segreteria nazionale del partito”. Segnale arrivato nel pomeriggio, quando Fiandaca ha sciolto positivamente la riserva, “dopo avere ricevuto le sollecitazioni del vice ministro dell’Interno Filippo Bubbico e dell’onorevole Lorenzo Guerini, vice segretario del Pd”, come recita una nota diffusa dal suo staff. “Non è facile per me lasciare i libri e interrompere il contatto con gli studenti – è la dichiarazione a caldo del professore – la Sicilia vive un momento drammatico dal punto di vista economico e sociale, ma ancor di più sul versante culturale e politico; confido che la mia candidatura, che interpreto ispirata a una prevalente esigenza di coesione all’interno del pd siciliano e nazionale, possa dare un contributo per aprire una nuova stagione per lo sviluppo della Sicilia nel quadro dell’Europa”. Il professore guarda a quel che resta dell’imprenditoria sana dell’isola ed tra le sue prime iniziative elettorali ha in mente di lanciare un appello alle forze sane e produttive dell’isola, come ha annunciato il suo staff in un sms inviato ieri pomeriggio ad Antonello Montante, presidente regionale di Confindustria. Per scrollarsi di dosso l’immagine di uomo del “giustificazionismo trattativista”, e smentire, come sostiene Ingroia, che la sua candidatura (e la fuga di Dell’Utri) dimostrano “che c’è la precisa volontà di mantenere, nell’immaginario collettivo, la visione della mafia in coppola e lupara e di delegittimare tutti coloro che, invece, considerano la mafia dei colletti bianchi ancora più pericolosa”, Fiandaca ha tra qualche giorno un’occasione irripetibile: gli basterà votare a favore, in consiglio di facoltà, a Giurisprudenza, dell’intitolazione dell’atrio ai giudici Falcone e Borsellino, morti per non avere accettato alcun tipo di trattativa; finora, denunciano gli studenti, il professore avrebbe mostrato perplessità.
Giuseppe Lo Bianco, Il Fatto Quotidiano 15/4/2014