Roberto Petrini, la Repubblica 15/4/204, 15 aprile 2014
Si va verso una soluzione per l‘allargamento del bonus del 27 maggio anche alla platea dei cosiddetti «incapienti», cioè coloro che già non pagano tasse e non possono beneficiare dell’aumento delle detrazioni Irpef
Si va verso una soluzione per l‘allargamento del bonus del 27 maggio anche alla platea dei cosiddetti «incapienti», cioè coloro che già non pagano tasse e non possono beneficiare dell’aumento delle detrazioni Irpef. Dopo un lungo colloquio, dedicato principalmente alle nomine, il premier Renzi e il ministro dell’Economia Padoan sarebbero ad un passo dalla quadratura che sarà recepita nel decreto atteso per venerdì prossimo. Gli incapienti, circa 3,9 milioni di contribuenti che guadagnano sotto gli 8.000 euro lordi l’anno (circa 407 euro netti al mese), potrebbero beneficiare di una erogazione monetaria diretta (probabilmente da parte dell’Inps) di 20-25 euro netti pari a circa 240-300 euro netti all’anno. L’operazione costerebbe circa 1 miliardo che troverebbero spazio in parte nel pacchetto di 6,7 miliardi con l’aggiunta di qualche piccola ulteriore risorsa che lo porterebbe a quota 7 miliardi. A conti fatti la detrazione Irpef potrebbe costare intorno ai 6 miliardi e investire circa 10 milioni di lavoratori. Il resto, circa 1 miliardo potrebbe esser così destinato agli incapienti. Resta aperto il problema delle coperture, affidato dal governo in parte alle banche che hanno protestato minacciando restrizioni al credito. «Ricatto inaccettabile», ha replicato Delrio. (r. p.) ROBERTO PETRINI COME funzionerà il bonus? Secondo i primi calcoli la fascia che avrebbe il beneficio pieno di 83 euro è quella dei 3,5 milioni di lavoratori dipendenti che guadagnano tra i 15 e i 20 mila euro lordi, i più volte citati 1.250 euro netti al mese. Il bonus scenderebbe per il meccanismo decrescente delle detrazioni a 60 euro per chi guadagna tra i 20 e i 25 mila lordi annui (1.416 al mese) e salirebbe a 92 euro netti al mese per chi ha tra gli 8.000 e 12 mila (pari a 750 netti al mese). A confermare l’intervento sugli incapienti è stato invece ieri il viceministro all’Economia Morando il quale ha assicurato che il bonus non sarà una tantum, che ammonterà a 80-85 euro per chi guadagna circa 1.500 euro e che la cifra destinata all’operazione sarà di 6,5-7 miliardi. Naturalmente si tratta di ipotesi che attendono la verifica di prossimi giorni, anche perché sul piano delle coperture non c’è ancora certezza. Se si dà per scontata la spending review pari a 4,5 miliardi il resto delle risorse è per ora affidato all’Iva del pagamento crediti-imprese e all’aumento della tassazione sulle plusvalenze delle quote Bankitalia detenute dalle banche. Proprio sulle plusvalenze dell’operazione quote-Bankitalia si è manifestato il pressing delle banche. L’Abi ha denunciato che l’aumento della tassazione sottrarrebbe al credito circa 1 miliardo. Affermazione che ha provocato una dura replica del sottosegretario all’Economia, Graziano Delrio che ha definito la posizione degli istituti di credito un «ricatto inaccettabile». Più cauti i toni della Confindustria, nel corso delle audizioni parlamentari sul Def, che «apprezza » il taglio dell’Irap ma, giudica insufficienti le risorse e auspica una maggiore tassazione dei Bot. La Cgil, infine, parla di «cambiamento significativo » sulla politica fiscale (tassazione rendite e quote Bankitamiliardi. lia) ma non di «svolta» ed esprime preoccupazione per spending review e denuncia, insieme a Uil e Cisl, il rischio del blocco al 2020 dei contratti del pubblico impiego. Mentre sono cominciate le audizioni sul Def in Parlamento, con l’obiettivo di approvare il documento entro la settimana, in tempo per il decreto Irpef, giungono nuovi aggiornamenti sul debito. Secondo Bankitalia ha battuto un nuovo record sforando a febbraio il tetto di 2.100 Buona invece l’accoglienza del Btp indicizzato richiesto ieri per 6,7 miliardi. Resta invece ancora esposto alla polemica il nodo del raddoppio del deficit strutturale (dallo 0,3 allo 0,6 per cento quest’anno) e della «manovra di consolidamento interamente finanziata da riduzione di spesa» pari a 0,3 punti percentuali da definire «nell’estate» a valere sul 2015, dice il Def che (a pag. 102) cifra i vari interventi.