Liana Milella, la Repubblica 15/4/2014, 15 aprile 2014
IL PG DI MILANO DIFENDE BRUTI
Una sottolineatura in neretto – «le indagini che richiamino competenze concorrenti potranno (e quindi al di fuori di un obbligo) essere assegnate o co-assegnate a pm di dipartimenti diversi» – spezza una lancia per il procuratore di Milano Bruti Liberati nella controversia con l’aggiunto Robledo, che lo accusa di aver violato le regole nell’assegnare le inchieste. Il giudizio è scritta nelle 9 pagine che il pg di Milano Minale ha trasmesso al Csm il 10 aprile. La relazione, letta da Repubblica, e l’audizione di Minale al Csm, un’ora alla prima e settima commissione, paiono derubricare il contrasto, visto «l’esito positivo delle indagini su S.Raffaele, Sea, Ruby». Oggi toccherà a Robledo e Bruti essere ascoltati. Per Minale il dissidio è «personale», Bruti crede che Robledo gli nasconda le notizie, Robledo che Bruti non lo stimi abbastanza.
Minale fa un’analisi minuziosa della lite, con una premessa importante, le tabelle attribuiscono al procuratore «la titolarità esclusiva dell’azione penale» e il potere di «risolvere» i conflitti. Ovviamente deve «motivare» le scelte. Per il S.Raffaele «le iscrizioni precisate e integrate» riguardano «tutti reati di stretta competenza del primo dipartimento e nell’ambito di una vicenda che si qualifica come societaria». Quindi non fu anomalo se Bruti l’assegnò a Francesco Greco, il procuratore aggiunto dei reati societari, e non a Robledo, pool pubblica amministrazione. Minale parla di «indagini su fatti societari e fallimentari che avevano permesso di pervenire ai fatti corruttivi». Osserva però che «a stretto rigore, dalla data di iscrizione dei fatti corruttivi, non risulta riattivata l’opportuna interlocuzione con Robledo e una co-assegnazione». Sulla Sea ci fu «il ritardo» con cui il fascicolo «risulta pervenuto al naturale destinatario e ciò ha pregiudicato le indagini ponendo l’assegnatario nella condizione di procedere a una ricostruzione storica di una vicenda che una tempestiva assegnazione avrebbe permesso di seguire con percezione diretta dei fatti». Qui Bruti ha già fatto mea culpa per aver lasciato il fascicolo in un armadio. «Regolare ed esemplare» l’avvio dell’indagine sulla ’ndrangheta affidata all’aggiunto Ilda Boccassini che avvisa Robledo per reati sulla PA. In indagini «ormai prossime alla conclusione» ha prevalso «l’esigenza di continuità nell’indirizzo investigativo e gli effetti negativi di un eventuale stralcio con dispersione della necessaria unitarietà di visione dei fatti». Per Ruby «non risulta attivata l’opportuna interlocuzione» con Robledo. Mentre «ragioni di economia processuale» giustificano che il Ruby-ter sia rimasto nelle stesse mani.